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Chi è (e cosa ha fatto) Abdul Ghani Baradar, il leader dei talebani

“Gli afgani non si stancano mai di lottare; continueranno finché il Paese sarà liberato”, disse il mullah a Newsweek nel 2009. Cresciuto a Kandahar, è uno dei negoziatori di Doha e co-fondatore dei talebani, liberato dagli Usa per i colloqui di pace

“Abbiamo ottenuto una vittoria che non ci aspettavamo […] Dobbiamo essere umili davanti Allah perché questo momento è una prova, su come serviamo e proteggiamo il nostro popolo”. Queste sono state le prime parole del mullah Abdul Ghani Baradar poco dopo la presa di Kabul.

In un videomessaggio, il leader dei Talebani ha ringraziato i miliziani impegnati nella campagna militare contro il presidente Ashraf Ghani. Toccherà a lui guidare la transizione dell’Afghanistan, che tornerà ad avere il nome precedente all’arrivo degli americani nel 2001: Emirato islamico dell’Afghanistan.

Ma chi è Baradar? Nato nel 1968 nel villaggio Weetmak della provincia del sud Uruzgan, è cresciuto a Kandahar. È uno dei negoziatori di Doha e co-fondatore dei talebani, insieme al mullah Mohammed Omar, morto nel 2013.

Come molti afgani, la sua vita è stata segnata dall’invasione sovietica nel 1979, facendolo diventare un mujaheddin, un combattente islamico fondamentalista. Ha combattuto in diversi conflitti, fino alla fondazione del movimento talebano nel 1994.

Nel 2001, dopo l’intervento americano, la stampa locale sosteneva che avesse formato un piccolo gruppo di ribelli disposti a raggiungere un accordo per riconoscere l’amministrazione di Kabul. L’iniziativa, però, fallì. In seguito, sono circolate diverse voci sulla sua presunta morte per tubercolosi, poi smentite.

Nel 2010 è stato arrestato dalle forze di sicurezza in Karachi, Pakistan. Era caduto in un’operazione contro i ribelli talebani. Tuttavia, a ottobre del 2018, è stato liberato su richiesta degli Stati Uniti per fare parte dei colloqui di pace per l’Afghanistan. La voce di Baradar è sempre stata una delle più ascoltate nel settore militare e politico talebano.  Ed è per questo che ha ottenuto la nomina di capo dell’ufficio politico in Qatar.

In un’intervista al settimanale Newsweek del 2009 disse: “Gli afgani non si stancano mai di lottare; continueranno finché il Paese sarà liberato. Continueremo la jihad finché il nemico non sarà espulso dalla nostra terra”.



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