Skip to main content

Kerry torna in Italia per il G20 di Napoli, ma non solo. Tutti i fronti aperti

Kerry, inviato Usa per il clima, di nuovo in Italia a poche settimane dall’incontro con il governo Draghi. Sarà a Napoli per il G20 Ambiente ma anche a Roma, dove si lavora per il primo incontro Biden-Xi a ottobre

“Affrontare la crisi climatica è stato un elemento fondamentale del G7 recentemente concluso”, scriveva su Twitter un mese fa John Kerry, inviato speciale del presidente statunitense Joe Biden per il clima. “Ora abbiamo bisogno del G20 per portare avanti questo slancio”, aggiungeva.

È con questo spirito che Kerry si prepara ad arrivare in Italia la prossima settimana. In agenda il G20 Ambiente, clima ed energia, la cui riunione ministeriale si terrà a Napoli venerdì prossimo (23 luglio) e sarà presieduta da Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica. Ancora da definire gli altri appuntamenti di Kerry, che sicuramente passerà anche per Roma. Non dovrebbe, però, vedere i rappresentanti delle istituzioni italiane, già incontrati a maggio, quando l’inviato di Biden fu ricevuto dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dai ministri Luigi Di Maio (Esteri) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), oltreché da Cingolani.

In quell’occasione Kerry aveva anche partecipato a un pranzo con Emma Marcegaglia, B20 chair, e con gli amministratori delegati delle principali società dell’energia che hanno un ruolo anche nelle task force del B20 (Claudio Descalzi di Eni, Marco Alverà di Snam, Francesco Starace di Enel e Nicola Monti di Edison).

Al suo fianco per l’imminente viaggio in Italia, come a maggio, dovrebbe esserci l’amico e consigliere David Thorne, già ambasciatore a Roma durante la prima amministrazione di Barack Obama. Fu proprio Thorne a suggerire a Kerry di partecipare all’ultimo minuto all’incontro di aprile a Washington tra Di Maio (primo ministro a essere ricevuto dall’amministrazione Biden) e il segretario di Stato Antony Blinken.

Come confermato da Daniele Franco, ministro dell’Economia, al termine del recente G20 Finanze di Venezia, la presidenza italiana mette il clima in cima all’agenda. L’azione non è più rinviabile, ha spiegato: per raggiungere davvero l’obiettivo di emissioni nette zero “servono azioni immediate e concrete”.

E gli Stati Uniti sembrano decisi a coinvolgere anche la Russia. Kerry è appena rientrato in patria dopo una tre giorni di incontri a Mosca dedicati “esclusivamente” all’ambiente, come ha spiegato a Npr. Un viaggio che racconta la centralità dell’ex segretario di Stato di Obama nell’amministrazione Biden: è stato il primo membro del gabinetto ad andare in Cina (per incontrare la sua controparte Xie Zhenhua ad aprile, un mese dopo il difficile incontro Stati Uniti-Cina in Alaska); ora è anche il primo a esserci recato in Russia, Paese in cui tre suoi colleghi nell’amministrazione (il segretario alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas, il capo dell’Intelligence nazionale Avril Haines e l’attorney general Merrick Garland) non possono entrare a causa delle contro-sanzioni per il caso SolarWinds.

A Mosca, l’inviato di Biden ha incontrato Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, e Ruslan Edelgeriyev, rappresentante speciale del presidente Vladimir Putin per le questioni climatiche. Inoltre, ha avuto un colloquio telefonico con il numero uno del Cremlino, che si trovava all’estero in questi giorni. Al termine degli incontri, i due inviati hanno diffuso una dichiarazione congiunta per spiegare che Stati Uniti e Russia “lavoreranno insieme e con altri per promuovere attivamente una Cop26 di successo a Glasgow, nel Regno Unito, e un G20 che contribuisca a tale successo”.

Inoltre, i due inviati collaboreranno su questioni legate al clima nell’Artico e a livello bilaterale su una serie di questioni legate al clima. “Gli argomenti”, si legge in una nota diffusa dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti, “includeranno, tra gli altri, il monitoraggio satellitare delle emissioni e degli assorbimenti di gas serra; foreste e agricoltura; clima e Artico, compreso il black carbon; ridurre le emissioni di gas diversi dalla CO2, compreso il metano; contributi rafforzati determinati a livello nazionale e strategie a lungo termine nell’ambito dell’accordo di Parigi; efficienza energetica; finanza climatica; soluzioni basate sulla natura; e l’attuazione di progetti comuni sul clima”.

Nonostante le distanze e le tensioni con alcuni Paesi, per gli Stati Uniti il clima è un tema a parte su cui è necessario coordinamento. Anche con la Cina. Un approccio che Kerry aveva annunciato già a gennaio, pochi giorni dopo l’insediamento dell’amministrazione Biden, spiegando che Washington e Pechino devono affrontare quella del cambiamento climatico come una questione “critica” ma “a sé stante” rispetto a quelle politiche, economiche, militari e tecnologiche.

È con questo bagaglio che Kerry si prepara ad arrivare a Napoli e a Roma, lì dove si potrebbe tenere, in occasione del G20 di ottobre, il primo incontro tra il presidente Biden e l’omologo cinese Xi Jinping.

×

Iscriviti alla newsletter