Digitale, cultura e policy per governare il cambiamento

C’è una rivoluzione in corso, un cambiamento accelerato dall’emergenza e, finalmente, non più solo materia per esperti o addetti ai lavori. È la trasformazione digitale, in tutti i suoi risvolti. Abbiamo, purtroppo, avuto bisogno di una pandemia per portare il digitale e tutte le sue opportunità al centro dell’attenzione, per renderlo da prima pagina e non da trafiletto.

Per questo credo che sia il momento di fare un passo ulteriore, renderlo la normalità del quotidiano e fare un decisivo passo in avanti sia nel settore pubblico che nel privato. È un passaggio culturale, prima che tecnico, tecnologico, organizzativo.

L’emergenza ha acceso un riflettore enorme, ha accelerato tanti processi e percorsi, reso “note” le potenzialità delle piattaforme digitali, aperto a nuove modalità di lavoro e competenze, ampliato la conoscenza dei servizi digitali, tutti i piani di rilancio hanno la trasformazione digitale come protagonista.

Come tutti i cambiamenti c’è la necessità di affrontarli, governarli, conoscerli al meglio, non possiamo temerli o ancora peggio approcciarli con l’obiettivo di tornare indietro. Per questo, per una matura cultura digitale e per lo sviluppo di policy digitali, è arrivata una novità (credo unica nel suo genere), la nascita della Fondazione Italia Digitale, un punto di riferimento per affrontare, in modo partecipato e aperto e con la collaborazione di tutti gli interessati, la rivoluzione in corso a livello sociale, professionale, culturale, politico, economico.

Lo faremo grazie alla partecipazione di tanti professionisti, enti, aziende e con la stessa passione e determinazione con cui, con l’Associazione PA Social, abbiamo raggiunto importanti risultati nel settore della comunicazione e informazione pubblica digitale. Un lavoro che va avanti con tanti obiettivi ancora da raggiungere e che ora può contare anche su una Fondazione dedicata al digitale a 360 gradi.