Classe 1957, pilota e paracadutista, sarà l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone a prendere il posto del generale Enzo Vecciarelli alla guida dello Stato maggiore della Difesa. Al vertice della Marina arriva invece Enrico Credendino. Tante le sfide che attendono gli ammiragli, per un “Mediterraneo allargato” sempre più agitato
Nessuna sorpresa dell’ultima ora: sarà l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone a prendere il posto del generale Enzo Vecciarelli nel ruolo di capo di Stato maggiore della Difesa. Su proposta del ministro Lorenzo Guerini, il Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi ha scelto l’attuale capo della Marina per la nomina più rilevante nell’ampia tornata di cambi ai vertici militari, confermando la regola non scritta dell’alternanza tra le Forze armate. Al vertice della Marina arriverà invece l’ammiraglio Enrico Credendino. Per l’Aeronautica militare scelto invece il generale Luca Goretti, già vice capo di Stato maggiore dell’Arma azzurra, per l’avvicendamento con Alberto Rosso.
Per Cavo Dragone è servita una modifica al Codice dell’ordinamento militare, introdotta dalle “disposizioni urgenti in materia di difesa” inserite nel decreto-legge licenziato dal governo a fine settembre. Prevede la possibilità di nominare anche un generale (o ammiraglio) non più “in servizio permanente”, che abbia dunque superato il limite di età dei 63 anni, come nel caso di Cavo Dragone.
IL CURRICULUM
L’ammiraglio ha comunque riscosso negli ultimi anni un apprezzamento trasversale. Classe 1957, piemontese, pilota e paracadutista, Cavo Dragone è da giugno del 2019 capo di Stato maggiore della Marina militare. Prima, dal 2016, guidava il Comando operativo di vertice interforze (Coi, di recente diventato Covi), lo strumento attraverso cui il capo di Stato maggiore della Difesa esercita la funzione di comandante operativo delle Forze armate.
UN PROFILO OPERATIVO
L’ammiraglio di squadra Cavo Dragone vanta non a caso un profilo altamente operativo, che lo ha visto comandare le Forze aeree della Marina e poi il Raggruppamento subacquei e incursori. L’incarico di vertice al Coi è stato poi preceduto da due anni alla guida Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali (Cofs) e dal comando triennale dell’Accademia navale. Nei primi anni 2000 è stato inoltre per un biennio al comando della portaerei Garibaldi.
LE SFIDE
Ora Cavo Dragone avrà il compito delicato di capo di Stato maggiore della Difesa, e dunque di “responsabile della pianificazione, della predisposizione e dell’impiego delle Forze armate nel loro complesso”, compresa la pianificazione finanziaria e la programmazione tecnica. Tutto in un mondo che cambia a ritmi incalzanti. A novembre dello scorso anno il generale Vecciarelli (che è giunto alla fine del mandato triennale non rinnovabile) ha rilasciato il Concetto strategico del capo di Stato maggiore della Difesa. Ha come obiettivo l’adeguamento dell’architettura organizzativa della Difesa nei confronti delle nuove sfide globali, superando il concetto interforze per abbracciare quello del multi-dominio. Comprende cioè i nuovi domini (cyber e spazio, ciascuno con un nuovo comando, Cor e Cos) e le nuove modalità di interazione tra le diverse componenti della Difesa. Ciò discende dalle direttive politiche, e dunque dai documenti strategici del ministro della Difesa.
IL MEDITERRANEO ALLARGATO
L’esigenza nasce dalla consapevolezza di un contesto internazionale in profonda evoluzione, denso di sfide e deteriorato dalla pandemia da Covid-19. Dopo l’Afghanistan, è stato il rischio escalation nel Kosovo del nord ad aver evidenziato nelle ultime settimane la fragilità degli scenari operativi, molti dei quali nel nostro diretto vicinato. Tra Medio Oriente (con il comando della missione Nato in Iraq), nord Africa (con la delicata pacificazione della Libia) e il Sahel (con la partecipazione alla task force Takuba), gli impegni sono rilevanti. Tutto rientra nell’area prioritaria per la Difesa italiana: il Mediterraneo allargato, “caratterizzato da una complessità crescente” (si legge nel Dpp), inteso (nella delibera missioni) “nella sua accezione di spazio geopolitico multidimensionale che ricomprende culture e società differenti ma sempre più strettamente interconnesse, dal punto di vista economico e della stabilità, e caratterizzate da crisi e problematiche i cui effetti si riverberano, inevitabilmente, sull’Europa”. Per il 2021 il Parlamento ha autorizzato 40 impegni all’estero, due in più rispetto al 2020, per una forza complessiva che potrà raggiungere al massimo le 9.449 unità (oltre 800 in più rispetto allo scorso anno).
CREDENDINO PER LA MARINA
Di tali temi si occuperà al vertice della Marina l’ammiraglio Enrico Credendino, che prenderà il posto di Cavo Dragone. Classe 1963, di Torino, dalla scorso luglio è al comando della Squadra navale, vertice dell’organizzazione operativa della forza armata da cui dipendono 18mila militari, 91 navi, sei sommergibili, 75 aerei ed elicotteri e comandi importanti, tra cui la Brigata San Marco. Prima di arrivare a CicNav era comandante delle Scuole della Marina e, precedentemente, comandante dell’operazione EuNavForMed-Sophia per cinque anni, dal 2015 al 2020. Nel corso della sua carriera ha comandato la fregata Maestrale, la prima squadriglia pattugliatori e il cacciatorpediniere Mimbelli.
LE PROSSIME NOMINE
Con le nomine di Cavo Dragone, Credendino e Goretti prosegue il valzer degli avvicendamenti ai vertici delle Forze armate. A fine settembre il Consiglio dei ministri ha scelto il generale Luciano Portolano per la successione a Niccolò Falsaperna nel ruolo di segretario generale della Difesa. Ciò ha liberato un’altra casella su cui si attendono le scelte dell’esecutivo, quella per la guida del Comando operativo di vertice interforze (per ora ha assunto il comando il generale dell’Aeronautica Silvano Frigerio, già vice di Portolano). Le nomine arrivano dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Difesa con tempi idonei a garantire il passaggio di consegne prima del termine dei rispettivi mandati.