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L’acqua è questione di difesa e sicurezza. Per Caligiuri, serve una strategia nazionale

Recovery Fund e sistemi idrici? “Il diritto dell’acqua è una priorità anche in Italia”. Documento della Commissione Intelligence giuridica del Laboratorio sull’intelligence dell’Università di Calabria

La Commissione Intelligence giuridica costituita all’interno del Laboratorio sull’intelligence dell’Università di Calabria, diretto da Mario Caligiuri, ha redatto un documento sul Recovery Fund e i sistemi idrici per evidenziare il diritto dell’acqua.

La commissione è coordinata dalla giurista, docente e saggista Solange Manfredi ed è composta da Maurizio Montalto (consulente del Consiglio Nazionale Forense in materia di diritto all’acqua e diritto dell’ambiente e Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali), Silvia Sticca (assistente di Studio presso il Consiglio Superiore della Magistratura e consulente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere), Ivano Cimatti (specialista nel diritto agro alimentare e nella contrattualistica). Il documento programmatico approvato dalla Commissione recita:

“Tra le risorse materiali, obiettivo primario della guerra economica è l’acqua, come sottolinea in un suo saggio il generale francese Jean Pichot-Duclos. Nel 2015, il Forum Economico Mondiale ha indicato nei problemi legati all’acqua il più grande rischio globale nel prossimo decennio. Proprio per questo il controllo sull’acqua, da problema geopolitico, è divenuto problema di difesa e sicurezza nazionale. La conseguenza è che non solo il controllo e la gestione delle risorse idriche sono considerate altamente strategiche dalle autorità politiche, in quanto elementi imprescindibili per la sopravvivenza delle nazioni. In ogni caso, il “bisogno” di acqua è gestito come una vera e propria arma politica e militare.

Per l’acqua si combatte da decenni e, tra le guerre in corso, è tra quelle più complesse, con le armi e con le leggi. Infatti, la violenza necessaria per conquistare la risorsa dipende unicamente dalla sua disponibilità e dalla possibilità di approvvigionamento. Sino a quando l’acqua è disponibile, e l’impiego permette di proseguire la produzione senza troppi sacrifici, gli attacchi vengono portati attraverso la guerra normativa “di forti poteri economici in grado di prendere il controllo o deviare a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o a intere nazioni.”

È il cosiddetto water grabbing o “accaparramento dell’acqua” il cui obiettivo non è solo quello di assicurarsi la risorsa. Infatti, “una strategia che si rispetti deve prevedere anche le “riserve strategiche”, ossia la capacità di immagazzinare, o comunque, avere a disposizione la risorsa, anche quando scarsa o quando impossibilitati, magari per un conflitto, per gli anni a venire, così da poter garantire il proseguire della produzione”.

Il settore in Italia appare vulnerabile poiché la Nazione non ha definito una strategia di difesa della sicurezza nazionale in questo ambito. Proprio per questo la commissione di studio Intelligence giuridica del Laboratorio sull’intelligence dell’Università della Calabria si intende occupare di acqua. Infatti, l’appropriazione dell’acqua, che nega il diritto, passa attraverso soluzioni normative concrete che sottraggono alla comunità la gestione della preziosa risorsa tramite processi graduali e impercettibili.

Singoli passaggi che come tasselli di un puzzle, attraverso l’uso strumentale del sistema delle norme, compongono un articolato disegno e creano le condizioni strutturali affinché il diritto sia poi sostanzialmente in parte negato. Un meccanismo complesso che è possibile indagare e focalizzare nel metodo, individuandone gli attori reali, la struttura e il luogo. Particolare attenzione sarà dedicata alla crescente richiesta di norme per favorire l’informatizzazione estrema delle risorse idriche.

La vulnerabilità della rete deve preoccupare, poiché la manomissione o l’utilizzo improprio del sistema potrebbe pregiudicare la regolare erogazione d’acqua a 60 milioni di cittadini. In questo scenario potrebbero destare preoccupazione la gestione delle fonti d’acqua e la vulnerabilità delle tecnologie in campo. Conoscere il quadro d’insieme consente un confronto consapevole sul tema e crea le condizioni per la difesa delle sovranità idrica, la sicurezza nazionale e il riconoscimento concreto del diritto all’acqua. È questo il contributo scientifico e culturale che intendiamo offrire alla comunità di intelligence nazionale”.



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