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Merz alla Cdu è un’occasione per l’Italia (e Salvini)

In Germania un argine allo slittamento a destra. In Europa un balsamo per il popolarismo. E in Italia… Ci sono tre buone notizie dalla designazione di Friedrich Merz come presidente della Cdu. E una riguarda da vicino Matteo Salvini. Il commento di Paolo Alli

La designazione di Friedrich Merz come prossimo Presidente da parte della base Cdu è una buona notizia per la Germania, per l’Europa e, forse, per l’Italia.

Dopo la fine dell’era Merkel e le non felicissime parentesi di Akk e Armin Laschet, la sonante sconfitta elettorale ha chiamato una Cdu crollata ai minimi storici ad una decisione fondamentale per il proprio futuro. La base del partito ha sottolineato l’importanza di tale scelta con una massiccia partecipazione al voto del 18 dicembre per la designazione del prossimo Presidente (250.000 iscritti su 400.000), scegliendo Friedrich Merz con una maggioranza schiacciante del 62%. Una scelta che non si presta a equivoci, per una Unione senza alcuna tentazione di cedimento a derive di alcun genere.

Merz, già in più occasioni oscurato dallo strapotere di Angela Merkel, rappresenta certo l’anima conservatrice del partito, ma ciò può avere, in questo complesso momento, una serie di implicazioni positive.

Per la Germania…

Chiamata all’opposizione per la prima volta dal 2005, la base dell’Unione dà un segnale inequivocabile per una solida collocazione nel centrodestra. Del resto, il composito governo tedesco attuale avrà certamente più di un problema nel prosieguo del suo mandato e la Cdu deve rafforzarsi per poter rappresentare una alternativa reale.

D’altra parte, proprio perché alfiere dell’ala conservatrice, Merz non cederà a tentazioni di slittamento a destra, dove i neonazisti di Afd hanno già eroso una parte dei consensi del partito. Anzi, è altamente probabile che la sua presidenza riporti a casa una parte non irrilevante di questi elettori. Con il risultato non di spostare ulteriormente a destra la politica tedesca, come qualcuno potrebbe immaginare, bensì di ancorarla ancora più saldamente al centro.

…Per l’Europa

Una Cdu che conferma la propria vocazione al popolarismo europeo, da sempre ancorato al centrodestra, è una buona notizia per il Ppe, accusato di cedimenti verso la sinistra. Il gruppo dei Popolari, ancora forza di maggioranza relativa nel Parlamento europeo, è stretto tra il proprio sostegno alla maggioranza-Ursula e una destra variegata ma numericamente rilevante, pronta ad approfittare del ruolo di opposizione per aumentare il proprio consenso. Uno scenario, in fondo, non dissimile da quello italiano. La Cdu rappresenta pur sempre l’azionista di maggioranza del Ppe, dunque, Merz farà certamente da guardiano contro qualsiasi tentazione di scivolamento a sinistra, rappresentando, a sua volta, un interlocutore credibile anche per partiti oggi posizionati a destra ma che condividono gran parte dei valori popolari.

E per l’Italia?

Matteo Salvini ha più volte dichiarato di non essere interessato a un Ppe che si sposta a sinistra, ma di non avere preclusioni ad un dialogo con un popolarismo saldamente ancorato nel terreno del centrodestra. Le evidenti difficoltà del suo tentativo di creare una nuova aggregazione delle destre europee, insieme alla prospettiva di una guida Merz della Cdu dovrebbero convincerlo a quel cambio di direzione auspicato da tempo da Giancarlo Giorgetti, ma anche da una parte importante del gruppo degli europarlamentari leghisti (che, ad ogni buon conto, ha perso per strada 4 deputati, passando dai 28 di inizio legislatura ai 24 attuali).

Se il segretario della Lega saprà cogliere l’opportunità di una Cdu a guida Merz, potranno aprirsi scenari interessanti anche per il nostro Paese, dove Salvini deve decidere se completare la svolta moderata iniziata con il sostegno al governo Draghi.

Se lo farà, non sono certo che ciò sarà molto gradito a Forza Italia che, per quanto ridotta ai minimi termini, ha sempre preteso di essere l’unica forza a rappresentare in Europa il popolarismo italiano, dimenticando che la gran parte dei propri elettori storici è confluita proprio nella Lega. Ma una Lega più saldamente ancorata al centro anche in Europa sarebbe assai più attrattiva per molti degli elettori che hanno deciso di rifugiarsi nell’astensionismo, e potrebbe paradossalmente riportare a casa voti scivolati alla sua destra, proprio come probabilmente accadrà allo stesso Merz in Germania.

Sono tutte ipotesi, ovviamente, ma la politica, in quanto realtà complessa, è spesso caratterizzata da effetti domino. Ai protagonisti capire dove è meglio spostare le pedine, prima che esse spostino loro. Magari mettendoli fuori scena.



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