Skip to main content

Russia-Cina, un matrimonio in crisi per colpa degli hacker?

Una società di cyber-intelligence russa punta il dito contro gli hacker cinesi per una serie di attacchi contro le infrastrutture governative di Mosca nel 2020. E a Washington si continua a ragionare su come far saltare il matrimonio tra Putin e Xi

Uno o più gruppi di hacker legati al governo cinese hanno attaccato i siti del governo russo durante il 2020. “Gli hacker prendono di mira soprattutto agenzie statali, industrie, aziende militari e istituti di ricerca. L’obiettivo principale è lo spionaggio: gli attaccanti ottengono l’accesso a dati riservati e cercano di nascondere la loro presenza il più a lungo possibile”, si legge in un rapporto pubblicato da Group-IB, una delle principali società di cyber-intelligence al mondo che vanta collaborazioni anche con Europol e autorità russe, fondata a Singapore dall’hacker russo Ilya Sachkov.

“È interessante notare che i gruppi di hacker cinesi si scambiano spesso strumenti e infrastrutture, e forse è proprio questo il caso”, si legge nel documento. “Ciò significa che un trojan può essere configurato e modificato da hacker di diversi dipartimenti con diversi livelli di formazione e con obiettivi differenti. O entrambi i gruppi di hacker cinesi (TA428 e TaskMasters) hanno attaccato le autorità esecutive federali russe nel 2020 o il gruppo di hacker cinesi è uno solo e composto da diverse unità”.

Quanto rivelato nel rapporto sembra violare l’accordo bilaterale del 2015 per evitare simili attacchi. “Il trattato, che alcuni hanno soprannominato un ‘patto di non aggressione’ nel cyberspazio, dettaglia le misure di cooperazione che entrambi i governi si impegnano a intraprendere, compreso lo scambio di informazioni e una maggiore cooperazione scientifica e accademica”, spiegava Elaine Korzak per il Council on Foreign Relations. “Con esso, la Russia e la Cina continuano a sostenere la loro visione della ‘sicurezza delle informazioni’, una visione dei problemi di sicurezza nel cyberspazio che è notevolmente diversa dagli approcci occidentali di ‘cybersecurity’”, aggiungeva l’esperta di Stanford evocando già 2015 le difficoltà di implementazione.

Un matrimonio che non s’ha da fare, quello tra Cina e Russia, secondo Charles A. Kupchan. Il noto politologo americano ha spiegato su Foreign Affairs che c’è “un modo giusto per dividere Cina e Russia”: “Washington dovrebbe aiutare Mosca a abbandonare un pessimo matrimonio”.

Il suo saggio è stato però oggetto di alcune critiche, tra cui quelle dello storico Sergey Radchenko dell’Università di Cardiff. “È evidentemente nell’interesse di Mosca che le persone a Washington credano possa essere attirata lontano da Pechino (dà ai russi molta più influenza)”, ha sostenuto il professore secondo cui Kupchan cade nell’errore di non mettersi nei panni della Russia. “Perché dovremmo aspettarci che Mosca inasprisca una relazione che le permette di rafforzare il suo ruolo?”.

“Quello che i politici degli Stati Uniti dovrebbero davvero fare, secondo me, è analizzare le ragioni per cui [Richard] Nixon si è impegnato con Pechino” durante la Guerra fredda, prosegue Radchenko. “La chiave era che gli Stati Uniti non potevano permettersi di ignorare la Cina”. “E così è con la Russia”, aggiunge. “Qualunque sia il rapporto con la Russia (che si tratti di impegno o contenimento o una combinazione dei due), dovrebbe essere perseguito per ciò che è, non per ragioni strumentali che hanno a che fare con la Cina”. Tradotto: “‘Separare Cina e Russia’ mi sembra una visione sbagliata del problema”, conclude il professore.

×

Iscriviti alla newsletter