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Pistole in 3D fai da te. I rischi

Cody Wilson ha fatto seguaci. Il 25enne studente texano è l’inventore di una pistola fatta in casa, composta da 16 pezzi e realizzata grazie a una stampante tridimensionale. Si tratta di un’arma letale, anche se prodotta con materiali plastici. Per questo il governo degli Stati Uniti ha fatto rimuovere dal sito di Defense Distributes, l’azienda fondata da Wilson, i file per programmare la stampante 3D in modo da realizzare la pistola. Ma nel frattempo erano già state scaricate 100.000 copie delle istruzioni. E messe a frutto. Come dimostra Travis Lerol, 31enne da Baltimora, armiere hi-tech a tempo perso. Travis ho sostituito forgia e tornio con una stampante 3d, un modello basic che fonde strati di plastica uno sull’altro per costruire praticamente qualsiasi cosa. Lui ha inserito i programmi della pistola di Wilson scaricati da internet. Non si dice preoccupato di una tecnologia letale alla portata di tutti. “Non si tratta di un’arma da fuoco particolarmente pericolosa per gli altri, argomenta con nonchalance Travis. È a colpo singolo e in commercio ci sono armi di gran lunga migliori per cui non credo possa essere impiegata per scopi criminali”.D’altra parte, costruirsi armi in casa è una pratica cominciata con la nascita stessa degli Stati Uniti. Quando non c’era bisogno di una stampante in 3d. In realtà, anche stampanti a buon mercato possono essere impiegate per produrre componenti di armi molto sofisticate. Come dimostrano le parti blu di questo fucile d’assalto AR15, assemblato con le altre componenti uscite direttamente dalle fabbriche Colt. In anni di guerra al terrorismo, si tratta di un altro incubo più o meno subliminale di cui certo non si sentiva la necessità.(Immagini Afp)



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