Per essere un progetto privato, la Germania ha investito molto capitale politico nel Nord Stream 2. Tanto che il dialogo Ue-Russia ora è ancora più lontano
L’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Germania sul gasdotto Nord Stream 2 ha scontentato molti. Tra questi, il senatore repubblicano Ted Cruz, da sempre sugli scudi quando si parla del gasdotto russo-tedesco, che ha colto l’occasione dell’intesa tra il presidente Joe Biden e la cancelliera Angela Merkel per riprendere la retorica di Donald Trump e dipingere l’attuale inquilino della Casa Bianca come debole. Anche nel Partito democratico, però, si sono levate voci critiche, come quella del senatore Tim Kaine, running mate di Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
L’Ucraina non sembra sentirsi rassicurata dalle promesse di Stati Uniti e Germania, pronti a investire i primi 175 milioni di dollari, la seconda un miliardo per facilitare la transizione verso le fonti energetiche rinnovabili, garantendo al tempo steso che il Paese rimanga parte del transito del gas anche dopo il 2024. Per questo Washington dovrebbe nominare un inviato speciale.
Ma il fronte dei contrari è gremito anche in Europa. La Commissione europea si oppone ufficialmente al progetto ma ha ribadito che senza una chiara violazione del diritto dell’Unione europea non può fare nulla per fermarlo. Il Parlamento europeo è sugli scudi. I Verdi confermano la linea dura, sottolineando, con il portavoce per la politica estera Reinhard Bütikofer, che il destino dell’Ucraina e quello dell’energia per l’Europa sono nelle mani del presidente russo Vladimir Putin. Perfino il Partito popolare europeo è critico: Manfred Weber, capogruppo a Bruxelles, punta il dito contro l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, oggi presidente del consiglio di amministrazione del consorzio Nord Stream, il cui azionista di maggioranza (51%) è Gazprom, e definisce l’accordo sul gasdotto “va a scapito dell’Europa intera e dell’Ucraina”.
Quando Weber parla di Europa intera riprende uno dei temi cavalcati dai critici dell’accordo, convinti che esso rappresenti uno schiaffo dell’amministrazione statunitense ai rapporti transatlantici. La domanda è la seguente: perché Stati Uniti e Germania hanno deciso la politica energetica dell’intero Vecchio continente, peraltro con un attore che “si rifiuta di rispettare le regole”, come ha dichiarato la senatrice statunitense Jeanne Shaheen?
Infatti, dei 27 Stati membri dell’Unione europea soltanto Germania, Austria, Paesi Bassi e Belgio sono favorevoli al Nord Stream 2. Gli altri sono neutrali o contrari, con Romania e Polonia a guidare la resistenza a difesa dell’Ucraina (come dimostra il comunicato congiunto dei ministri degli Esteri di Varsavia e Kiev, critici verso l’intesa tra Washington e Berlino). Inoltre, come ha evidenziato Politico, il rischio che Stati Uniti e Germania non avranno voce in capitolo una volta che il gas scorrerà è alto.
Per questo, come ha spiegato Wolfgang Ischinger, presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco ed ex ambasciatore tedesco negli Stati Uniti, a Politico, la strada per un vertice europeo con il leader russo si è inevitabilmente messa in salita.
Un mese fa, il tentato blitz di Berlino e Parigi per includere nelle conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno l’invito “a una cooperazione selettiva con la Russia in aree di interesse per l’Unione europea” e a una revisione dei “format di dialogo con la Russia esistenti, inclusi gli incontri fra leader”. Tentativo fallito, però: “Il Consiglio europeo si aspetta che la leadership russa dimostri un approccio e un impegno politico più costruttivo e fermi le azioni contro l’Ue e i suoi Stati membri, così come contro Paesi terzi”, si legge nel comunicato finale in cui non hanno trovato spazio che le richieste della cancelliera Merkel e del presidente francese Emmanuel Macron (“Il Consiglio europeo valuterà formati e condizioni per un dialogo con la Russia”), a cui, secondo quanto rivelato da Repubblica, si sarebbe unito il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi.
Il Nord Stream 2 è un progetto privato, ha più volte tenuto a dire il governo tedesco. Stessa linea seguita dal consorzio del gasdotto, che nella sezione “Fatti e leggende”, scrive: “Il Nord Stream 2 è un progetto finanziato privatamente che ha acquisito una dimensione politica, nel senso che si sta tentando di influenzarlo o fermarlo per ragioni politiche”. Certo, però, di capitale politico, Berlino ne ha investito molto…
Chissà che ne pensa Macron, diviso tra le critiche al Nord Stream 2 e l’interesse francese nel progetto alla luce della partecipazione del gruppo Engie…