Per rilanciare Italtel non basta la cassa integrazione, serve una strategia industriale che mantenga i livelli occupazionali e guardi al medio-lungo periodo. L’appello dei sindacati Fim-Fiom-Uilm Nazionali
La Cassa integrazione non basta. Per riaccendere i motori di Italtel serve un piano di rilancio serio. A lanciare il monito con un duro comunicato congiunto sono i sindacati Fim-Fiom-Uilm Nazionali.
“Nelle ultime settimane il percorso di salvataggio Italtel ha evidenziato dei segnali a nostro avviso preoccupanti, al punto da non essere più certi che quanto delineato con l’ingresso (futuro) di PSC, si potesse realizzare”, si legge nell’incipit.
“Ricordiamo che a oggi Italtel vede come azionisti Exprivia e Cisco, che l’affitto dell’azienda da parte di PSC non si è realizzato, che le garanzie bancarie necessarie a sbloccare i rapporti con Cisco (come fornitore) non sono ancora state ratificate (creando problemi all’operatività Italtel ed effetti negativi sui margini) e, aspetto fondamentale, senza che vi sia stata l’ufficialità di un intervento dello Stato (tramite Cassa Depositi e Prestiti) a sostegno della nascita di un Polo Nazionale dell’Impiantistica, guidato da PSC, con Italtel come uno degli elementi cardine del progetto”.
Il 17 marzo scorso è arrivato il semaforo verde del Tribunale di Milano per l’ammissione al concordato di Italtel, storica azienda italiana nel settore delle telecomunicazioni. Il via libera ha aperto le porte all’ingresso del gruppo Psc che ne diventerà azionista di controllo con una quota del 75%, mentre il restante 25% sarà in mano a Tim. Lo stesso tribunale ha dato l’ok alla proposta concordataria di Italtel, ritenendola adatta ad assicurare le esigenze dei creditori e la ristrutturazione dei debiti.
Per i sindacati servono garanzie in più. Su tutte una strategia industriale che possa tutelare i precedenti livelli occupazionali.
“Ciliegina sulla torta, nel primo incontro avuto con l’Azienda presso il Ministero del Lavoro, Italtel ha comunicato la necessità di ricorrere alla CIGS, nei prossimi 12 mesi, CIGS che coinvolgerebbe circa 800 lavoratori, con velocità variabili, in alcuni casi pesanti (ad esempio per 30 lavoratori l’Azienda propone 130 gg di CIGS in un anno, per altri 200 lavoratori 78 gg di CIGS…)”, si legge nel comunicato.
“Come Sindacato in questi giorni ci siamo mossi su più versanti, in particolare con il Presidio sotto il MiSE di giovedì 24 giugno, che ci ha consentito da un lato di essere ricevuti dal viceministro Todde (alla quale abbiamo riportato i dubbi e le preoccupazioni espresse in queste comunicato) e di interloquire con alcuni parlamentari del PD, di LeU, del M5S che da mesi seguono la nostra vicenda”, continua la nota.
Una prima call con via Molise c’è stata lo scorso 25 giugno, presenti i vertici di Italtel e, fra gli altri, i rappresentanti delle Regioni Lombardia, Lazio, Sicilia. Il 1 luglio, fanno sapere i sindacati, è previsto un incontro con i vertici dell’azienda al ministero del Lavoro che verterà “sull’uso della CIGS o, come auspichiamo, sulla possibilità di ricorrere ad altri ammortizzatori”.