Mentre al “gioco del Lotto”, il banco vince sempre (e l’erario incassa), nel “gioco del Letta”, il banco perde sempre (in termini di voti “virtuali” nei sondaggi, in attesa che si vada alle urne). Il “gioco del Letta” consiste nell’indovinare la prossima mossa sbagliata (in termini di peso elettorale) del segretario Pd
Nei circoli estivi molto frequentati dalla “Roma-che-può” in questo periodo di calura estiva prima di rifugiarsi a Sabaudia, al Circeo, a Capalbio e simili, tra una vasca in piscina e l’altra, signore e signori non più giovanissimi passano il tempo con “il gioco del Letta”. Per Letta si intende il segretario del Pd, non il di lui zio il quale osserva mestamente i giocatori.
Di che si tratta? Occorre indovinare la prossima mossa non i numeri per fare una terna od una cinquina secca come al più nono, e più popolare, “gioco del Lotto”. Inoltre, c’è una differenza di fondo: mentre al “gioco del Lotto”, il banco vince sempre (e l’erario incassa), nel “gioco del Letta”, il banco perde sempre (in termini di voti “virtuali” nei sondaggi, in attesa che si vada alle urne e si possano contare i voti attuali). Il “gioco del Letta” consiste nell’indovinare la prossima mossa sbagliata (in termini di peso elettorale) del segretario Pd. Attenzione, i risultati delle ultime elezioni mostrano che, nella Capitale, le aree dove il PD ha maggiore successo non sono le periferie e quartieri (come Testaccio) nati per dare alloggio agli operai della Roma che si industrializzava ma Parioli, Vigna Clara, Prati, Trieste, ossia proprio quelli della “Roma-che-puo”. Quindi tra un Crodino, un Campari Soda e per coloro che fanno “strappi” alla dieta, un prosecco ben ghiacciato, si cerca di indovinare la prossima mossa (perdente) del Letta.
Le prime due sono state fatte contemporaneamente, non appena nominato (e successivamente eletto) segretario del Pd: varare subito due provvedimenti che richiederebbero molta discussione e non sembrano proprio prioritari in una fase in cui la pandemia non è ancora vita, la variante Delta fa paura, e la ripresa non è ancora su un binario solido – lo jus soli ed il voto ai sedicenni. Né l’una né l’altra misura portano voti. Lo jus soli, nelle sua varie declinazioni, non è particolarmente gradito, quanto meno nella Capitale, proprio in quei quartieri dove il Pd ha un maggiore insediamento elettorale. I sedicenni non sembrano avere grande fretta di avere titolo per andare alle urne, e se ci vanno optano o per la destra (di vario colore) o per i movimenti. Ai genitori dei sedicenni – di cui coloro impegnati nel “gioco del Letta”- interessa più che i loro sedicenni studino, non che tentino di destinare tempo ed energia ad una politica molto “liquida” come l’attuale.
Altra mossa perdente è il tentativo di non cambiare una virgola a quella che viene correntemente chiamata “legge Zan”, anche dopo il passo del Vaticano a proposito delle incertezze interpretative che il testo attualmente in Senato potrebbe causare. La materia è complessa. Papa Francesco – autore dell’enciclica Fratelli tutti – ha lanciato, come d’uopo, un abbraccio a tutti i credenti, quali che siano i loro orientamenti. Ciò non vuole dire varare leggi con norme di dubbia interpretazione che possano incoraggiare proselitismo in campi che sono contrari alla dottrina della Chiesa. Inoltre, coloro che operano sul territorio – ossia i parroci ed in generale i preti – non hanno alcun desiderio che entrino in vigore norme, secondo cui ciò che loro insegnano da secoli potrebbe essere considerato reato oppure ancora che siano costretti un giorno l’anno a partecipare a vari Pride.
Perdente anche l’ultima improvvisazione: la proposta di una legge “anti-volta casacca”. Sarebbe chiaramente contraria – il segretario del Pd dovrebbe saperlo – alla Costituzione ed ai principi di fondo della democrazia rappresentativa che ispirano la Repubblica. È senza dubbio una strizzatina d’occhio al Movimento 5 Stelle (M5S), o a ciò che ne resta.
Ne vale la pena? Su questa testata Gianfranco Pasquino ha analizzato con cura i problemi di alleanze o partnership che vogliano essere “strutturali”. Alle sue argomentazioni, si deve aggiungere che era comunque difficile vedere un fidanzamento (in vista di un matrimonio) tra il Pd – unico partito italiano strutturato come quelli del Novecento (con segretario, segreteria, “primarie” , sezioni, correnti organizzate) e un Movimento che si basa su “democrazia diretta”, piattaforme digitali e simile, e che è il meno strutturato possibile. E come tale, forse, continuerà a vivere.