Non è un caso che, nell’epoca degli sbugiardamenti e degli scoop che svergognano, il papa per conoscere cosa accade “là fuori” si affida ad altro.
Uno dei passi più interessanti di Luce del mondo è quello in cui alla domanda del giornalista su come fa il papa a sapere cosa succede, Benedetto xvi risponde che si affida agli incontri con i vescovi provenienti da ogni angolo del pianeta. In essi infatti, dice il papa, trova delle voci «con i piedi ben piantati a terra» che gli permettono di apprendere le cose «in modo molto più umano, personale e realistico» di quanto gli permetterebbe la lettura dei giornali.
C’è in questo passaggio tutto il disagio che oggi viviamo di fronte al sistema della comunicazione. È innegabile: la sensazione che il mondo si possa dividere in due realtà – una mediatica, l’altra realistica – è sempre più forte. Di fatto Joseph Ratzinger – costantemente in balia di accuse seguite da riabilitazioni successive – ne è la prova vivente.
Si potrebbe obiettare che è sempre stato così (ed è vero): i media sono costretti a scegliere e semplificare. Ma cosa accade quando la parte di realtà estromessa dalle cronache diventa quella più significativa? Non sorprende un fenomeno come quello di WikiLeaks. Rappresenta la quintessenza dello spirito di “smascheramento con vergogna”, che sta sempre più caratterizzando lo stile giornalistico mondiale.
Bisogna chiedersi cosa c’è dietro questa ansia da rivelazione scottante.
Anche perché a forza di andare nel “retroscena” non si trova poi quasi nulla. Ma ciò dovrebbe nondimeno spingere a prendere sul serio questi segnali che, nella loro sostanza, ci parlano di una grande sete di cose vere, autentiche, reali.
È emblematico che nel pieno dell’ondata dei leaks (non solo quelli di Assange) sia uscito il libro intervista al pontefice – che è già bestseller. Sono entrambi risposte alla sete di verità che c’è nel mondo. Con una differenza sostanziale: i primi invitano a scostare la patina per vedere ciò che “sta dietro”, ma lì si fermano. Il secondo, tutt’altro che preoccupato della polvere nei retrobottega, punta dritto alle questioni di fondo che riguardano l’uomo e il senso della sua vita nel mondo.
Quando qualcuno ha fatto notare a Benedetto xvi i rischi giornalistici del suo libro-intervista, il papa ha risposto con un sorriso. Come a dire che di fronte alle défaiances della cultura dominante ci sono due alternative: o lanciarsi all’inseguimento, tanto per sparigliare; oppure dedicarsi senza remore a riempire il vuoto che si è creato, tornando a parlare delle cose che veramente contano.
di Bruno Mastroianni