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Sanità, spazio alle donne. La svolta che cambia il settore

Di Patrizia Ravaioli e Paola Testori Coggi
terapie innovative frega

La pandemia ha cambiato il mondo della Sanità pubblica. Nel dramma c’è l’occasione per rivoluzionare il settore, a partire da un’urgenza: valorizzare lo straordinario apporto delle donne. Patrizia Ravaioli e Paola Testori Coggi, presidente e vicepresidente DLEADS, inaugurano la rubrica “#Donneleaderinsanità” per Healthcare Policy

Tratto dall’ultimo numero di Healthcare Policy:

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare, anche nel peggiore degli incubi, che il mondo intero si sarebbe trovato in poche settimane a far fronte a una pandemia senza precedenti.

Ospedali, sistemi e personale sanitario messi a durissima prova, milioni di negozi con le serrande abbassate, miliardi di persone chiuse in casa, interi settori dell’economia e della cultura bloccati. E poi, ancora, l’alternarsi della paura, della corsa alla sviluppo e alla distribuzione vaccini, delle incognite date dalle varianti a intrecciarsi con la voglia e la necessità di rilancio, di ritmi e di “normalità” che tardano a ritornare.

Un biennio, quello 2020-2021, che rimarrà dunque nella storia per la drammatica situazione vissuta, ma anche perché ha messo in evidenza l’apporto straordinario delle donne impegnate in sanità (che rappresentano il 70%) contro l’esiguità delle stesse in posizioni di leadership. Le esperienze vissute in questo periodo aprono la strada a grandi riflessioni e straordinarie possibilità di cambiamento, tutte in positivo. Tavolozza e pennelli sono nelle nostre mani, dobbiamo usarli per ridipingere il mondo con colori vitali.

Questa rubrica, a cui diamo il nome della nostra Associazione “#Donneleaderinsanità” e alla quale contribuiranno le nostre associate, è un importante passo in avanti, è uno spazio per fare cultura e soprattutto per cambiare la cultura. Perché la strada del pensare bene e fare meglio passa prima di tutto dalla consapevolezza dei valori e da una corretta informazione.

Un valore costituente di questo percorso è quello di riconoscere alle donne il ruolo che si meritano. Senza questa premessa fondante è inutile parlare di vero futuro.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha sottolineato nel suo intervento al Women political leaders summit 2021 come “al ritmo attuale, non arriveremo alla parità di genere nelle cariche ministeriali prima del 2077” e che “la riduzione delle diseguaglianze di genere deve essere una priorità a livello globale. Fin da giovanissime, le ragazze in tutto il mondo devono far fronte a pregiudizi e stereotipi culturali”.

Se è vero che negli ultimi 15 anni l’Italia ha fatto registrare il miglior tasso di crescita europeo per le donne presenti in parlamento (erano il 9,9% nel 2004, contro il 35,8% odierno), purtroppo “solamente 22 Paesi hanno una donna che ricopre la carica di capo di Stato o di Governo. Ben 119 Paesi – compreso il mio – non ne hanno mai avuto una”, ha aggiunto Draghi.

La nostra Associazione è un network, con l’obiettivo di valorizzare la leadership femminile nel settore sanitario trasversalmente inteso, eliminando o almeno riducendo radicalmente le diseguaglianze di genere per arrivare a una parità nelle posizioni di vertice in ambito pubblico e privato.

Per fare ciò, ne siamo pienamente convinte, è necessario l’impegno di tutti: donne e uomini. Per questo il nostro approccio è convintamente inclusivo, con apertura anche agli uomini molti dei quali già hanno aderito all’Associazione. Ci auguriamo siano sempre di più a credere e ad impegnarsi attivamente in questa causa.

Come è stato sottolineato dall’Independent panel for pandemic preparedness and response del Who questa pandemia ha dimostrato “l’interdipendenza dei fattori sociali, economici, ambientali e politici e la necessità del più alto grado di coordinamento a tutti i livelli”. Per far fronte a questa pandemia c’è bisogno del contributo di tutti.

Bene, se nessuno può farcela da solo, gli uomini non possono farcela senza le donne. E viceversa. L’emergenza sanitaria ha messo in evidenza una carenza strutturale ereditata nel tempo: una carenza di investimenti, in alcuni casi di capacità, in altri di volontà. In tutti i casi, una carenza di rappresentanza al femminile in ruoli chiave della società, sanità in primis.

In Italia (dati Sda Bocconi 2019), ad esempio, le donne tra medici e odontoiatri sono il 44%. Ma scendono al 32,5% come direttori di Struttura sanitaria e appena al 16,7% come direttori di Struttura complessa. Nei processi di selezione agli incarichi di direttore generale in Piemonte, Sicilia e Lombardia le donne candidate sono state rispettivamente il 17%, 15% e 25%. Quelle che alla fine hanno ottenuto l’incarico sono state il 12%, il 7% e il 5%. Ciò dimostra come sia determinante partire dalla parità di accesso e di opportunità nell’educazione e nella formazione, con particolare riferimento alle materie scientifiche, per raggiungere poi la parità di condizioni nel mercato del lavoro e all’eliminazione del divario tra generi.

Tendenza confermata anche dalla ricerca compiuta da Fiaso nel febbraio 2021: a fronte del 26,3% di donne iscritte nell’elenco nazionale degli idonei a ruolo di direttore generale, le donne sono oggi il 18,2% dei Direttori generali, percentuale sempre molto bassa ma che rappresenta un incremento significativo rispetto all’8,5% del 2008. Inoltre, anche per le altre posizioni di leadership, la rilevazione Fiaso evidenzia ancora una volta un importante squilibrio: 35,1 % sono direttori amministrativi; 32,2 % sono a capo della direzione socio-sanitaria; 30 % sono a capo delle direzioni strategiche.

Sempre nel corso del “Women political leaders summit 2021”, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha parlato delle “three Ts” (“talent”, “trust”, “team”) in relazione al bisogno – e non alla possibilità… – di avere più donne leader. E ha ricordato come “durante la pandemia le donne leader sono state più efficaci e hanno ottenuto risultati migliori sotto pressione”.

Ebbene, la sanità è un ambito in cui si è continuamente sotto pressione, come hanno dimostrato la pandemia, i cosiddetti lockdown, le emergenze quotidiane: la necessità di inserire molte più donne leader in questo settore – sia pubblico che privato – non è una concessione, è un dovere da perseguire a tutto vantaggio dell’intera collettività.

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