I ministri degli Esteri della Nato si sono ritrovati a Riga per dare il via formale al processo di definizione del nuovo Concetto strategico. Tra la pressione russa sull’Ucraina e la crisi migratoria dalla Bielorussia, grande attenzione è stata dedicata alle sfide da est, con un botta e risposta a distanza tra Stoltenberg e Putin. Tony Blinken ha riportato “l’impegno di ferro” di Biden per il rilancio dell’Alleanza. Per Luigi Di Maio numerosi bilaterali, compreso quello col turco Cavusoglu
La Nato è unita e pronta ad affrontare le sfide di Vladimir Putin e Alexander Lukashenko, tra l’aumento della pressione russa sull’Ucraina e l’utilizzo dei migranti per premere sull’Europa. È questo il messaggio che arriva da Riga, dove il segretario generale Jens Stoltenberg ha presieduto la prima riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza al di fuori di Bruxelles dallo scoppio della pandemia. Con Luigi Di Maio e colleghi c’era anche il segretario di Stato americano Tony Blinken, che ha riportato alla Nato “l’impegno di ferro” promesso da Joe Biden per il rilancio dell’Alleanza, sostenuto dalla recentissima Global Posture Review della Difesa Usa (che cambia poco).
L’agenda del vertice appariva corposa. Prima di tutto si è dato il via formale al processo di definizione del nuovo Concetto strategico dell’Alleanza, il documento che dovrà guidare il futuro adattamento della Nato a minacce in continua evoluzione. Il testo attuale risale al 2010, approvato al summit di Lisbona, quando ancora la Cina non era considerata una “sfida”, l’Isis non si era palesato, la Russia non aveva annesso la Crimea e le minacce cyber e ibride non avevano esplicato ancora il loro potenziale. Insomma, un mondo ben diverso, oggi ulteriormente complicato dalla pandemia. E così l’attesa cresce per il summit di Madrid, a giugno del prossimo anno, quando si dovrà approvare il nuovo Concetto strategico. Come notato da Stoltenberg, “dovrà tenere conto delle nuove realtà, comprese le azioni aggressive della Russia, una Cina più assertiva, tecnologie emergenti e dirompenti, e l’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza”,
Tra le “nuove realtà” va inserita anche la rinnovata ambizione dell’Unione europea sul fronte della Difesa comune. Per Stoltenberg la ministeriale è stata preceduta da una due-giorni tra Lettonia e Lituania, affiancato domenica da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, come segno di solidarietà agli alleati Nato e ai membri Ue nella regione baltica, e come passo per rafforzare ulteriormente la cooperazione tra le due organizzazioni. A poche settimane dalla presentazione della prima bozza di Strategic Compass, l’attenzione è ora sulla nuova dichiarazione congiunta Nato-Ue, necessaria ad allineare i rispettivi progetti strategici. Ormai la linea europea (sposata e sostenuta dall’Italia) è della “piena sinergia”, ragione per cui si lavora su come poter “intensificare il nostro lavoro comune, perché siamo più forti e più sicuri quando lavoriamo insieme”, ha spiegato il segretario generale della Nato.
Eppure, a dominare l’agenda della ministeriale è comunque stata l’attualità, quantomeno quella avvertita con particolare urgenza da Riga (e dalle altre capitali dell’Europa orientale). Focus dunque sul potenziamento militare della Russia dentro e intorno all’Ucraina, sulle azioni del regime in Bielorussia (con particolare attenzione al tema delle migrazioni usate come arma irbida) e al ruolo della Nato nel controllo degli armamenti. “La situazione in Ucraina e nei dintorni rimane fluida e imprevedibile – ha detto Stoltenberg – non ci sono certezze sulle intenzioni della Russia; assistiamo a una concentrazione di forze significativa e insolita, che è ingiustificata e inspiegabile, accompagnata da un’acuta retorica e disinformazione”. Noi, ha aggiunto, “siamo uniti nell’intenzione di far in modo che la Russia eviti ogni ulteriore azione aggressiva”.
A dare il tono del confronto è stato Vladimir Putin. Mentre i ministri della Nato si riunivano a Riga, il presidente russo rilanciava la “linea rossa” oltre la quale Mosca sarebbe “costretta” a intervenire, cioè il dispiegamento di capacità missilistiche dell’Alleanza in Ucraina. A rispondergli in serata è stato lo stesso Stoltenberg: “La Russia non ha nessun potere e non può interferenza nel processo politico” sull’ipotetico ed eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Sul fronte italiano, per il ministro Di Maio la ministeriale della Nato si è aperta ieri all’indomani della ministeriale di Barcellona tra Ue e vicinato meridionale. “L’Italia – ha scritto rientrando a Roma – continua a essere al centro, protagonista delle decisioni più importanti a livello globale”. A Riga sono stati molteplici i bilaterali. Con l’omologa britannica Liz Truss si è parlato anche di Indo-Pacifico. Tra i temi affrontati con la canadese Mélanie Joly c’è stata l’evoluzione della crisi in Etiopia, mentre con il lettore Edgars Rinkevics migrazioni e partenariato orientale. Faccia a faccia poi con il turco Mevlut Cavusoglu per parlare di cooperazione economica bilaterale e scambiarsi vedute sul futuro di Nato, Libia e Afghanistan. Di Maio ha inoltre fatto visita al contingente italiano stanziato nella base di Camp Adazi, parte di uno dei battlegroup dell’Alleanza Atlantica per la Difesa del fianco orientale.
Nota a margine: la ministeriale è stata utile anche per analizzare i primi risultati di una più profonda riflessione sull’uscita dall’Afghanistan, lo “Afghanistan lessons learned process”, lanciato a settembre con esperti militari, strategici, storici e società civile. Si tratta di trarre lezioni utili per la gestione delle future operazioni di crisis-management. Tra i primi suggerimenti emersi c’è la “valutazione attenta delle norme politiche e culturali della nazione ospitante e della capacità di quella società di assorbire capacity building and training“. Ieri si è concluso il mandato dell’ambasciatore Stefano Pontecorvo in qualità di senior civilian representative in Afghanistan. È stato tra gli ultimi a lasciare Kabul, tra i protagonisti delle complesse attività di evacuazione delle forze dell’Alleanza e dei collaboratori. Unanime l’apprezzamento via social da parte della Nato e dei suoi rappresentanti.