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A Difesa del Mediterraneo orientale. Guerini vola in Grecia e Turchia

Doppia visita per Lorenzo Guerini tra Grecia e Turchia per incontrare i colleghi Nikolas Panagiotopoulos e Hulusi Akar. L’Italia conferma la linea del dialogo, sposata dalla Nato e ora sostenuta dagli Stati Uniti di Joe Biden. L’attenzione è per la sicurezza del Mediterraneo orientale, ma anche per la stabilizzazione della Libia e per alcuni dossier industriali

La stabilità del Mediterraneo orientale passa dal dialogo. È la linea che l’Italia ha sempre sostenuto nell’intricata questione che vede contrapposte Grecia e Turchia, ribadita oggi dal viaggio nei due Paesi dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini per due bilaterali con i colleghi Nikolas Panagiotopoulos e Hulusi Akar. Al centro degli incontri c’è la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo orientale, in cui si concentrano rilevanti interessi italiani e che mesi fa ha vissuto momenti di pericolosa escalation tra Ankara e Atene, quando le acque si erano scaldate non poco tra manovre militari ed esercitazioni. L’Italia ha promosso il dialogo come ha fatto il presidente degli Stati Uniti di Joe Biden che, meno di un mese fa, a Bruxelles, nell’ambito del vertice Nato ha salutato il primo bilaterale tra il primo ministro Kyriakos Mitsotakis e il presidente Recep Tayyip Erdogan. È in quell’occasione che “il ghiaccio si è rotto”.

I RAPPORTI

Guerini è arrivato ieri sera ad Atene. Oggi ha fatto visita all’edizione 2021 di Defea, il salone greco della difesa in scena da oggi a giovedì, nell’ambito del quale ha incontrato Panagiotopoulos. “Il legame d’amicizia tra Italia e Grecia ha radici profonde”, ha detto Guerini. L’incontro con il collega “conferma i solidi rapporti tra i nostri Paesi e le nostre Forze armate”, per un “dialogo aperto e costruttivo sulla sicurezza del Mediterraneo e la piena cooperazione in campo tecnologico e industriale”. Nel pomeriggio il trasferimento a Istanbul. Il precedente con Akar è piuttosto recente. Il mese scorso il titolare di palazzo Baracchini ha ricevuto il collega a bordo della portaerei Cavour, per poi condividere un pranzo di lavoro insieme al britannico Ben Wallace sulla HMS Queen Elizabeth ormeggiata nel porto di Augusta, in Sicilia. “La Turchia – ha spiegato Guerini in quell’occasione – è un partner importante dell’Italia e un prezioso alleato Nato; questo ulteriore incontro va nella direzione di un rafforzamento delle relazioni tra i nostri Paesi; l’Italia conferma il suo impegno per favorire un dialogo concreto e costruttivo tra la Turchia e l’Europa”. Oggi il passo successivo.

LA STABILIZZAZIONE NEL MEDITERRANEO ORIENTALE

In realtà, la visita tra Turchia e Grecia assomiglia molto all’iniziativa assunta dal ministro italiano a ottobre dello scorso anno. In due giorni Guerini fece visita a Cipro e ricevette a Roma il collega Akar, tra l’altro nel momento di massima tensione tra Ankara e Nicosia, con i rapporti ai minimi storici. L’Italia ha d’altra parte sempre sostenuto la linea del dialogo, contraria alla linea dura promossa da altri Paesi (Francia in testa) sulla Turchia. Il nostro Paese ha continuato a ribadire l’assoluta attenzione al rispetto del diritto internazionale (visti i forti interessi energetici nell’area), ma mantenendo aperti tutti i canali per “consentire soluzioni condivise, sostenibili e stabili”, spiegava Guerini. “Solo conciliando dialogo e fermezza sui principi si può arrivare ad una soluzione riguardo il Mediterraneo orientale”, aggiungeva il ministro. La linea ha trovato sponda alla Nato (organizzazione in cui siedono Grecia e Turchia) che ha favorito l’abbassamento della tensione grazie all’attivazione di un per la de-confliction.

IL DOSSIER LIBICO

Anche perché la Turchia è interlocutore imprescindibile per tanti dossier che interessano da vicino l’Italia, a partire dalla Libia. Nel Paese nord-africano c’è da garantire il pieno appoggio al governo guidato da Abdelhamid Dabaiba, frutto dei negoziati Onu, incaricato di traghettare il Paese verso il voto del 24 dicembre. La situazione resta delicata anche per la presenza sul campo delle forze straniere che hanno sostenuto negli scorsi anni le fazioni in lotta. Ci sono anche i turchi, indispensabili nel consentire al Gna del’ex premier Fayez al Serraj di respingere l’offensiva delle forze di Khalifa Haftar. Ankara (come Mosca) ha guadagnato così voce sul dossier e non sembra intenzionata a perderla. Ma l’Italia continua a sostenere l’esigenza del ritiro dei mercenari, pronta intanto a confermare i suoi impegni militari nel Paese. “La stabilità della Libia è una priorità strategica per l’Italia e occorre fare di tutto affinché la situazione non evolva in un conflitto congelato con rischi di una divisione del Paese”, spiegava Guerini incontrando Akar a giugno.

LA SPONDA GRECA

Il tema è stato anche oggetto del bilaterale ad Atene con Nikolas Panagiotopoulos. Italia e Grecia condividono diverse aree di interesse, destinate ad aumentare vista la rinnovata attenzione italiana per il Mediterraneo orientale (inserito in quelle “allargato”). La delibera missioni in discussione in Parlamento comprende il rafforzamento del ruolo italiano nella missione Unifil in Libano, che si correderà quest’anno della partecipazione alla maritime task force. Non mancano i dossier industriali, per cui Defea è vetrina rilevante. Ad aprile la Grecia ha ufficializzato l’intesa con Israele per “il più grande accordo mai raggiunto nel campo militare tra i due Paesi”. Vale 1,37 miliardi di euro e ruota intorno a dieci M-346, gli avanzati addestratori di Leonardo scelti da Atene, che Tel Aviv fornirà insieme a servizi ventennali per una scuola di volo. Fincantieri è inoltre nella lista finale della maxi gara per le nuove fregate della Marina greca con le Fremm, reduci dalla rilevante vittoria in Indonesia. Per Atene tali progetti si inseriscono nel complessivo ammodernamento delle Forze armate. Il budget per l’anno in corso vale 5,5 miliardi di euro, il 57% in più rispetto a quanto stanziato nel 2020. È noto l’interesse greco per gli F-35 di Lockheed Martin, da aggiungere al programma di aggiornamento per gli F-16, nonché ai 18 Rafale chiesti alla Francia più di recente. Il piano degli Stati Uniti per i rapporti con la Grecia è notevole, raccontato su queste colonne da Francesco De Palo.

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