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Appalti pubblici, perché è ora di cambiare

Di Antonio Ortenzi

Per evitare un ulteriore fallimento della riforma sugli appalti pubblici è necessario considerare le esigenze di digitalizzazione e semplificazione dei processi. Non solo, il governo dovrà fare fronte anche al rincaro delle materie prime e delle altre politiche in atto, come il Pnrr. L’analisi di Antonio Ortenzi, Competere

I più recenti tentativi di riformare gli appalti pubblici sono stati sostanzialmente fallimentari. Una sequela di decreti ministeriali attuativi e di determine Anac che, nonostante alcuni aspetti (ad es. la redazione in un’ottica di Soft Law), hanno fatto sì che tutto il quadro normativo sia rimasto incompiuto soprattutto per la parte innovativa che voleva esprimere.

Nella fase di attuazione del nuovo Ddl delega di riforma degli appalti, approvato mercoledì 30 giugno dal governo, dovranno essere tenuti in considerazione diversi aspetti che caratterizzano l’attuale scenario geo-economico e la transizione digitale ed ecologica. Il riordino della materia “appalti pubblici” andrà poi ad intrecciarsi con l’attuazione del Pnrr e le opere previste che verranno tutte commissariate, il decreto semplificazioni che riguarda tutte le opere pubbliche e l’integrazione con le direttive europee.

IL CARO PREZZI E LA DIFFICOLTÀ NEL REPERIRE LE MATERIE PRIME

In Parlamento si sta cercando di creare un meccanismo di rimborso alle imprese che devono far fronte alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime, conseguenza della pandemia e delle politiche economiche in atto, in misura superiore all’8% sulla base di una valutazione trimestrale. Tale meccanismo dovrebbe prevedere per le imprese l’obbligo di restituzione alla stazione appaltante in caso di oscillazione negativa.

Ma è sufficiente per sostenere il settore?

DIGITALIZZARE, SEMPLIFICARE E RAZIONALIZZARE LE SUPPLY CHAIN

Dall’esperienza acquisita sul campo e da recenti studi si è visto che il reperimento e la gestione dei materiali e delle risorse in genere risulta molto complessa e frastagliata da ritardi, scarsa qualità, oppure errori di altro tipo che generano delle rilavorazioni.

È giunto dunque il momento di mettere in atto, grazie alle nuove tecnologie, come la Blockchain per la contrattualistica e la tracciabilità dei materiali, tutti gli sforzi utili affinché la Construction Supply Chain (catene di fornitura per l’edilizia) e la gestione delle opere pubbliche possa essere agile, snella e digitalizzata.

Articolo pubblicato su Competere

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