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Il futuro del Made in Italy passa anche dai porti e dalla logistica

L’export italiano ha, da sempre, dimostrato di avere le risorse giuste per affrontare burrasche ed avversità nei mercati. Ma servono ulteriori sforzi economici e soprattutto politici. In particolare, in materia di logistica per trasposto container e negli iter amministrativi di sdoganamento delle merci

Con la conclusione del G20 Commercio ed Innovation League tenutosi a Sorrento, i dati emersi sono certamente positivi: nei primi 7 mesi, per l’Italia, l’export ha toccato quota 300 miliardi di euro. Un ottimo elemento da cui partire ma che non costituisce ancora la meta finale.

Il che è un ottimo punto di partenza ma non di arrivo.

L’export italiano ha, da sempre, dimostrato di avere le risorse giuste per affrontare burrasche ed avversità nei mercati.

Come ha sostenuto di recente il Centro Studi di SACE, per le esportazioni italiane di beni in valore è previsto un rimbalzo dell’11,3%, che permetterà già nel 2021 un pieno ritorno ai livelli pre-pandemia. Le vendite di beni Made in Italy toccheranno, infatti, quota 482 miliardi di euro, per poi continuare ad aumentare del 5,4% nel 2022 e assestarsi su una crescita del 4%, in media, nel biennio successivo, cosa che permetterà di arrivare a 550 miliardi di euro.

A ribadire la crucialità dell’export lo stesso Ministro delle Finanze Daniele Franco, secondo il quale “le esportazioni sono componente imprescindibile del nostro sistema produttivo e hanno sempre avuto un ruolo importante per l’economia italiana”.

Ma servono anche ulteriori sforzi economici ma soprattutto politici. In particolare, in materia di logistica per trasposto container e per quanto riguarda gli iter amministrativi di sdoganamento delle merci.

A sottolineare questi due fattori, che a suo dire efficienterebbero e donerebbero maggiore efficacia al nostro export, è Lorenzo Zurino, imprenditore campano, attualmente Presidente del Forum Italiano dell’Export e fondatore e AD di The One Company, azienda italiana specializzata nell’internazionalizzazione delle imprese.

Per Zurino, lo Stato non solo dovrebbe provvedere a sburocratizzare tutto il comparto dell’attività doganale, ma sarebbe anche opportuno che si prendesse contezza che è in atto una speculazione internazionale ai danni dell’Italia. Solo per fare un esempio – continua Zurino – è assurdo e irrazionale che la “rata” di noleggio di un container dal porto di Napoli al porto di New York costi 8000 dollari, mentre un container che parte da Durban in Sudafrica alla volta di New York ne costi soltanto 2500.

Inoltre, Zurino afferma la necessità di avere una buona rete di autorità portuali interconnesse ed organizzate tra loro così come un buon sistema doganale che aiuti l’imprenditore nei rapporti oltre confine.

E’ chiaro allora che quando si parla di commercio estero, bisogna affrontare anche questi aspetti, perché sono queste le leve che consentiranno alle nostre esportazioni di crescere in modo strutturato e stabile.



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