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Da Meryl Streep a Orhan Pamuk, l’appello degli artisti contro il regime cubano

Più di 300 artisti, scrittori ed intellettuali di fama internazionale hanno firmato una dichiarazione congiunta di Pen International, Artists at Risk Connection di Pen America e Human Rights Watch a favore degli artisti cubani arrestati arbitrariamente nell’ultimo anno

“Noi, artisti di tutto il mondo, ci solidarizziamo con i nostri colleghi cubani. Come giornalista e scrittrice credo nella denuncia e nell’opposizione ai governi, credo che se un intellettuale, uno scrittore o un artista si alza contro un governo fa un compito indispensabile. Non deve sorprendere che alcuni vogliano silenziarci quando siamo voce di chi, in un altro modo, non sarebbe ascoltato. Hanno paura della verità perché, una volta svelata, non si può nascondere o contenere”. Con queste parole la messicana Elena Poniatowska, vincitrice del premio Cervantes nel 2013, tra molti altri riconoscimenti, ha spiegato la sua posizione contro il regime cubano.

Poniatowska, insieme ad altri 300 artisti di fama internazionale, hanno lanciato un appello alle autorità di Cuba perché siano liberati tutti gli artisti arrestati arbitrariamente nell’isola durante quest’anno di proteste.

Dall’attrice americana Meryl Streep al premio Nobel per la Letteratura turco Orhan Pamuk, ma anche Mario Vargas Llosa, Isabel Allende, Paul Auster, Zadie Smith, J. M. Coetzee, Jules Feiffer, Chimamanda Ngozi Adichie e Bianca Jagger. Sono tutti firmatari di una dichiarazione congiunta su Cuba del PEN International, Artists at Risk Connection de PEN America e Human Rights Watch.

In questo appello viene richiesto al governo cubano di rispettare la libertà di espressione, liberare gli artisti che sono stati arbitrariamente detenuti, fare decadere le accuse penali abusive e permettere a chi è stato costretto all’esilio di tornare a Cuba.

Nella dichiarazione i firmatari chiedono al governo cubano di rispettare il ruolo fondamentale dell’arte e degli artisti nella società, e di porre fine immediatamente alla repressione contro chi esprime critiche politiche e sociali.

A fine novembre del 2020, circa 300 artisti hanno manifestato a La Habana per chiedere più rispetto verso la libertà di espressione. Questa iniziativa è stata l’inizio di una serie di proteste, le più grande all’isola dal 1959.

Molti dei partecipanti, tra cui gli interpreti della canzone diventata simbolo delle proteste, “Patria e Vita, sono stati arrestati e devono rispondere ad accuse “ingiuste e infondate […] altri sono soggetto di processi penali arbitrari o sono stati costretti ad andare via dal Paese”, si legge nel documento. Le autorità cubane accusano agli organizzatori delle proteste di essere agenti addestrati e finanziati dagli Stati Uniti per provocare un cambio di regime a Cuba.

“Arrestare artisti o forzarli ad esiliarsi per sempre dalla loro creazione artistica – hanno aggiunto gli intellettuali -, delle loro parole e idee, è un atto abusivo e inumano”.



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