Una grande opportunità, qualche errore da evitare. La visita di Blinken in Italia è un’occasione per scrivere il nuovo manifesto atlantista di Draghi. Con gli Usa di Biden un patto anti-austerity in Europa e un freno alle mire di Russia e Cina, nel Mediterraneo niente velleità. Occhio al Vaticano…L’analisi di Joseph La Palombara, politologo, professore emerito di Yale
Le circostanze internazionali hanno portato il segretario di Stato americano Antony Blinken a trascorrere tre giorni in Italia. Gli incontri in programma, uno dei quali in Vaticano, offrono in teoria all’Italia una chance non comune per cementare le relazioni fra Washington DC e Roma. Come dovrebbe muoversi il governo italiano e quali errori dovrebbe evitare?
Prima di tutto, l’Italia dovrebbe chiarire che il cosiddetto “nuovo atlantismo” implica che le politiche occidentali nel Mediterraneo non si muoveranno al di fuori del perimetro delle democrazie che formano la comunità atlantica. Negli incontri con Blinken il governo Draghi farebbe cosa buona a dimostrare che, a differenza delle buffonate della precedente amministrazione americana, apprezza il nuovo corso della politica estera americana nei confronti di Roma e del resto dell’Europa.
L’Italia dovrebbe inoltre evitare di suggerire di voler giocare un ruolo da protagonista solitaria nel Mediterraneo. È quello che un tempo, logicamente, cercava di fare Giulio Andreotti. C’erano allora, come ci sono ancora oggi, ragioni convincenti per mettere in campo una politica di questo genere. Ma sappiamo come è finita: la postura della politica estera italiana, e l’amicizia dei governi Andreotti con alcuni leader del mondo arabo, hanno irritato non poco gli alleati a Washington DC.
Draghi potrebbe muoversi diversamente. Assicurando a Blinken che il nuovo atlantismo si giocherà in una dimensione europea, e che l’Ue nel suo complesso prenderà tutte le misure necessarie per disinnescare il disegno di Russia e Turchia per esercitare un’influenza egemonica nel Mediterraneo. È importante far capire agli Stati Uniti che potranno contare sull’Italia qualora questo aspetto dovesse tornare in cima all’agenda.
A questo problema è legato a doppio filo un secondo: la consapevolezza italiana della postura aggressiva cinese e di una avanzata di Pechino che ha scopi tutt’altro che economici. Negli incontri fra Blinken e il governo italiano è bene che sia spazzato ogni residuo dubbio, e che sia chiarito come l’Italia sia a conoscenza delle intenzioni cinesi, e come voglia collaborare con gli Stati Uniti e con la Nato per mantenere la presenza cinese nel Mediterraneo a livelli accettabili e politicamente sostenibili.
Al centro della visita di Blinken ci sono poi le preoccupazioni degli Stati Uniti sui rapporti fra il Vaticano e la Cina. Per Pechino le relazioni con la Santa Sede hanno enormi implicazioni sul fronte politico, economico e religioso. Per questo suscitano tante incomprensioni negli Stati Uniti di Joe Biden che, lo sa bene il governo Draghi, continueranno a manifestare le loro perplessità sull’accordo e il suo impatto sui diritti umani come faceva prima l’amministrazione Trump. L’Italia dovrebbe tenersi pronta a un’ipotesi non remota: criticare, o prendere le distanze, dalle posizioni della Chiesa, o di una sua parte.
Non solo quando si parla di Cina. Blinken rappresenta un’amministrazione guidata da Biden, il secondo presidente cattolico della storia americana dopo John Fitzgerald Kennedy. Sarebbe saggio per l’Italia far trasparire i suoi dubbi sulle recenti dichiarazioni dei vescovi americani, che hanno minacciato di negare la comunione a un presidente americano per aver avallato politiche pro-aborto.
Concludo con un punto finale su cui, credo, i governi italiano e americano possono trovare un’intesa importante. Gli sforzi di Francia e Germania per dettare le regole in Ue iniziano a non sortire gli effetti di un tempo. Complici le elezioni tedesche in programma il prossimo autunno, e ovviamente il progressivo abbandono da parte di Angela Merkel del ruolo di leader che ha sempre ricoperto in Europa.
Non sappiamo ancora quanto il futuro della Germania sarà pro-austerity e contro le politiche di spesa pubblica. Sappiamo però che sia Draghi che Biden sono “grandi spenditori”: in questi incontri con Blinken l’Italia ha l’opportunità di ribadire il suo sostegno alle politiche espansive per fare i conti con la crisi economica. Questa consapevolezza, e una ferma opposizione alle mire egemoniche di Russia e Cina, dovrebbero costituire i pilastri del nuovo atlantismo italiano.