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Grandi città, strategie e azioni per la crescita economica del Paese

Di Dina Ravera

Lo sviluppo delle grandi città italiane rappresenta un fattore strategico per il rilancio dell’economia del Paese. Dina Giulia Ravera, vice presidente di Task Force Italia, amministratore indipendente di A2A, Inwit, Reply, presidente del Pio Albergo Trivulzio e di Destination Italia, anticipa a Formiche.net i principali temi che verranno affrontati lunedì 28 giugno alle 11.30 con Virginia, Raggi Sindaca di Roma, nell’audizione organizzata da Task Force Italia, associazione guidata dal presidente Valerio De Luca

Smart city. È il concetto emergente attorno al quale gravitano le iniziative ed i dibattiti relativi a crescita, efficienza e prosperità future delle città.

Intelligenza artificiale, sostenibilità ambientale, ma anche 5G e connessioni internet sempre più diffuse. Il panorama delle città europee è destinato a mutare sempre più e per sempre. Merito anche, ma non solo, dell’accelerazione alla digitalizzazione fornita dalla pandemia di Covid-19.

Le città intelligenti sono destinate ad essere una costante dei prossimi anni, specie guardando all’orizzonte temporale degli investimenti del programma Next Generation Eu.

Ma per trasformare le città italiane in smart city è necessaria una stretta collaborazione tra pubblico e privato, creando un ecosistema con più attori pronti a scambiarsi dati, asset, competenze per accelerare la trasformazione non lasciare indietro nessuno, creando best practice da replicare in tutto il Paese. Inoltre, una cooperazione a livello Europeo è fortemente utile e auspicata.

Guardando a quanto sta accadendo nel mondo, in Asia e Africa si tende a proporre progetti di larga scala, come l’iniziativa “Smart Nation” volta a trasformare Singapore in un’isola intelligente per realizzare “l’E3A – Everyone connected to Everything, Everywhere, All the time” o il progetto “Next Generation Energy and Social System Demostration” per creare delle smart-communities in Giappone.

Esiste poi il piano “Digital India” che prevede la costruzione di 100 smart city; il Guangzhou Knowledge City in Cina che vuole essere il polo privilegiato delle start-up high-tech; Masdar City negli Emirati Arabi che punta ad essere hub del cleantech; Konza Technopolis in Kenya, la Silicon Valley africana con focus su life science e tecnologie sulla comunicazione; infine, il Songdo International Business District (Corea del Sud), distretto commerciale in chiave smart.

In Europa e in Nord America, l’obiettivo è piuttosto di rimodernare le città con iniziative mirate: Barcellona punta ad essere lo Urban Laboratory per le soluzioni IoT; Copenaghen ambisce ad essere la prima città ad emissioni zero; Amsterdam rende i propri quartieri dei Living Labs per ottenere il massimo risparmio energetico.

Chicago investe in trasparenza ed informazione creando piattaforme per consultare ed incrociare gli open data; San Francisco punta a diffondere la shared mobility per ridurre le emissioni e aumentare la sicurezza in strada; Toronto ha affidato a Google 3milioni di metri quadrati di zona portuale da rigenerare, utilizzando tutte le ultime soluzioni ingegneristiche e tecnologiche per ripensare da zero l’architettura urbana.

Guardando ai grandi numeri a livello mondiale, le aree urbane occupano il 3% della superficie terrestre, ma accentrano oltre l’80% delle attività economiche globali, più del 50% della popolazione, usano il 75% delle risorse naturali e producono oltre il 70% delle emissioni gas serra. Si stima che nel 2025, da sole le 600 città più popolose produrranno il 65% del Pil mondiale.

In virtù del loro ruolo di catalizzatori non solo della crescita ma anche del consumo, le città sono pertanto chiamate ad essere leader nelle pratiche per la sostenibilità (“le 3S”) intesa nei suoi tre livelli, strettamente interconnessi, quali:

La sostenibilità ambientale, ossia la preservazione dell’ecosistema naturale nella sua capacità di fornire risorse, nella sua biodiversità e nella sua capacità rigenerativa.

La sostenibilità economica, intesa come stabilizzazione della crescita e la riduzione dei divari reddituali, grazie ad esempio allo sviluppo delle infrastrutture per una mobilità ottimizzata, l’utilizzo diffuso della banda larga ottimizzando gli investimenti pubblici a supporto dello sviluppo di mercati competitivi ed innovativi.

La sostenibilità sociale, ossia la valorizzazione delle diversità e delle interazioni tra culture, religioni ed etnie, della partecipazione diretta dei cittadini al dibattito politico e sociale.

Guardando all’Italia, il 75% della popolazione si concentra nelle aree urbane, ed esistono grandi ed urgenti criticità da indirizzare prontamente. A titolo esemplificativo, ne citiamo alcuni: abitazioni sovraffollate, in molti casi abusive, con problemi strutturali e di umidità, rumori al di sopra della soglia di tolleranza, mancanza di mezzi pubblici per muoversi, alti volumi di rifiuti urbani gettati in discarica, poca superficie adibita a verde fruibile, morti premature per esposizioni a polveri sottili, temperature in crescita che impattano negativamente sulla resilienza delle infrastrutture e sulla qualità della vita dei cittadini.

Queste sono alcune delle problematiche che pongono le nostre città in basso alla classifica mondiale dello Imd -Sutd Smart city index 2020 report (redatto sulla base di 15 driver, quali: la qualità dei servizi offerti, sanità, scuola, trasporti, gestione rifiuti; la qualità dell’aria e dell’acqua; la sicurezza, la qualità degli edifici; il tasso di occupazione nel lavoro; gli spazi verdi; l’inclusione sociale, la corruzione).

Sul podio del report troviamo Singapore, Helsinki e Zurigo, mentre la prima delle italiane Bologna si trova al 70° posto.

A fronte di tale situazione, ci deve essere un’azione veloce ed efficace per promuovere il raggiungimento di importanti obiettivi nelle nostre aree urbane, quali garantire a tutti alloggio e servizi di base adeguati, inclusa l’eliminazione delle baraccopoli; fornire mezzi pubblici e sistemi di trasporto sicuri, sostenibili e accessibili; ridurre l’impatto ambientale pro-capite nelle città in riferimento alla qualità dell’aria, alla gestione dei rifiuti urbani e alla acque reflue.

È necessario inoltre organizzare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile attraverso processi di partecipazione e integrazione; potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale; supportare i legami economici, sociali e ambientali tra zone urbane e periurbane; attuare politiche e programmi per l’efficienza delle risorse, la resilienza ai cambiamenti climatici e alle catastrofi ambientali.

Nell’audizione di Task Force Italia di Lunedì 28 giugno i panelist Dina Giulia Ravera, Elena Bottinelli, Alida Forte Catella, Patrizia Giangualano coordinati nel dibattito da Sarah Varetto facendo riferimento a quanto emerso dal confronto con la sindaca Raggi, identificheranno le proposte prioritarie da portare alle istituzioni in termini di:

Infrastrutture sostenibili nelle aree urbane per il trasporto, l’energia e l’ambiente (acqua, verde e rifiuti); infrastrutture resilienti, ovvero sensorizzate e governate per resistere agli stress ambientali e dai grandi eventi; infrastrutture accessibili in termini di mobilità facilitata e reti di comunicazione fissa e mobile.

E ancora, servizi al cittadino di qualità (quali sanità, scuola, trasporti, gestioni rifiuti); infrastrutture inclusive, ovvero progettate coinvolgendo i cittadini e con meccanismi di ascolto, attraverso processi partecipati delle principali scelte urbanistiche delle città.

IL Pnrr varato dal governo Draghi per il rilancio del Paese dà molto rilievo a queste priorità di costruire aree urbane sostenibili su tutte le dimensioni.

In particolare indirizza dei fondi, circa 500mn di euro, al rilancio di Roma Capitale, Caput Mundi-Next Generation Eu, per valorizzare il turismo e il patrimonio culturale della Capitale (Patrimonio culturale di Roma per Next Generation Eu), mettendo in sicurezza i luoghi pubblici ed edifici di interesse storico (Dalla Roma pagana alla Roma cristiana), riqualificando le aree periferiche della città (#Lacittàcondivisa).

Infine, rinnovando e restaurando parchi, giardini storici, fontane e ville (#Mitingodiverde), digitalizzando i servizi culturali (#Roma4.0), incremento dell’offerta culturale nelle periferie per promuovere l’inclusione sociale (#Amanotesa).

Molto innovativa poi l’iniziativa del Microcredito modello Roma, a sostegno dei negozianti e dei piccoli imprenditori della città che non possono offrire garanzie agli Istituti di credito e si trovano nel rischio di chiudere la loro attività o di finire nelle braccia della criminalità organizzata.

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