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Venezuela, ecco cosa (non) si è deciso ai negoziati in Messico

Finita la prima sessione del dialogo tra il regime di Maduro e l’opposizione, il processo riprenderà il 3 settembre. I rappresenti, i punti dell’agenda e il ruolo decisivo della mediazione norvegese

Si è conclusa la prima sessione di dialogo tra il regime di Nicolás Maduro e l’opposizione del Venezuela. Con la firma di un documento congiunto, le parti hanno confermato di avere svolto “riunione costruttive” in Messico con l’obiettivo di trovare una soluzione alla profonda crisi politica, economica e umanitaria che vive il Venezuela.

“Il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela e la Piattaforma Unitaria del Venezuela confermano di avere sostenuto riunioni costruttive”, si legge nel documento diffuso dall’ambasciata di Norvegia in Messico.

In rappresentanza del regime di Maduro ha partecipato il presidente dell’Assemblea Nazionale, e uno dei leader del Partito Socialista Unito del Venezuela, Jorge Rodríguez, mentre per l’opposizione era presente l’avvocato Gerardo Blyde. Nessuno ha ancora chiarito quali sono stati i risultati finali di queste prime conversazioni. Hanno confermato che i negoziati riprenderanno dal 3 al 6 settembre, ma non si sa ancora il luogo dei futuri incontri.

“Riconosciamo l’importanza dell’inclusione – si legge nel comunicato -, abbiamo discuso la necessità di stabilire un meccanismo di consultazione con attori politici e sociali che sia il più inclusivo possibile. Vogliamo sottolineare il nostro impegno con obiettivi definiti, essendo prudenti e limitando i nostri commenti”. Infatti, il dialogo si è svolto in un albergo in Città del Messico, senza accesso alla stampa né dichiarazioni finali da nessuna delle parti.

Con questi negoziati mediati dal governo della Norvegia, l’opposizione venezuelana chiede elezioni regionali libere il prossimo 21 novembre, tra altre richieste, mentre dalla parte del regime di Maduro si avanza la petizione di porre fine alle sanzioni internazionali.

Da quanto si legge sulla rivista Forbes México, gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Canada confidano che il nuovo dialogo sul Venezuela raggiungerà “accordi duraturi”, e sono disposti a rivedere le sanzioni contro il regime di Maduro se ci sono “sviluppi significati” nella risoluzione della crisi venezuelana. Intanto, anche la Russia si è detta disponibile per sostenere il processo di dialogo tra le parti in conflitto. Infatti, la presenza della Russia nel caso venezuelano è una delle caratteristiche più significative di questo processo di negoziazione.

Come sostiene in un’analisi il quotidiano El País, la politica estera della Norvegia è da decenni impegnata nella risoluzione di conflitti globali: dall’incontro tra Yasser Arafat e Isaac Rabin per la firma degli Accordi di Oslo del 1993 tra Israele e Palestina, fino alla firma della pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc).

“Oslo si impegna a lungo periodo, senza molta pubblicità, per costruire ponti tra le parti, o quello che in Venezuela hanno chiamato ‘tunnel’ tra il governo di Nicolás Maduro e l’opposizione – si legge su El País – […] Nel dialogo tra i venezuelani, raggiungere un calendario elettorale che possa soddisfare tutti, e porre fine alle sanzioni, sono due punti fondamentali del memorandum firmato in Città del Messico. Lì, Dag Nylander, direttore del Centro norvegese per la risoluzione di conflitti ha un ruolo importante”.



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