Tra i tanti meriti dell’economista-premier ci sarebbe pure quello che porta bene. Un’energia positiva imponente che travolge economia, lavoro, turismo, reputazione internazionale, persino i Maneskin a Sanremo e all’Eurovision. E adesso questa cascata di medaglie d’oro e di coppe, tra Olimpiadi e campionato di calcio europeo. Ma la cabala è un criterio per giudicare i governi?
“Viva l’Italia, l’Italia liberata”, cantava De Gregori più di quarant’anni fa con un testo che urticava ad ogni strofa. Un testo su cui capita d’inciampare – con un inconsapevole svuotamento di senso – nei sottofondi musicali che accompagnano in tv le mirabolanti vittorie sportive degli atleti tricolori in questa estate epica. Dall’europeo di calcio al medagliere da record a Tokyo, è tutto un peana cantato da un popolo di outsider, che porta a casa tra i denti trofei d’oro e dignità nazionale.
E siccome sport e politica non sono mai stati scindibili, da che esiste quella civiltà che trasfigura il bellicismo rettiliano che alberga negli umani in rappresentazione ludica, diventa difficile non tirare dentro SuperMario. Non che venga detto esplicitamente – lasciato cadere con grazia sì, però – ma l’associazione tra l’eccezionale performance italiana nello sport e la buona stella di Mario Draghi al timone dell’inaffondabile incrociatore governativo del Pnrr, è inevitabile.
Tra i tanti meriti dell’economista-premier ci sarebbe pure quello che porta bene. Un’energia positiva imponente che travolge economia, lavoro, turismo, reputazione internazionale, persino – appena ricevuta la fiducia – a marzo i Maneskin a Sanremo e poi al Contest canzonettaro europeo. E adesso questa cascata di medaglie d’oro e di coppe, tra Olimpiadi e campionato di calcio europeo.
Come negarlo: tra i superpoteri di SuperMario c’è anche quello di Gastone Paperone, il cugino fortunello di quello sfigato di Paperino Paolino, che faceva diventare oro tutto quello che toccava. Pure zio Paperone, per la verità: solo che il vecchio ziaccio faticava sodo ( a ripulire i suoi dollaroni sonanti). Gastone non doveva fare niente per avere fortuna: intercettava fortune a sua insaputa, come certi ministri del passato, punto e basta. Esiste una relazione magica tra successo di una nazione e caratteri peculiari dei suoi leader?
Non sappiamo, non è materia nostra. Però non si può trascurare un tentativo di sistemazione scientifica dell’argomento: un economista, accademico e politico di rango di nome Amintore e di cognome Fanfani, una volta ebbe a sostenere una curiosa teoria sul rapporto esistente tra cicli economici prosperi e peculiarità fisiche dei capi di governo. Secondo l’autorevole accademico, noto per la sua non propriamente svettante altezza, i cicli economici di eccezionale benessere per la popolazione si caratterizzavano per avere come capi di governo leader brevilinei, mentre invece guai incorrevano, sotto forme di carestie e depressioni economiche, quando a comandare erano i longilinei.
Sicuramente la teoria poggiava su studi approfonditi e verifiche scientifiche stringenti e non certamente su valutazioni extra-vaganti o, peggio, personali. Tuttavia non si ha notizia di una grande fortuna della teoria in dottrina. Una cosa, però, il vecchio Amintore forse ce la racconta con la sua tesi, diciamo così, originale: il governo si giudica da quello che fa e dalla coerenza con quello che dice. La cabala, o le virtù taumaturgiche, non sono tra i criteri.
Godiamoci, allora, le medaglie e ringraziamo le nostre ragazze e i nostri ragazzi per averci fatto ascoltare così frequentemente l’inno nazionale dai podi dell’occidente e dell’oriente. Ragazze e ragazzi che faticano, in silenzio, senza il conforto dei milioni di follower che allietano le bacheche virtuali dei loro coetanei influencer. Senza gli euri a palate che confortano le solitudini vippare di quel mondo fortunato e patinato.
Battiamo le mani ai nostri atleti. E giudichiamo Draghi per le cose che fa.
Non per le virtù taumaturgiche che non ha. E che non credo voglia avere.