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Chi era (e perché è stato ucciso) Jovenel Moise, il presidente di Haiti

Il capo del governo, al potere per decreto dal 2018, è morto in un attacco armato nella sua residenza. Era cresciuto in una famiglia umile, ma la sua passione per la politica lo ha portato alla guida del Partito Haitiano Tèt Kale

Stanotte è stato assassinato il presidente di Haiti Jovenel Moise durante l’attacco di un commando armato alla residenza presidenziale. Nell’aggressione è rimasta ferita anche la moglie del presidente.

Moise governava il Paese caraibico per decreto, dopo che le elezioni sono state posticipate nel 2018, ed era al centro delle critiche sulla fine del suo mandato.

Nato a Trou-du-Nord, nel nordest di Haiti nel 1968, Moise era figlio di una sarta e un mercante. Durante l’adolescenza si era trasferito a Port-au-Prince, dove era riuscito a studiare Scienze Politiche. Successivamente, ha iniziato una carriera come imprenditore.

Ma la politica è sempre stata la sua vera passione. Nel 2015, Moise è stato nominato come candidato alla presidenza del Partito Haitiano Tèt Kale del presidente Michel Martelly. Durante il processo elettorale sono state denunciate diverse irregolarità, per cui il voto si è ripetuto nel 2016. Moise vinse al primo turno con il 55%.

Tuttavia, ha perso popolarità molto presto: nel 2019 sono cominciate le proteste sociali contro la corruzione e il peggioramento delle condizioni di vita degli haitiani. Secondo i dati delle Nazioni Unite, il 40%  della popolazione di Haiti avrà bisogno di assistenza umanitaria quest’anno.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti e l’Unione europea avevano espresso preoccupazione per la crisi politica in Haiti, invitando allo svolgimento di elezioni presidenziali e legislative molto presto, entro la fine del 2021.

La scorsa settimana, il Consiglio elettorale provvisorio di Haiti aveva annunciato la realizzazione di un referendum costituzionale, e aveva convocato le elezioni per il 26 settembre. Tuttavia, la proposta non è piaciuta alle forze politiche dell’opposizione.

In passato Moise aveva denunciato un tentativo di colpo di Stato. Inoltre, come evidenza della violenza nel Paese, la scorsa settimana si è registrata una sparatoria a Port-au-Prince, con un bilancio fatale di 15 persone, tra cui il giornalista Diego Charles e l’attivista per i diritti umani Marie Antoinette Duclaire.



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