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Lampo 21. L’esercitazione interforze della Difesa italiana

lampo 21

Simulazione di scenari per l’evacuazione di connazionali da un’area considerata di crisi. Questo l’obiettivo di “Lampo ‘21”, l’esercitazione interforze che ha permesso di addestrare i comandi e le forze italiane su missioni specifiche, testando così le capacità di pianificazione e condotta di un’operazione complessa. I dettagli…

Si è conclusa ieri a Piacenza l’esercitazione interforze “Lampo 21”, svoltasi tra il Lazio e l’Emilia-Romagna nell’arco complessivo di due settimane, con una prima fase di pianificazione e una successiva di esecuzione. L’attività della Difesa ha visto impegnati diversi assetti delle Forze armate intenti nell’evacuazione di connazionali da un’ipotetica area di crisi.

“LAMPO ‘21”

L’esercitazione è stata pianificata e coordinata dall’Italian joint force headquarters (Ita-Jfhq) del Comando operativo di vertice interforze (Covi) dello Stato maggiore della Difesa. Con lo scopo di rafforzare e incrementare le capacità dello stesso Ita-Jfhq, l’unità di comando interforze che permetterà di condurre operazioni al di fuori dei confini nazionali per rispondere alle crisi; anche secondo quanto previsto dalla Carta delle Nazioni unite (capitolo VII). Si è infatti simulata un’evacuazione di civili in uno scenario di crisi in ambiente impervio, trasportando i civili oltre la sponda opposta del fiume, dove si immagina esserci un altro Paese.

L’evento esercitativo è stato di tipo “Command post exercise/live exercise (Cpx-Livex), concepito per addestrare i comandi e le forze in campo su una tipologia di missione specifica in ottica di future operazioni nazionali, multinazionali o in coalizione della stessa tipologia. Si è così, inoltre, testata la capacità dell’Ita-Jfhq in merito all’applicazione degli standard -non solo per la pianificazione ma anche per la condotta- di un’operazione complessa.

DICHIARAZIONI

“Il nostro compito è organizzare, pianificare e condurre evacuazione di cittadini italiani all’estero in caso di necessità su indicazione del Ministero degli Affari Esteri dopo il via libera dalla Difesa a procedere all’operazione”, ha commentato l’addetto alle operazioni dell’Ita-Jfhq, il tenente colonnello Fabio Iannello, come riportato da Piacenza sera. Di più: “Il constante addestramento ci permette di mettere in atto in 24-48 ore la ricognizione e attuare la missione”.

La natura interforze è presente anche al momento di conclusione delle operazioni di evacuazione poiché “i civili sono condotti in un’area sicura per essere sottoposti a controlli sia di carattere sanitario che per le verifiche dei nominativi della missione militare, nonché per il controllo di bagagli anche per verificare se le persone hanno celato eventuali armi. In ausilio, quindi, abbiamo personale sia sanitario che medico, nonché i carabinieri come polizia militare”, ha aggiunto il colonnello Mauro Luisi, capo ufficio Joint 4 interforze logistica e medica.

CHI HA PARTECIPATO?

Molteplici diversi assetti hanno preso parte all’esercitazione, da quelli terrestri a quelli aerei, dalla Marina militare all’Arma dei Carabinieri. Fra questi, per la componente terrestre: la forza tattica rappresentata dalla compagnia reggimento lagunari “Serenissima”, un’unità anfibia dell’Esercito, un plotone di genieri (secondo reggimento pontieri di Piacenza), per la logistica nelle aree addestrative il reparto del Comando delle forze operative di supporto, personale “observer coach training” del Centro di simulazione e validazione dell’Esercito e assetti “tactical unmanned aerial vehicle” (41esimo reggimento Imint “Cordeons” di Sora).

Mentre, dell’Aeronautica militare, hanno partecipato i velivoli della 46esima brigata aerea di Pisa sotto il coordinamento del Joint movement coordination centre del Covi. Sono stati impegnate anche unità provenienti dalla Marina militare, dall’Arma dei Carabinieri (settimo reggimento “Trentino Alto-Adige di Bolzano” e presidi sanitari dell’Associazione cavalieri italiani sovrano militare ordine di Malta.

Si è anche assistito all’immissione nell’area di crisi di un Operational liaison and reconnaissance team/Forward command element (Orlt/Fce), prima forma di contatto con i molteplici attori presenti nell’area di operazioni. A ciò si aggiunge l’attivazione del Centro di controllo evacuazione preposto a coordinare gli assetti interforze impiegati, nonché un Posto comando per il comando e controllo dell’intera Non combatant evacuation operation (Neo).


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