Antonio Palmieri è stato il primo parlamentare italiano a iscriversi a Twitter. E a 15 anni dall’apertura della piattaforma agli utenti (luglio 2006), ne ricorda i molti pregi insieme a difetti e polemiche (che ha raccontato nel suo ultimo libro “Social è responsabilità!”): “Se segui la gente giusta ti offre informazione, formazione e relazioni, che puoi e devi contraccambiare”
“Twitter è un information network: se segui la gente giusta ti offre informazione, formazione e relazioni, che puoi e devi contraccambiare!”. Questo è un mio tweet (allora il numero massimo di caratteri disponibile era 140) dell’estate 2016, scritto nel tempo in cui Twitter compiva dieci anni di vita: nel luglio 2006 la piattaforma si apriva agli utenti. Ora di anni ne ha appena compiuti quindici e i caratteri sono diventati 240; ha attraversato alti e bassi, tentato modifiche e provato cambiamenti, tuttavia la sua essenza non è cambiata.
Twitter è arrivata al suo compleanno dopo un inizio 2021 turbolento, che si è aperto con la cacciata del suo testimonial d’eccezione: Donald Trump. Trump ha usato Twitter per diventare Presidente degli Stati Uniti e negli anni della presidenza lo ha adoperato come strumento di governo e di politica estera; lo ha usato per maneggiare il suo rapporto con i media e per comunicare direttamente con la propria base di sostenitori: i follower di Trump erano oltre 88 milioni prima che Twitter lo bannasse. Trump ha usato Twitter e Twitter ha usato lui, con indubbio profitto reciproco. Tuttavia la cacciata definitiva di Trump ha aperto tutta una serie di questioni sul rapporto tra le grandi piattaforme tecnologiche e la democrazia, il dibattito pubblico, la libertà di espressione, questioni decisive alle quali ho dedicato il mio ultimo libro “Social è responsabilità. Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump.”
Tornando al compleanno di Twitter, è chiaro che in Italia non siamo paragonabili agli Stati Uniti. Qui domina Facebook, il rapporto tra gli account italiani di Facebook e Twitter è quasi di quattro a uno e la popolazione di Twitter dal punto di vista politico è spesso distante dall’umore popolare. Un solo, recente, esempio. A giudicare dalla mia (e non solo mia) bolla di follower in Twitter, al referendum sul taglio dei parlamentari dello scorso autunno il “no” avrebbe dovuto stravincere. Sappiamo tutti come è finita. Purtroppo.
Rimane però evidente che da noi Twitter mantiene un alto tasso di visibilità mediatica, perché è il social preferito da molti leader politici e da tantissimi parlamentari, presidenti di regione, sindaci e da altrettanti opinion leader, docenti, scienziati, come abbiamo potuto vedere in questo tempo di Covid: ha meno rumore di fondo di Facebook e la sua caratteristica brevità lo rende appetibile ai media, i quali in questo modo recuperano almeno in parte il loro potere/ruolo di mediatori perché possono creare un nuovo prodotto comunicativo che ricontestualizza i tweet, anche se la disintermediazione rimane la modalità e l’obiettivo dei politici in Twitter
Per esempio, alcuni tweet del periodo d’oro di Matteo Renzi sono entrati nella storia di questo social e della comunicazione politica italiana. Forse l’ex premier è stato il leader che più di ogni altro ha usato Twitter come strumento basilare del suo messaggio. Renzi ha lasciato un segno che non è stato “dimenticato”, come dimostra un passaggio dell’articolo pubblicato sul Venerdì di Repubblica del 16 luglio a firma di Diego Bianchi, in arte Zoro. Nel pezzo Zoro ricorda che Renzi dedica il suo libro “a chi sa ancora riconoscere la differenza tra politici e influencer”, aggiungendo subito dopo: “Trattandosi di Renzi, si potrebbe pensare ad una severa, tardiva, ma sempre utile autocritica”.
In conclusione, Twitter ha festeggiato il suo quindicesimo compleanno tutto sommato in buona salute, per la “gioia” di noi che lo preferiamo a tutti gli altri social.
Se dovessi dire in una sola parola il perché, userei l’aggettivo utile, per i motivi che ho detto nel mio tweet iniziale: è un luogo di informazione, di formazione e di networking, a patto di seguire la gente giusta e quindi di educare l’algoritmo a lavorare per noi continuando a suggerirci persone interessanti e non essere solamente noi a lavorare per lui e per il proprietario di Twitter.
Ci sarebbero ancora molte cose da dire. Per augurare ancora una volta buon compleanno a Twitter, può bastare così: auguri!