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L’industria del cinema e le prospettive per i giovani del settore

Di Luigi Tivelli e Riccardo Di Pasquale

L’industria è in grande fermento: nuove piattaforme, nuovi produttori, giovani talenti. Ma le istituzioni devono ripensare il sistema dei finanziamenti, non di tipo assistenzialistico ma mirato su progetti meritevoli. Il punto di Riccardo Di Pasquale, ad di Fenix Entertainment S.p.A., e di Luigi Tivelli, scrittore soggettista ed editorialista

Gli operatori economico-finanziari e gli osservatori di vicende economico-sociali dedicano all’industria del cinema e dei video meno attenzione di quanto essa mariterebbe: basti evidenziare che a Roma questa è la seconda industria dopo quella delle costruzioni, che ancora fatica a riprendersi dopo la crisi dovuta alla pandemia e i suoi gravi effetti. Il settore del cinema ha invece mostrato di saper rispondere molto bene: nell’ultimo anno e mezzo sono stati prodotti film interessanti nonostante la chiusura delle sale grazie alle grandi piattaforme, specie internazionali – comprese, tra le altre, Netflix, Sky e Amazon Prime – che hanno consentito il contributo al project financing anche di opere italiane.

La vitalità del nostro cinema è dimostrata dalla presenza di ben trenta film italiani alla mostra di Venezia e di una ventina fra film e serie italiane alla festa di Roma. In Italia in questi anni si sono consolidati i grandi produttori come, ad esempio, Medusa di Giampaolo Letta, e si sono affermate anche giovani case di produzione. Dopo la chiusura della sezione di credito cinematografico della BNL, Intesa San Paolo – guidata dalla figura manageriale esperta di Nicola Corigliano – è l’unico player rimasto a fornire un sostegno finanziario al settore a cui si affianca lo strumento del Tax Credit.

I produttori hanno dovuto apprendere al meglio le tecniche del project financing per sostenere economicamente i propri progetti. Crediamo tuttavia che questo non sia di per sé sufficiente: i giovani produttori, spesso abbastanza esperti di contenuti cinematografici ma meno di quelli finanziari, avrebbero bisogno di forme diverse di appoggio e sostegno. È questo un tema che dovrebbe essere posto con forza all’attenzione dei grandi player istituzionali del mondo della cinematografia.

Per fortuna nell’ordinamento istituzionale del cinema, diversamente da quanto avviene in altri ordinamenti settoriali pubblici, operano alcuni soggetti competenti, in vari casi appassionati e dotati anche di una certa esperienza, come il ministro della cultura Dario Franceschini che ha sviluppato forti competenze nel settore, il direttore generale del cinema Nicola Borrelli e l’amministratore delegato di Cinecittà S.p.A. Nicola Maccanico. Quest’ultimo dovrà essere il pivot per l’indirizzo e la gestione degli oltre 300 milioni di euro che il Pnrr destina alla finalità di fare di Cinecittà un grande hub italiano ed europeo.

Inoltre, la Cassa Depositi e Prestiti metterà a disposizione i cespiti immobiliari, i molti ettari di terreno contigui a Cinecittà di cui è proprietaria. Questo apre grandi prospettive per il cinema italiano e probabilmente anche per una parte di quello europeo. A Roma negli ultimi anni, oltre al Centro Sperimentale di Cinematografia e all’Accademia Silvio D’Amico, sono sorte importanti accademie, tra cui la Rufa (Rome Academy of Fine Art) e la GianMaria Volonté, soltanto per citarne alcune, che hanno generato una fioritura di giovani produttori, registi, attori e altri soggetti operanti nel mondo del cinema.

Un notevole sviluppo si riscontra anche a Milano, non soltanto per la diffusione di importanti corsi anche in università private e di nuove accademie, ma per gli interessanti progetti in corso, quale quello della città della Musica: un settore che ha molte contiguità con quello del cinema. Di non poco rilievo è la nascita di accademie, nuovi e sperimentati registi e attori a Napoli, dove il settore si sta integrando con quello digitale e delle nuove tecnologie, così come avviene a Roma. A Napoli la presenza di Gaetano Manfredi, il nuovo sindaco molto attento al mondo della cultura e che è stato un ottimo rettore e un buon ministro dell’università, può favorire lo sviluppo di nuove prospettive anche nei settori del cinema e affini.

Pertanto, nei prossimi anni è da attendersi un nuovo sviluppo dell’industria cinematografica anche grazie alla diffusione in essa, e tra i produttori che in essa operano, di una nuova cultura finanziaria. Tale sviluppo sarà ancora più rilevante se le istituzioni penseranno a introdurre nuove forme di sostegno creditizio e finanziario, non di tipo assistenzialistico, ma mirato su progetti meritevoli nel campo dell’audiovisivo, in cui assistiamo a una grande fioritura di videomaker, moltissimi dei quali giovani, seri, impegnati e competenti.



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