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La Corte dei Conti e la sfida del Pnrr. Parla il presidente Carlino

Funzionari e dirigenti pubblici si trovano davanti alla rivoluzione del Pnrr. Al loro fianco avranno la Corte dei conti, che verificherà il corretto impiego dei fondi europei e il rispetto (anche) dei principi di ecologia, digitalizzazione e sostenibilità. Come si muoveranno i magistrati contabili tra nuove competenze e qualche deroga (criticata) al loro potere di controllo

Incontro Guido Carlino negli uffici della Corte dei conti a Roma e, pur rispettando precisi protocolli anti-Covid, l’aria è quella di un ritorno alla normalità. “Sono stato nominato Presidente l’11 settembre 2020 e nell’anno appena trascorso quasi tutti i colleghi e collaboratori li ho visti solo con la mascherina addosso. Nondimeno, la Corte non ha mai smesso di lavorare, neanche nei momenti di lockdown più duro: grazie al potenziamento della digitalizzazione e all’adozione tempestiva di adeguati provvedimenti organizzativi, come la modalità di lavoro smart working e la celebrazione di udienze da remoto, ha continuato a svolgere quotidianamente e in modo efficiente i propri compiti, assicurando trasparenza e legalità finanziaria attraverso le attività di controllo, giurisdizionali e consultive, finalizzate al buon uso delle pubbliche risorse e alla sana gestione finanziaria”.

Il primo grande evento in presenza dopo la pandemia è stato il Convegno di Studi Amministrativi di Varenna organizzato dalla Corte dei conti nel settembre scorso. Dopo il messaggio di Mario Draghi, sul lago di Como si sono susseguiti gli interventi dei ministri Colao, Cingolani, Bonetti, Franco e Giorgetti; le tavole rotonde con magistrati costituzionali, amministrativi e ordinari; gli interventi di rappresentanti delle attività produttive e degli enti locali; le relazioni dei professori universitari.

Il filo conduttore? La sfida di questo momento: coniugare la ripresa economica, favorita dalle ingenti risorse dei fondi comunitari, con la transizione ecologica, l’innovazione digitale e l’inclusione sociale. “La pandemia, infatti, ha reso più evidenti, come una lente di ingrandimento, le fragilità economiche, sociali e ambientali del nostro Paese. Per la prima volta non ci siamo occupati solo di argomenti puramente giuridici, ma abbiamo provato a capire come la pubblica amministrazione possa affrontare questa transizione, con l’obiettivo di conformare l’operato della Corte alle nuove esigenze”.

La pubblica amministrazione sarà in grado di ispirarsi a ecologia e sostenibilità? E, parallelamente, la Corte ha adattato la sua azione a questi nuovi principi incardinati nel Pnrr che dovranno guidare gli investimenti pubblici nei prossimi anni?

La transizione ecologica è uno dei tre perni intorno ai quali ruota, anche in ambito europeo, il modello di sviluppo sostenibile a cui tendono le linee di intervento e le riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, predisposto dall’Italia nel rispetto dell’interesse pubblico e dell’equilibrio economico-finanziario del Paese.

Quest’ultimo è un valore di rilievo costituzionale, che la Corte dei conti è chiamata dalla nostra Carta a tutelare, attraverso l’esercizio delle proprie funzioni di controllo, giurisdizionali e consultive.

Il nostro è un ruolo centrale di garanzia dei pubblici interessi finanziari della collettività, svolto in posizione neutrale e indipendente e in grado di assicurare ai cittadini che le scelte delle amministrazioni pubbliche, che incidono sulla vita di ognuno, siano sistematicamente sottoposte a opportune verifiche di legittimità ed efficacia.

E nel controllare l’uso delle ingenti risorse messe a disposizione per attuare i programmi del Pnrr, la Corte dei conti è chiamata, anche dalla normativa emergenziale, a svolgere un ruolo indispensabile.

Il decreto-legge n. 77 del 2021 ha un titolo piuttosto chiaro: “Governance del Pnrr e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”. Dunque, la Corte ha nuove competenze legate alla fase post-pandemica?

Una delle novità è che sullo stato di attuazione del Pnrr la Corte dovrà riferire non annualmente, ma semestralmente al Parlamento, tenendo presente che i fondi verranno erogati sulla base dei progetti effettivamente realizzati, in linea con l’impatto richiesto oltre che con i risultati.

Sono gli stessi regolamenti comunitari che disciplinano il sistema di verifica, ispirato al controllo dei fondi strutturali europei e orientato alla prevenzione, individuazione e contrasto di gravi irregolarità, quali frodi, casi di corruzione e conflitti di interessi.

Per monitorare il rispetto delle cosiddette “tre E” – l’impiego efficiente, efficace ed economico delle risorse pubbliche – il nostro Istituto si avvale delle sue tradizionali forme di controllo e, in particolare, del controllo sulla gestione che può essere esercitato anche in corso di realizzazione dei programmi così da svolgere costanti e tempestive valutazioni.

Quindi un’attività di controllo “micro” sui singoli interventi svolta dalle competenti Sezioni centrali e regionali, e una globale “macro” svolta dalle Sezioni Riunite con periodicità diversa da quella consueta. Eravamo abituati a referti annuali su gestioni “concluse”, ora faremo referti semestrali anche, se necessario, su attività in corso.

La tempestività dei nostri controlli, caratterizzati da contraddittorio e confronto diretto, stimola le amministrazioni interessate all’autocorrezione, riconducendo la loro azione nell’alveo della legalità e dell’efficiente gestione delle risorse.

Sarete anche “controllori dei controllori”

Sì, la legge ormai da tempo ci ha affidato anche la verifica sui controlli interni, e tra questi potrebbero rientrare anche quelli interni svolti nell’ambito del Pnrr. Va rilevato che la Corte dei conti dovrà coordinarsi con la Corte di conti europea, che a sua volta riferisce a Commissione e Parlamento Ue.

L’altra faccia della medaglia, lo “snellimento delle procedure”, significa anche deroghe al sistema dei controlli, proprio per velocizzare la realizzazione degli investimenti e rispettare l’obiettivo di concluderli entro il 2026…

Sì, si tratta di deroghe temporanee, introdotte dalla normativa emergenziale per accelerare le procedure di affidamento di lavori e servizi, che potrebbero prestare il fianco al proliferare di fenomeni corruttivi. Nell’immediato, per la Corte si pone una grande sfida: accompagnare il Paese nella ripresa economica in un contesto davvero difficile.

Diversi sono i temi che dobbiamo affrontare, ma tra quelli che ci impegnano più intensamente c’è la prevenzione e la repressione dei fenomeni di dispersione delle risorse pubbliche e il malaffare, che è un osservato speciale della Corte dei conti, perché incide in maniera diretta sui diritti fondamentali dei cittadini.

Non mancano, tuttavia, perplessità circa la coerenza con i principi costituzionali e il quadro normativo europeo a seguito della limitazione, sebbene in via provvisoria, della responsabilità erariale ai soli casi di dolo, escludendo la colpa grave a meno che non si tratti di condotte omissive. Questa modifica era stata introdotta con il cosiddetto “Decreto semplificazioni” (d.l. 76/2020) ed è stata prorogata fino al 2023.

Ma la Corte, prima ancora che le procure presenti in ogni capoluogo di regione si attivino per perseguire illeciti amministrativi, può correggere le “storture” delle pubbliche amministrazioni in corso d’opera, così da non paralizzare l’attività di funzionari e dirigenti, già piuttosto spaventati dal mettere la firma su atti e bandi di gara?

Possiamo effettuare controlli preventivi e sulla gestione anche in corso di esercizio per guidare l’attività delle amministrazioni in ogni fase. La “paura della firma” non è da addebitare all’azione della Corte dei conti ma ad altri fattori. La nostra attività è pienamente garantita. L’amministratore che riceve una contestazione – in termini tecnici un invito a dedurre – ha la possibilità di far valere davanti al pubblico ministero le proprie ragioni e ottenere, se le deduzioni esposte sono fondate, l’archiviazione dell’ipotesi di violazione contestata. Anche la fase giudiziale è pienamente garantita nelle due fasi di giudizio.

La paura dipende soprattutto dalla legislazione complessa, farraginosa, da norme stratificate nel tempo che ne rendono difficile l’interpretazione. Purtroppo, il blocco del turn-over ha impedito il reclutamento di forze fresche, aggiornate e preparate, che non subiscano questo stallo davanti alle decisioni più delicate.

Parliamo di lotta all’evasione: Draghi ha promesso di recuperare 12 miliardi in 3 anni. È possibile?

In un quadro di deciso recupero della fiducia degli operatori, di famiglie e imprese, l’emersione fiscale delle attività economiche può contribuire a migliorare i margini finanziari e a consolidare l’attuale tendenza a sostegno della ripresa.

L’emergenza pandemica potrebbe aver creato alcune condizioni che potenziano la lotta all’evasione, grazie al rafforzamento dell’uso delle tecnologie digitali e all’adozione di un diverso approccio nel rapporto contribuente-amministrazione, come la Corte dei conti ha in varie occasioni raccomandato.

Non basta però un più efficace uso della tecnologia, bisogna semplificare il macchinoso coacervo di norme e procedure tributarie. Insufficiente equità fiscale ed eccessiva complessità delle regole, oltre agli abnormi livelli di evasione, sono, infatti, tra le criticità che la Corte ha potuto rilevare nel nostro attuale sistema tributario.

Gli strumenti e le risorse che ha la Corte dei conti sono sufficienti ad affrontare il nuovo carico di lavoro e di responsabilità legato al Pnrr?

Per utilizzare al meglio i propri “attrezzi di lavoro” la Corte sta ampliando i suoi ranghi e negli ultimi mesi sono stati assunti un centinaio di nuovi magistrati e funzionari, e abbiamo già bandito altri concorsi. La Corte possiede una Scuola di alta formazione che prepara i nuovi arrivati e aggiorna chi già lavora con noi. In ogni caso, il potenziamento delle banche dati informatizzate e la digitalizzazione ci permetteranno di essere ancora più celeri ed efficienti.

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