Agile Lab è un’azienda italiana che lavora nel mondo della tecnologia, sviluppando applicazioni in ambito Big data e Machine Learning. È una società che usa il self-management per l’organizzazione interna, dando fiducia ai propri dipendenti. Ne parla il Ceo e co-fondatore Alberto Firpo
Agile Lab è un’azienda italiana che sviluppa applicazioni in ambito Big Data e Machine Learning, porta innovazione e crescita alle società nazionali e straniere grazie all’uso della tecnologia e a “un approccio agile.” Abbiamo parlato di questa realtà insieme al Ceo e co-fondatore Alberto Firpo, che ha affermato che “di mestiere noi facciamo data-engineering, siamo nati con l’obbiettivo di lavorare su tecnologie ad elevata scalabilità per contesti enterprise. Quindi aziende che hanno la volontà di diventare data-driven, di investire e di migliorare i propri asset dal punto di vista del data-management.”
Quella di Agile Lab è una realtà innovativa nata nel 2014. “Abbiamo trovato il nostro ambito di specializzazione” ha sottolineato Firpo, “e nel corso del tempo abbiamo legato partnership con vendor tecnologici.” I principali prodotti creati da Agile Lab si integrano con partner tecnologici come Amazon Web Services, Google Cloud, Azure, Red Hat e Cloudera.
Tra le attività aziendali, ha evidenziato Firpo, “svolgiamo dei servizi, in alcuni inseriamo i nostri asset e in altri no, e aiutiamo a creare piattaforme di dati, più o meno personalizzate per il cliente, e ad abilitare l’utilizzo dei dati da parte di terzi – che possono essere società piuttosto che team interni di data-science presso il cliente. Nel corso degli anni poi, abbiamo creato un numero elevato di verticalizzazioni, quindi casi d’uso specifici. In alcuni casi gestiamo tali piattaforme in modalità full-service per i nostri clienti, i quali ci affidano il management completo di tutta la piattaforma a 360 gradi.”
Uno dei prodotti principali di Agile Lab si chiama Witboost, “un asset” come ha specificato il Ceo Firpo, “ispirato al paradigma open source che prevede il rilascio delle componenti base dei moduli disponibili per un utilizzo pubblico e lo sblocco di funzionalità enterprise dopo l’iscrizione.” Witboost è una piattaforma costituita da una serie di componenti “perfettamente integrabili con delle tecnologie standard de facto del mondo dei dati, che introducono un grande beneficio in termini di time-to-market per i clienti che li adottano. Di principio non creiamo [Agile Lab] dei silos di dati a parte, quindi nel momento in cui iniziamo a lavorare con un nuovo cliente che ha già fatto delle scelte tecnologiche di un certo tipo, in termini di adozione di un determinato cloud provider, ad esempio, non realizziamo l’ennesimo silo di dati, ma sfruttiamo le tecnologie già presenti, potenziandole o introducendo dei paradigmi organizzativi differenti”.
Oltre ai prodotti e ai servizi offerti da Agile Lab, l’azienda ha anche un suo sistema organizzativo ad hoc, basato sul self-management.
“Il self management – ha affermato Firpo – è un paradigma organizzativo che utilizziamo al nostro interno, che ha funzionato molto bene per il tipo di realtà e il tipo di esigenze che avevamo. Siamo passati da un’organizzazione che era flat, a creare un sistema effettivo del lavoro basato sul concetto di ownership [responsabilità] personale sulle attività e sui ruoli che vengono assegnati ad ogni individuo. Ruoli che devono essere portati avanti in autonomia, senza nessun concetto di micro-management, che è totalmente bandito da questa prassi”
Il self-management è dunque basato sulle capacità del singolo di farsi carico delle proprie responsabilità relazionandosi in un sistema decisionale collettivo dove ognuno deve essere in grado di interagire con i propri pari, facendo evolvere l’organizzazione in base alle mutevoli esigenze derivanti dal contesto. Un sistema, a prima vista complesso, ma che semplifica il lavoro, perché introduce massima trasparenza dal punto di vista organizzativo (tutti sanno “chi” può fare una determinata attività, questo perché è previsto scrivere le accountabilities dei ruoli in un punto “comune”) senza che ci sia la necessità di avere sempre un meccanismo autorizzativo da parte del “capo”.
“Il punto è avere una organizzazione del lavoro trasparente e dinamica, Agile Lab oggi si è dotata di un sistema in grado di cambiare sé stessa ma sfruttando l’intelligenza collettiva invece di dipendere sempre dalla decisione del singolo, tipicamente “il capo”. Il sistema garantisce che i ruoli possano cambiare o che ne vengano generati di nuovi, in base al contesto e che venga garantita un’adeguata gestione delle priorità.,” ha specificato Firpo.
Un sistema basato sul self-management non è immediato da applicare in grandi aziende con una struttura fortemente gerarchica, ma è un meccanismo che, una volta in funzione, in realtà può aiutare a liberare “energie nascoste” ed aiutare la crescita di aziende di qualsiasi dimensione, comprese quelle più strutturate che si sono poste la sfida della trasformazione digitale
A proposito di trasformazione organizzativa, Agile Lab sta lavorando anche a un nuovo paradigma, noto come data mesh, che può semplificare la transizione verso la cultura “data-driven”.
Come ha sottolineato Firpo, “di fatto, il data mesh è un paradigma prima di tutto organizzativo. Le aziende che nel corso degli anni hanno adottato sistemi basati su data lake come tecnologia abilitante, in realtà non hanno mai lavorato per creare un processo organizzativo adeguato alla creazione del valore sul dato, che in pratica è rimasto sempre il medesimo, cioè quello adottato più di vent’anni fa per il data-warehousing.
La verità è che il contesto cambia. Continuare a adottare un paradigma centralizzato è un meccanismo che nel futuro non può funzionare per aziende organizzativamente complesse, perché 9 volte su 10, chi si mette a lavorare sul dato, tipicamente un team IT centralizzato di data engineer, non conosce il dato stesso. Questo è il vero problema, che poi a cascata ne genera molti altri che hanno un impatto significativo sul business, ma è una cosa naturale. Il data mesh dà una risposta organizzativa, e conseguentemente architetturale, a questo tipo di problematica.”
“Semplificando, se un’azienda vuole realmente diventare data-driven, deve fare una cosa tanto semplice da dire ma difficile da attuare in un’organizzazione complessa: mettere persone che conoscono il dato a lavorare sul dato, per creare valore” ha concluso il Ceo Alberto Firpo.