“C’è più di una stranezza in questo coronavirus”, ha detto Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, in audizione alla Camera. Poi l’appello alla politica: “Richiami la Cina a essere trasparente”
“Per 6 mesi i cinesi sapevano del virus e non l’avevano ancora detto“. È quanto ha dichiarato oggi Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), nel corso dell’audizione presso le commissioni riunite Esteri e Affari sociali della Camera per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo.
LE STRANEZZE
“C’è più di una stranezza in questo coronavirus, per il 98% è identico a un virus del pipistrello cinese rinvenuto 10-12 anni fa dai ricercatori cinesi di Wuhan, ed è stato da loro studiato”, ha proseguito l’esperto. “Questo virus ha origine da un pipistrello ma non abbiamo trovato l’ospite intermedio come invece è accaduto con gli altri 4 coronavirus che conosciamo già. In questi casi c’è sempre il passaggio del virus, prima di arrivare all’uomo, in un ospite intermedio. Altra stranezza è che ci sono differenze rispetto agli altri coronavirus in alcuni amminoacidi che fanno sì che Covid-19 riconosca con grande affinità, superiore 10.000 volte rispetto agli altri coronavirus, i ricettori umani”.
ORIGINE ANIMALE O INCIDENTE IN LABORATORIO?
“Se il virus si è evoluto dal pipistrello lo ha fatto in maniera strana”, ha poi dichiarato. “Ci sono delle peculiarità, alcune sequenze strane nel gene di ricombinazione che potrebbero essere naturali o meno, ma se non abbiamo la collaborazione delle autorità e degli scienziati cinesi, restano aperte le due ipotesi: l’origine animale o per un incidente in laboratorio”, ha proseguito.
I PROBLEMI DELL’OMS
“Dal 2019 i registri sulle sequenze non si sono più rinvenuti in Cina. Per ora le delegazioni dell’Oms che si sono recate a Wuhan non hanno ottenuto niente”, anche a causa degli ostacoli posti dalla Cina alle “ispezioni“. E poi gli “scienziati inviati dall’Oms sono stati selezionati non in maniera assolutamente trasparente“, ha segnalato Palù.
LA TRASPARENZA CINESE (CHE SERVE)
Quanto avvenuto con la pandemia di Covid-19 necessita della “collaborazione delle autorità politiche e scientifiche cinesi che è fondamentale perché se ne scopriamo l’origine potremmo porvi rimedio” anche trovando eventualmente “un animale intermedio come avvenuto per la Sars. Il Covid-19 sicuramente è partito dalla Cina, ma da quale ambiente? La politica richiami la Cina a essere trasparente“, ha sollecitato l’epidemiologo che ha aggiunto: “Non sappiamo come si sia originato il virus, ma con la collaborazione dei cinesi potremmo avere maggiori possibilità“.
E SE PECHINO NON COLLABORA…
Se la Cina non dovesse collaborare nello stabilire le origini del virus si possono “ispezionare tutti i database e farseli dare da tutti i Paesi anche quelli del Sud Est asiatico che hanno scambi di animali con la Cina“, ha detto l’esperto. La manipolazione genetica “è bandita per i virus dell’influenza, ma non per i coronavirus. Basta coltivare i virus nelle cellule umane a lungo tempo per acquisire nuove sequenze affinché il virus si adattarsi al suo ospite“, ha detto ancora Palù.
LE MOSSE USA
Nei giorni scorsi il ricercatore americano Jesse Bloom, del Fred Hutchinson Cancer Research Center, aveva identificato dati che contengono sequenze del virus che risalgono all’inizio dell’epidemia di Covid-19 a Wuhan e che erano state rimosse deliberatamente dall’archivio delle sequenze dei National Institute of Health americani. Secondo Bloom un gruppo di ricercatori cinesi avrebbe raccolto campioni di virus dai primi malati di Covid-19 a Wuhan, pubblicato le sequenze virali sulla banca dati americana Sequence Read Archive e le avrebbe rimosse qualche mese più tardi “per oscurarne l’esistenza”. Intanto, entro fine mese l’intelligence statunitense dovrebbe consegnare al presidente Joe Biden il nuovo rapporto sulle origini del Covid-19.