Il giro con il pullman scoperto nel centro storico della Capitale ha suscitato molte polemiche. Giuseppe Pennisi commenta la scelta della Nazionale italiana di Calcio vincitrice degli Europei 2020
Le cronache narrano che la Prefettura di Roma aveva concluso un protocollo molto dettagliato con la Federazione Italiana del Gioco del Calcio (Figc) per impedire che i pur meritati festeggiamenti della squadra, tornata vincitrice dal campionato europeo, si trasformassero nella gazzarra documentata da giornali e televisione, una gazzarra di assembramenti illegali (tanto più che effettuati senza mascherine) i cui effetti sulla diffusione della variante Delta del Covid-19 si potranno valutare tra due settimane.
Il protocollo era imperniato sull’utilizzazione di un bus chiuso, e non aperto, nei trasporti della squadra dall’Hotel Parco dei Principi, dove i giocatori alloggiavano, al Quirinale, prima, e a Palazzo Chigi, poi. Così non è stato. C’è chi dice per le pressioni dei giocatori, convinti (a torto o a ragione), di essere i salvatori della Patria (come il Maresciallo Diaz, nominato Duca della Vittoria alla fine della prima guerra mondiale). Altri dicono che dato che tanta gente era scesa in strada, era “doveroso” permettere quel bagno di folla che la squadra si aspettava. Quale che ne fosse il costo sanitario.
Gli impegni presi non prevedevano sanzioni né pecuniarie né di altro tipo. Quindi, il costo di non avere applicato il protocollo concordato lo pagheranno tutti gli italiani con maggiore diffusione del virus, restrizioni per impedirle (quali necessità di “green pass” per potere andare in ristoranti, cinema, teatri, feste di nozze ed altri eventi pubblici). Lo pagherà soprattutto il personale medico ed ospedaliero di cui tanti si sono sacrificati per salvare gli altri: questi sono i veri eroi di fronte ai quali gli undici in calzoncini bianchi dovrebbero inchinarsi, inginocchiarsi e chiedere scusa.
Tanto più che non è stato neanche prevista la garanzia di uno “scudo penale” protettivo per i vaccinatori. Era stata invocata e giustificata a seguito dell’avvio dell’indagine sulla morte di un siciliano deceduto a poche ore dalla somministrazione del vaccino. Nel registro degli indagati è stato iscritto anche chi ha effettuato l’iniezione. Associazioni e ordini professionali hanno chiesto uno “scudo penale”. La risposta normativa si è tradotta, nell’art. 3 del decreto legge 1 aprile 2021, n. 44 che ha allargato il campo e ha previsto una limitazione della responsabilità penale di tutti gli esercenti una professione sanitaria, nell’ambito della fase emergenziale Covid-19, ai (soli) casi di colpa grave. La squadra, con i suoi lauti premi di ingaggio e stipendi, dovrebbe, almeno, pagare una forte assicurazione per i sanitari e per gli infettati a causa della gazzarra effettuata in occasione della loro vincente partita. Altrimenti, deve vergognarsi.
Temo che né la Figc né i giocatori faranno nulla. Anche se il protocollo disatteso non prevedeva sanzioni pecuniarie o di altro tipo, restano due tipologie di sanzioni. In primo luogo, una sanzione morale: negli ultimi due giorni la stampa è stata molto meno entusiasta nei confronti della squadra e della Figc. È un segnale importante: il comportamento di squadra e Figc stanno ridimensionando il supporto pubblico a quello che veniva considerato come lo sport nazionale. È iniziato un processo che – speriamo – ponga il gioco del calcio nella dimensione appropriata di uno dei tanti sport da affidarsi preferibilmente a dilettanti, nel senso etimologico del termine – coloro che lo praticano per diletto non per lucro.
In secondo luogo, dopo quanto avvenuto, le autorità pubbliche non dovrebbero più aver fiducia negli impegni della Figc: i prossimi “impegni” (per il campionato) dovrebbero essere accompagnati da una fideiussione bancaria miliardaria, almeno pari ai costi per la collettività in caso che le promesse vangano disattese.