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Ilva, Bondi assicura: non mi sono fumato il cervello

Un diluvio. Peggio, la tempesta perfetta. Quella scatenata da una lettera che il commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi (che non parla mai, e infatti ha scritto) ha inviato al governatore della Puglia, Nichi Vendola. Dentro, il contenuto è di quelli che rimettono tutto in discussione. Proprio ora, con un nuovo decreto appena licenziato alla Camera e pronto per l’iter a Palazzo Madama

E anche se oggi Bondi tira il freno a mano, aver cercato di trovare le colpe del cancro e delle malattie dei cittadini di Taranto in ”fumo di tabacco e alcol, nonché nella difficoltà nell’accesso a cure mediche e a programmi di screening”, di certo non aiuta il già difficile percorso che dovrebbe portare a salvare l’azienda, garantendo occupazione, salute e tutela ambientale. Ma, francamente, un intervento del governo sembra inevitabile, soprattutto per ‘restituire’ la visione corretta della realtà che da Taranto hanno imparato a chiedere in questi anni e che oggi con l’azienda commissariata avevano iniziato a sperare in una soluzione.

La ‘consulenza’ di Bondi 

Alla missiva (leggi la nota di Bondi pag 1 e pag 2) destinata a Vendola, Bondi allega anche una consulenza: il commissario contesta i criteri adottati dall’Arpa e dalla Regione Puglia sul danno sanitario prodotto dal siderurgico. Non solo, colpiscono le 44 pagine di consulenza in aperto contrasto con le conclusioni dell’Arpa, della Magistratura e degli esperti del ministero della Salute autori dello studio ‘Sentieri’. Sembrano così rispuntare alcune tesi care alla famiglia Riva: il cancro non dipende dall’inquinamento prodotto dal grande siderurgico ma dagli stili di vita dei tarantini perché è ”noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70”. Secondo Bondi ”i criteri adottati e la procedura valutativa seguita presentano numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell’attendibilità scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte”.

E, come se non bastasse, nelle conclusioni della memoria, i tecnici scrivono che ”l’enfasi sul possibile ruolo dell’impianto siderurgico sulla mortalità a Taranto sembra essere un effetto della pressione mediatico-giudiziaria ma non ha giustificazioni scientifiche”.

E’ su queste basi che Bondi chiede che ”tali profili critici siano compiutamente e specificamente esaminati e considerati, prima della sottoposizione del rapporto alla Giunta regionale”.

Come si muoverà il ministro dell’Ambiente Orlando

Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, che ha convocato Bondi e lo vedrà al più presto, ha già in mente come muoversi anche se non si lascia sfuggire nulla: ”Su alcune materie paghiamo un ritardo culturale frutto di un retaggio del passato – avrebbe detto ragionando della questione durante un incontro al ministero con alcune associazioni ambientaliste – Posso assicurare tutta la mia determinazione perché non si torni indietro a uno sviluppo che non tenga conto in maniera primaria della tutela ambientale”.

Bondi poi però ritratta

Anche se, a dire il vero, sembra rispondere a se stesso e non alle critiche che lo hanno sommerso: ”Non ho mai detto, né scritto che il tabacco fa più male delle emissioni dell’Ilva”, dice l’ex uomo della spending review del governo Monti precisando che ”le emissioni inquinanti dello stabilimento hanno avuto, come risulta da indagini scientifiche e dagli accertamenti disposti della Magistratura, rilevanti impatti anche sanitari”. Del resto – fa presente Bondi – ”sono stato chiamato, con un decreto legge che non ha precedenti in Italia, ad assicurare l’attuazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione ambientale integrata e di altre misure di risanamento ambientale perché la preoccupazione per tale stabilimento rimane alta”. Quello che è circolato, in sostanza, sarebbe un ”parere” affidato ad alcuni docenti universitari richiesto dalla Regione ”su un’ipotesi di Valutazione del danno sanitario”. Lo stesso Bondi ritiene ”tale parere tecnico” senza ”alcuna incidenza né sulle iniziative ambientali in corso né sul Piano di risanamento ambientale dell’Ilva”.

Il commento di Vendola

Vendola ci va giù duro mettendo in evidenza ”l’incompatibilita”’ nel ruolo di commissario per Bondi: ”Credo che le parole avventate di Bondi siano un altro esempio dell’arretratezza culturale delle classi dirigenti e del capitalismo nostrano. Dal primo momento ho sollevato la questione dell’incompatibilità di Bondi nel ruolo di commissario. Bondi era l’amministratore delegato scelto dai Riva. Nel momento in cui giustamente il governo intende operare un’estromissione della famiglia Riva, perché quella proprietà è inaffidabile, perché quella proprietà ha agito in spregio alla legge nel corso dei decenni, non puoi mettere come commissario lo stesso che era amministratore delegato dell’azienda”. E per finire: ”Bondi è proprio l’espressione culturale di quel ritardo”.

Le priorità per il ministro Zanonato

Il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato continua con il refrain che per il governo la priorità è la salute dei cittadini: ”Ho sentito il commissario Bondi per ribadirgli questo principio, in testa alle nostre preoccupazioni c’è la salute dei cittadini. Questa è la priorità. Ho trovato al riguardo una assoluta disponibilità”.

Per Realacci è stato uno ”scivolone pesante”

Il presidente della commissione Ambiente alla Camera, Ermete Realacci, parla di ”scivolone pesante” per uno che ”deve avere ben chiaro che ora è commissario di governo”. Realacci pensa al fatto che ”la scelta di Bondi non sia passata per le commissioni”, parlando di un ”passaggio” che ”in futuro sarà utile introdurre”.

L’appello al premier Letta

Da Legambiente ai Verdi si chiedono le dimissioni di Bondi: ”Si dimetta anche per aver offeso l’intelligenza degli italiani”. Fino al punto di diventare un appello al premier Enrico Letta: ”Se il commissario Bondi non ha la sensibilità per dimettersi, il governo deve immediatamente revocargli la nomina”. E di offesa a Taranto parla il sindaco della cittadina jonica, Ippazio Stefano: ”Trovo le affermazioni di Bondi fuori da ogni logica, oltre che offensive verso il governo, non tenendo conto della legislazione prodotta in questi anni sulla situazione ambientale di Taranto. Per questo scriverò al ministro dell’Ambiente ed al governo per chiedere le sue dimissioni. Eravamo contrari alla sua nomina e adesso l’unica risposta che mi sento di dare a queste affermazioni è richiedere le dimissioni di Bondi”.

Intanto l’Ilva di Taranto entra anche nella lente d’ingrandimento dell’Europa

La commissione Ue sta finendo di valutare i documenti ricevuti a metà giugno da Roma nell’ambito di una procedura di informazione (che sembrerebbe sia stata aperta a marzo del 2012). E l’8 luglio ha inviato all’Italia nuove richieste, che danno un termine di tre settimane per rispondere. Sembra inoltre che in un incontro dei tecnici con alcune associazioni sia emersa la richiesta di prendere delle decisioni perché il nostro Paese non starebbe affrontando nei termini corretti la questione.
Infine, il ministro Orlando avrebbe pronto sul tavolo il decreto di nomina dei tre esperti che affiancheranno il commissario Bondi e il subcommissario Edo Ronchi. I tre esperti dovranno redigere un Piano di risanamento e di riqualificazione che – stando al decreto così come modificato dalla Camera – può eventualmente modificare i tempi di attuazione dell’Aia.


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