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Perché Dabaiba auspica una visita di Putin a Tripoli

Di Massimiliano Boccolini e Emanuele Rossi

Il premier libico annuncia un possibile viaggio del presidente russo a Tripoli. Un auspicio, secondo fonti di Formiche.net, che si basa sulla necessità di Dabaiba di costruire un consenso internazionale forte attorno alla stabilizzazione che sta guidando con l’obiettivo di portare il Paese alle elezioni di dicembre

 

Durante un’intervista televisiva, il premier del Governo di unità nazionale libica, Abdelhamid Dabaiba, ha annunciato che presto a Tripoli arriverà in visita il presidente russo Vladimir Putin. Una dichiarazione importante, rilanciata da tutti i media libici, per una visita che di fatto – secondo fonti interne all’esecutivo consultate da Formiche.net – ancora non è stata organizzata. “Dabaiba auspica l’arrivo in Libia del russo, ma ancora non c’è niente di concordato”, spiega un alto funzionario governativo.

La visita del capo del Cremlino a Tripoli giungerebbe dopo quella di aprile del premier Dabaiba, che si era recato a Mosca alla guida di una delegazione dell’esecutivo libico. Per Putin sarebbe una rarità: da mesi il presidente russo vive in una bolla per proteggersi dalla pandemia; nonostante si sia sottoposto al completo ciclo vaccinale con lo Sputnik V, il siero prodotto dall’istituto statale russo Gamaleya arrivato tra i primi vaccini in Libia grazie alla supply chain garantita dagli Emirati Arabi Uniti.

La Russia è un attore di primo piano nel contesto libico. Innanzitutto è parte, come membro permanente, del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, che coordina l’intero processo di stabilizzazione affidato a Dabaiba dal Forum di dialogo politico libico – col compito complesso di portare il Paese alle elezioni fissate teoricamente per il 24 dicembre. Ma soprattutto, Mosca sarebbe scesa attivamente in campo durante l’ultimo conflitto sostenendo le iniziative militari dell’uomo forte di Bengasi, Khalifa Haftar.

Un coinvolgimento sempre negato dai russi, che prendono distacco dai contractor del Wagner Group che hanno assistito il tentativo haftariano di rovesciare il precedente governo onusiano GNA di Tripoli – tentativo fallito grazie all’intervento armato della Turchia a sostegno del GNA e messo in cessate il fuoco da un accordo da cui è scaturito l’attuale governo. Forze russe sono presenti sul terreno, tra l’Est e il Sud della Libia, e sono uno dei contingenti stranieri che preoccupano l’Onu, l’Ue, gli Stati Uniti e la Nato perché ritenuti problematici per il mantenimento degli attuali equilibri.

Sabato 3 luglio, il giorno in cui Dabaiba ha parlato del possibile viaggio del russo, Putin aveva avuto un colloquio telefonico con Emmanuel Macron. Parigi (altro membro permanente del CdS Onu) ha fatto parte, sebbene molto meno direttamente, dei paesi che hanno sostenuto le istanze haftariane, ed è una della cancellerie che ha recentemente chiesto la riattivazione delle relazioni con Mosca. La Libia è potenzialmente un terreno di contatto, con la Francia che ha sostanzialmente cambiato la propria posizione sul dossier libico.

Putin ha le carte in regola per cercare di gestire anche il ruolo di Haftar, che secondo le informazioni ottenute da Formiche.net potrebbe cercare la via per la candidatura alle presidenziali. Questione che in parte Libia, cosa non si è deciso sulle elezioni che l’Onu aveva convocato a Ginevra per trovare una quadra per creare il contesto costituzionale per il voto.

Al Cremlino da diverso tempo c’è una divisione tra la lettura della situazione che viene fatta al ministero degli Esteri, dove si cerca la soluzione politica per la Libia, e alla Difesa, da dove sarebbe arrivata la spinta per il coinvolgimento dei contractor (qualcosa di simile c’è stata all’interno dell’Eliseo). Ago della bilancia è la volontà di Putin, che finora ha scelto di giocare la doppia linea.



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