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Chi è Xavier Bertrand. Passato e futuro del “terzo uomo” della politica francese

Dopo la grande performance per la rielezione nella regione Hauts-de-France, il politico spiana il terreno per la nomina come candidato presidenziale per “Les Republicains”. La formazione lontana dalle scuole di élite, gli anni nella loggia massonica e il pensiero politico

La Francia ha un nuovo leader conservatore, che sogna con l’Eliseo. Xavier Bertrand ha l’ambizione di essere il prossimo presidente della Francia, e il primo passo per arrivarci lo ha fatto. Nelle ultime elezioni amministrative è stato riconfermato presidente della regione Hauts-de-France.

Nel voto regionale, caratterizzato da un altissimo livello di astensionismo, il partito di Bertrand, “Les Republicains”, ha raccolto un forte sostegno in tutto il Paese, mentre Marine Le Pen ed Emmanuel Macron non sono riusciti a confermare i consensi delle scorse elezioni politiche.

È lui dunque il terzo uomo nella corsa per la presidenza, “il nuovo volto della politica francese che potrebbe rappresentare una seria sfida per Emmanuel Macron e le sue ambizioni di rielezione”, secondo la CNBC.

Bertrand ha vinto con circa il 52% dei voti, battendo il candidato dell’estrema destra, che ha ottenuto circa il 26% dei voti. “Il Front National è stato fermato – ha detto Bertrand – e lo abbiamo fortemente respinto”. Il suo partito, erede della tradizione gollista, deve ancora scegliere chi sarà il candidato nelle prossime elezioni, e dopo la performance di domenica tutto indica che Bertrand sia in una buona posizione per la nomination in vista delle presidenziali della primavera 2022.

Eric Mengus, professore dell’H.E.C. Paris Business School, ha spiegato alla CNBC che Bertrand “attualmente è il migliore tra i potenziali candidati di destra al primo turno delle elezioni presidenziali. Eppure, la scelta è ancora aperta e avverrà solo in autunno ”.

Nato a Châlons-en-Champagne nel 1965, Bertrand è figlio di due dipendenti di una banca. Si è laureato in Diritto pubblico all’Università di Reims. Si è sposato tre volte e ha quattro figli.

Gollista da quando era adolescente, Bertrand è stato ministro della Sanità, portavoce della campagna presidenziale di Nicolas Sarkozy e anche ministro del Lavoro.

In un ritratto pubblicato da Politico si legge che si considera un ex venditore di assicurazioni, che è stato sottovalutato per la maggior parte della sua vita, probabilmente perché non ha mai frequentato una delle esclusive scuole d’élite, da dove nascono molti leader della classe dirigente francese.

Qualche tentativo però di entrare tra i “privilegiati” l’ha fatto. Un articolo de L’Express spiega che nel 1995 è entrato nella Loggia “Les fils d’Isis” del Grande Oriente di Francia, ma durante i suoi mandati da ministro ha evitato di partecipare agli incontri massonici per poi dimettersi nel 2012.

Così il suo è diventato un messaggio “popolare”. Domenica, dopo la vittoria, ha offerto il succo del suo programma: lavoro e sicurezza. “È l’urlo della Francia che non arriva a fine mese – ha spiegato -, a cui vengono chiesti più sacrifici e in cambio riceve solo disprezzo e indifferenza”.

L’accoglienza di questa proposta è stata positiva. Negli ultimi sondaggi, Bertrand è al 15%, in terza posizione dietro Le Pen (27%) e Macron (25%).

Per questo, ha deciso di non andare in ferie quest’estate. Il suo programma è girare tutta la Francia, per sorpassare (a destra) il suo principale rivale all’interno del partito, Laurent Wauquiez.

Bertrand considera il presidente Macron “un calcolatore freddo e un distruttore”. In un’intervista a Le Figaro ha detto che il capo di Stato francese “sa perfettamente il rifiuto che suscita. Pensa che la sua unica opportunità di vincere è avere di fronte Marine Le Pen. Per questo vuole spaccare la destra. Definendo a Le Pen come unica oppositrice, concretizza le condizioni obiettive della vittoria dell’estrema destra. Un pericolo mortale”.

Da Jacques Chirac e di Nicolas Sarkozy, invece, ha detto di avere imparato una grande lezione: “La vittoria sorride al valore e alle convinzioni; il calcolo è sempre perdente”.



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