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Creare l’ecosistema per startup e innovazione. La politica industriale che serve

Formiche.net ha messo pubblico e privato a confronto. Tra numeri, investimenti e troppa burocrazia, il ruolo chiave del MiSE, di Invitalia e del Fondo Nazionale Innovazione. Cosa chiedono gli startupper

Di cosa hanno bisogno gli startupper e quale contributo pubblico e privato è stato messo a sistema per sostenere un settore economico strategico per il futuro dell’Italia e dei suoi giovani.
Questo è il tema dell’evento “Startup, E-Commerce e Sostenibilità: le nuove leggi del mercato”, organizzato da Formiche.net, e che ha visto la partecipazione di diversi rappresentanti del mondo dell’impresa, della finanza, delle istituzioni e della politica, moderati dal direttore Giorgio Rutelli (di seguito il video integrale).

Significativo è stato l’inquadramento di Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere, in apertura, che ha sottolineato l’importanza di raccogliere e sistematizzare dati per agire in sostegno della filiera dell’Innovazione: “Conoscere per capire, per pianificare”. L’intervento della Viceministra presso il Ministero dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde, ha sintetizzato cosa si è fatto e a cosa si punti con il Pnrr: “Gli investimenti destinati a startup e Pmi innovative hanno registrato un forte incremento negli scorsi mesi passando da 27 milioni a oltre 102 milioni di euro. Si tratta di finanziamenti agevolati attraverso l’incentivo del Ministero dello sviluppo economico, che è stato avviato lo scorso 1° marzo 2021. Gli incentivi sono stati finora maggiormente richiesti da aziende che operano nei settori dell’ICT, del manifatturiero e dei servizi di consulenza e ricerca e sviluppo”.

Todde ha osservato: “Grazie al PNRR vogliamo rafforzare la rete nazionale per il trasferimento tecnologico composta da centri di competenza e hub di innovazione digitale per la diffusione delle tecnologie dalla ricerca e dalle grandi imprese alle PMI e alle start up. Siamo convinti di poter trasformare l’UE in un continente di startup in grado di tenere rapidamente il passo con le tendenze globali. L’Italia sarà un partner attivo nella progettazione di un percorso virtuoso e duraturo di start up e crescita innovativa”. Ha proseguito la Viceministra: “Oggi puntiamo a un soggetto multifondo, ideato per supportare start up e piccole imprese che necessitano di capitali per l’innovazione. Con una dotazione di 2 miliardi suddivisi tra Cassa Depositi e Prestiti e Governo, una realtà che opera in una logica di mercato con risorse pubbliche e private”.

Ha chiosato infine l’esponente del governo: “Un’ottima notizia, che dimostra continuità di visione nella leva pubblica per movimentare investimenti privati verso le startup italiane. Il venture capital è il vettore di maggior finanziamento delle start up, anche a paragone con altri Paesi europei: in Francia, Germania e Spagna gli investimenti di settore sono dalle 7 alle 10 volte più alti. Da un lato siamo in ritardo, dall’altro i nuovi fondi sono un’importante opportunità di crescita”.

Federica Garbolino di Invitalia ha poi ricordato i voucher per l’internazionalizzazione e il successo del progetto Smart & Start, sottolineando come la sostenibilità abbia “anche un aspetto valoriale”. Gli startupper hanno infine evidenziato le criticità sulle quali occorre lavorare. “All’estero ci sono player più finanziati di noi e che fatturano di più, nonostante i nostri startupper siano bravi e i prodotti anche migliori”, ha ragionato Roberto Macina di WDATheCofounder, realtà che offre un’ampia gamma di servizi a società in fase di sviluppo. Anche Pietro Pellegrini di Epix ha messo in chiaro quali siano le debolezze del sistema Italia: “C’è bisogno di creare un interlocutore unico per le imprese, che passi da una collaborazione sistemica; e dobbiamo creare le competenze e la cultura giusta per capire come relazionarsi con il mercato asiatico, che per noi è fondamentale ma è spesso poco conosciuto e studiato”.

Sabrina Mensi di GoodMoon ha proseguito su questa linea: “Il settore delle banche non è aperto alle start up innovative molto giovani”, ha osservato l’imprenditrice, che pur avendo lavorato per 15 anni nella finanza, si è trovata davanti ad adempimenti molto complessi per mettere in piedi la sua società. Corrado Paternò, Founder e Amministratore di Boniviri, ha invece osservato come queste realtà possano decollare facendo vera innovazione e andando oltre il greenwashing: “Noi abbiamo prodotto il primo olio italiano ad emissioni zero, con compensazioni attraverso una no profit farm che lavora con noi”, ha incalzato il giovane innovatore, che ha chiesto maggiori incentivi per chi crea società benefit e la possibilità di iniziare a “testare” una startup prima di doverla registrare con tutti i crismi, come fanno in Francia, per poter capire meglio il mercato di riferimento e affinare il proprio business model. Fondamentali sono stati incubatori e acceleratori che consentono a piccole società di perfezionare la loro offerta.

Valentina Cefalù ha poi raccontato le misure che Infratel ha messo in campo per gli startupper, come il “Bravo Innovation Hub, infrastrutturato con WiFi Italia, il LiFi ed Hevolus”. Ha riconosciuto il ruolo delle società pubbliche nella promozione della cultura d’impresa anche Noemi De Santis di Giunko, che ha potuto approfittare proprio del neonato fondo Smart & Start, mentre Massimo Calzoni di Invitalia ricordava come sia “necessario parlare lo stesso linguaggio e formare giovani manager alle sfide dell’internazionalizzazione e digitalizzazione”.

In definitiva, gli ospiti hanno ricordato le tante cose positive fatte dal punto di vista di una vera e propria politica industriale dell’innovazione. Todde ha infatti ricordato come “il Fondo nazionale innovazione ha finanziato quattrocento giovani imprese. Oltre duecentoquaranta nel 2020, con l’obiettivo di arrivare a mille entro il 2022”. La vera sfida – sembrano essere d’accordo tutti i relatori – è costruire solide partnership transnazionali per creare quell’ecosistema virtuoso che spiega anche le diverse performance territoriali: “La Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le start up italiane (26,9%). La sola provincia di Milano, con 2.363, rappresenta il 18,8% della popolazione, più di qualsiasi altra regione”, ha concluso il suo intervento la Viceministra del MiSE. Occorre andare in quella direzione. Mettendo, come sempre, insieme tutti gli stakeholder, anche con questo tipo di eventi, come hanno ricordato gli speaker.



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