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Afghanistan, che cosa sta già cambiando per le donne

Mentre alcune giornaliste occidentali trasmettono indossando lo hijab, dalle tv afgane sono completamente scomparse le presentatrici di sesso femminile. La programmazione è quasi tutta religiosa e nelle strade sono state rimosse le foto di donne truccate, senza velo o con abiti non islamici. Le nuove regole imposte dal regime talebano in Afghanistan

L’Afghanistan è nel caos e la ripresa di Kabul da parte dei talebani fa tornare l’incubo delle violenze sulle donne. Nel 2011, la Fondazione Thomson Reuters denunciò che il Paese era il peggior posto al mondo per una donna, e ora la situazione rischia di peggiorare.

Gli integralisti avevano già promesso che, in caso di ritorno al potere, avrebbero rispettato i diritti umani, specialmente delle donne, ma in conformità ai “valori islamici”.

Tra questi “valori” alcuni passaggi del Corano parlano esplicitamente di aggressioni giustificate in caso di “disobbedienza”: “[…] Ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele; ma se vi ubbidiranno, allora non cercate pretesti per maltrattarle, ché Iddio è grande e sublime” (IV: 34). Anche di disuguaglianze tra maschi e femmine su questioni economiche ed eredità (IV:11) e maltrattamenti per le divorziate (II:228) (qui l’articolo di approfondimento su Formiche.net).

A Kabul l’arrivo dei talebani ha già avuto un effetto sulle libertà e i diritti delle donne. Nelle ultime ore sono diventate virali alcune immagini di giornalisti occidentali indossando il hijab, il velo allacciato al collo imposto alle donne islamiche per coprire capo e spalle.

Clarissa Ward, corrispondente dell’emittente americana Cnn, ha voluto precisare su Twitter che l’immagine diffusa è inesatta perché la foto superiore (senza velo) è stata scattata in una struttura privata. Mentre l’altra (con il velo) è stata fatta mentre si trovava nelle strade di Kabul, sotto il controllo dei talebani: “Prima ho sempre portato un velo nelle strade di Kabul, anche se non con i capelli completamente coperti e abaya (il camice lungo nero che copre tutto il corpo eccetto testa, piedi e mani, ndr). Qui sì che c’è differenza, ma non è così evidente”.

Ward però ha voluto sottolineare che in questi giorni effettivamente ci sono molto meno donne rispetto a prima, e molte di loro adesso indossano il burqa, vestito femminile che copre dalla testa ai piedi (qui l’articolo di Formiche.net su tutti gli abiti islamici). La giornalista ha anche detto in diretta che è stata costretta ad allontanarsi da un posto perché come donna creava disturbo a un gruppo di talebani appostati in strada.

Ugualmente, la corrispondente dell’emittente Al Jazeera, Charlotte Bellis, ha indossato lo hijab con un giorno di differenza, anche se nello stesso luogo e con lo stesso sfondo.

Aaisha, una conosciuta presentatrice, ha spiegato al quotidiano The Guardian la situazione: “Durante molti anni ho lavorato come giornalista per far sentire la voce degli afghani, specialmente delle donne afghane, ma ora stanno distruggendo la nostra identità e non abbiamo fatto nulla per meritare questo […] Nelle ultime 24 ore, le nostre vite stanno cambiando, siamo chiusi nelle nostre case e la morte ci assedia ad ogni momento”.

Secondo il servizio BBC Monitoring, i principali canali di tv dell’Afghanistan come National Afghanistan TV, Ariana, Shamshad e 1TV, continuano regolarmene le trasmissioni dopo l’arrivo dei talebani, ma sono scomparse le presentatrici donne dallo schermo. Dopo un’iniziale scelta di oscurare le donne, l’emittente Tolo News ha deciso di reinserirle in alcuni servizi e nella conduzione in studio. Un’altra differenza di queste ore: i programmi trasmessi sono quasi tutti religiosi.

Una donna di Ishkamish, in provincia di Takhar, al nordest dell’Afghanistan, ha detto alla Bbc che ora ci sono molte più restrizioni: “Quando esco, devo portare il burqa, come m’impongono i talebani, e un uomo mi deve accompagnare ovunque”.

Nelle strade di Kabul, sono state coperte le immagini pubblicitarie che mostrano donne senza il velo, truccate o con abiti non religiosi.



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