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Il rasoio di Occam, ovvero come sopravvivere all’infodemia

Non moltiplichiamo gli elementi più del necessario. Prendiamo il rasoio ed eliminiamo sul nascere i vortici incontrollabili di notizie non verificate. Selezioniamo le sorgenti e basiamoci su fatti concreti. Abbiamo bisogno di informazioni mirate. Fonti certe. Solo in questo modo possiamo contrastare la strumentalizzazione del tutto in virtù del nulla. Il commento di Biagino Costanzo, dirigente d’azienda e docente in Scienze criminologiche

Del termine infodemia, inserito tra i neologismi figli del 2020, la Treccani fornisce una definizione chiara e lapidaria: è la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.

La mancanza di un sistema di riferimento, su ormai molteplici argomenti, ci disorienta e così ci troviamo davanti a un bivio. Possiamo scegliere se avere ancora voglia di informarci seriamente attraverso fonti attendibili ed essere in grado di avere una opinione profonda e personale, oppure subire la potente ondata di pseudonotizie in modo passivo.

La seconda opzione, sicuramente più comoda, temo sia, sul lungo periodo, irreversibile. A ben guardare, la grande quantità di informazioni su ogni singolo argomento è solo apparente: per generare un turbinio di opinioni è sufficiente ormai il Ctrl+C/Ctrl+V di soli titoli. Ci illudiamo così di raccogliere sufficienti dati per poter, a nostra volta, formulare dei titanici proclama in meno di 140 caratteri.

È necessario, dunque, un atto di coraggio collettivo: reimpariamo a leggere per sviscerare, apriamo un giornale e ritroviamo la pazienza di arrivare fino alla fine di un articolo, sempre che ne valga la pena.

Ripercorro con voi alcuni esempi per trovare una differente interpretazione degli eventi e per riscoprire che, la chiave di sopravvivenza, è nelle nostre mani già dal XIV secolo grazie a Frate Guglielmo di Occam.

Non moltiplicare gli elementi più del necessario.

“Perché?”: la domanda per eccellenza è forse la prima ancora di salvezza che abbiamo.
È opportuno interrogarsi sulla necessità oggettiva di raccolta delle informazioni su un determinato argomento, qualunque esso sia.

Se la risposta a questa domanda non avesse nulla a che vedere con il nostro interesse personale, l’interesse della collettività o quello lavorativo, dovremmo evitare di affaticare la vista e risparmiare gli sforzi.

Ci accorgeremmo che, già questa fase iniziale, il numero di titolisti – e conseguenti lettori – sarebbe decimato. (Riuscite ad immaginare, senza emozionarvi, la fine che farebbero, ad esempio i terrapiattisti o i sostenitori delle scie chimiche?).

Procedendo per gradi, disporremmo del capitolo successivo già semplificato, poiché non tutti sarebbero abilitati alla scrittura ed in questo modo, l’affidabilità delle fonti, sarebbe già più rincuorante e con questi piccoli accorgimenti, le fake news propagandistiche e non, avrebbero vita brevissima.

Trasferiamo questo principio metodologico a un esempio concreto.

Gli addetti (seri) alla comunicazione hanno sempre sconsigliato un approccio imprudente ai motori di ricerca, ma nell’ultimo biennio, complice il reale bisogno della tecnologia digitale, abbiamo scoperto che, come insegna l’effetto domino, al passare di un tempo sufficientemente ragionevole, la quantità di esperti statistici, medici e navigati virologi, cresce esponenzialmente.

E i mezzi attraverso cui, questi ultimi, possono esprimere al meglio le loro competenze sono, ovviamente, i social network e quanto danno!

A causa di questa propagazione incontrollata di decadenza, costringiamo oggi un presidente del Consiglio a invitare la popolazione a vaccinarsi. Quello stesso popolo i cui genitori, o nonni, senza il vaccino antipolio (ricordiamo, inoltre, che i reparti di terapia intensiva sono nati proprio per contrastare questa malattia) probabilmente non avrebbero potuto raccontar loro neppure una fiaba prima di andare a dormire.

Quanto spreco di tempo e risorse preziose impegnati a giustificare quello che, in un contesto mediamente acculturato, dovrebbe essere ovvio.

Ma qualcosa possiamo fare anche noi, singolarmente.

Supponiamo di ricevere una notifica su WhatsApp ed appare un’immagine, o meglio, un “meme” dal dubbio gusto sarcastico su temi seri. Che facciamo? Per favore, resistiamo alla tentazione di inviarla indistintamente a tutta la rubrica.

Potete stare pur certi che, in caso contrario, arriverà il momento in cui, questo stesso goliardico meme, attiverà una notifica sul dispositivo di qualcuno che, non è in grado di cogliere la stessa sottile ironia. A questo punto, con una punta di scandalo o preoccupazione, riterrà opportuno informare, attraverso un post, i suoi follower della propria – seguitissima – opinione.

Questi, a loro volta, pensano che comprare un giornale o leggere un libro sul tema sia superfluo perché “tanto l’ho letto su Facebook”.

Un mondo ansioso che rifiuta tutto, dalla competenza scientifica ai fatti della storia, come afferma Elena Iorio nel suo libro “Vaccini e paure”, queste persone si autoalimentano in base ad algoritmi tendenti a raggruppare in universi chiusi chi la pensa allo stesso modo, mostrando loro solo quello che si suppone vogliono vedere.

Manca la fiducia e quando questa si incardina nella superficiale pigrizia del ragionare, così salta l’intermediazione e quindi diviene tutto possibile. Tu hai studiato anni e scritto libri su argomenti specifici, hai una solida specializzazione o almeno una granitica, fattuale esperienza su temi del nostro vivere quotidiano? Fa nulla, non ti credo: c’è internet che mi dà le risposte e la tua competenza è superflua, anzi dannosa, rispetto alla mia, a me basta un clic.

È un frullato pericolosissimo ma anche, allo stesso tempo, assolutamente sottovalutato… “è una minoranza, ci sono sempre stati tipologie di pensieri eguali”.

Questa volta non è così, i danni non tarderanno ad arrivare ed oltre quelli che già viviamo da qualche anno, è difficile uscire inoltre dalla “Democrazia dei creduloni”: i complici sono tutti coloro che dovrebbero e potrebbero affrontarla poiché, di certo, è questa la vera pandemia del domani.

Dunque, prendiamo il rasoio ed eliminiamo sul nascere questi vortici incontrollabili.

Selezioniamo le sorgenti e basiamoci su fatti concreti. Abbiamo bisogno di informazioni mirate. Fonti certe!
Solo in questo modo possiamo contrastare la strumentalizzazione del tutto in virtù del nulla.



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