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Messico e nuvole di dialogo sul Venezuela. Ripartono i negoziati

Venerdì si ripartirà con un nuovo tentativo di negoziati nel Paese centroamericano, tra il regime venezuelano e rappresentanti dell’opposizione. Ancora una volta ci sarà la mediazione del governo della Norvegia. Cosa chiedono (e cosa rischiano) le parti sul tavolo

Dopo diversi tentativi falliti, il Venezuela tenta ancora una volta la strada del dialogo. Il prossimo 13 agosto inizierà in Messico un nuovo dialogo tra il governo di Nicolás Maduro e rappresentanti dell’opposizione. A guidare i negoziati sarà il governo della Norvegia, impegnato da sempre nella risoluzione della crisi politica e umanitaria venezuelana.

Maduro ha detto che il luogo e l’ora dell’inizio dei colloqui con l’opposizione previsti sul territorio messicano saranno resi noti a breve. Il leader del regime del Venezuela ha anche detto che le condizioni che porterà all’incontro con l’opposizione sono tre: la revoca delle sanzioni; il riconoscimento delle istituzioni legittime del Venezuela e la fine della cospirazione contro il Paese.

Secondo l’agenzia Nova, il regime venezuelano invierà uno dei volti più conosciuti del governo socialista, Jorge Rodríguez, e il governatore dello Stato di Miranda, Hector Rodríguez. In rappresentazione dell’opposizione invece ci saranno Gerardo Blyde e Carlos Vecchio, funzionario del governo ad interim di Juan Guaidó negli Stati Uniti.

Il primo appuntamento in programma venerdì prevede la firma di un “memorandum di intesa” con i punti principali dell’agenda del dialogo tra le parti. Successivamente ci sarà una pausa, per riprendere di nuovo a settembre.

Il regime venezuelano vorrebbe chiedere la revoca delle sanzioni e il riconoscimento della comunità internazionale, mentre l’opposizione punta tutto sulla definizione di un cronogramma elettorale per nuove elezioni presidenziali e legislative trasparenti, giuste e in parità di condizioni.

Il clima per il dialogo è peggiorato dopo le ultime repressioni del regime contro membri del governo ad interim di Guaidó, tra cui l’arresto del parlamentare Freddy Guevara (qui l’articolo di Formiche.net).

Per gli Stati Uniti lo svolgimento di questi negoziati deve essere guidato solo dai protagonisti. Juan González, direttore per l’Emisfero occidentale del Consiglio per la Sicurezza degli Usa, ha dichiarato che il governo americano non intende intervenire nella scelta di chi parteciperà nei negoziati tra il governo venezuelano e l’opposizione: “Gli Stati Uniti non possono e non pretendono di scegliere chi è seduto al tavolo di dialogo […] la posizione statunitense è quella coordinata con Canada e Unione Europea di continuare ad esercitare pressioni per lo svolgimento di elezioni libere e giuste”.

La speranza depositata in questo dialogo però è poca. Lo scrittore e giornalista venezuelano, Alberto Barrera Tyszka, ha scritto sul quotidiano The New York Times che la maggioranza della popolazione non guarda con buon occhio questo processo: “Sono troppi anni di usura. È evidente che il chavismo cerca di liberarsi delle sanzioni internazionali e che l’opposizione vuole riprendere i suoi spazi politici. È meno chiaro invece chi rappresenta veramente i cittadini. Come e in quale forma è presente nei negoziati la realtà quotidiana dei venezuelani”.

Barrera Tyszka narra nell’articolo gli ultimi giorni trascorsi a Caracas, quando un operativo delle forze di sicurezza di Maduro è entrato nel quartiere popolare Cota 905 (dove è nata e cresciuta l’atleta medaglia d’oro e record olimpico in salto triplo Yulimar Rojas) per arrestare i membri di un’organizzazione criminale. Le sparatorie lasciarono 33 morti, quasi tutti estranei alla vicenda, e nonostante ci sia una taglia di 500.000 dollari per il capo della banda, il Koki, lui non è ancora stato arrestato.

L’ipotesi di uno scenario politico alternativo attraverso il dialogo sembra sempre più irrealistica: “La speranza è scomparsa dall’ambito pubblico, si è ridotta alla legittima lotta per la sopravvivenza. Sopravvivere è anche una forma di resistere”.

Secondo lo scrittore, “per molti venezuelani, non importa più cosa dice un bando o un altro. La politica è diventato un racconto estraneo, senza collegamento con quanto succede. Intrappolati nella loro dinamica di polarizzazione, accusandosi tutto il tempo avvicenda, sono sempre più lontani dalla realtà concreta della popolazione. Mentre si annuncia il nuovo dialogo e la nuova riconversione monetaria, la disuguaglianza tra l’estrema minoranza che ha dollari e il resto della popolazione diventa sempre più grottesca e ovvia”.



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