Abbassare le tensioni. È il principale obiettivo auspicato da Alessandro Minuto Rizzo per l’esito del vertice Nato-Russia sulla crisi ucraina in programma il 12 gennaio. Intanto, la riunione virtuale tra i ministri degli Esteri dei Paesi Nato di venerdì sarà il momento per decidere quali punti presentare all’incontro del 12
In vista del vertice Nato-Russia per discutere del dossier Ucraina l’obiettivo tra le parti dovrà essere quello di diminuire le tensioni. Come auspica ad Airpress il presidente della Nato Defense college foundation, Alessandro Minuto Rizzo, già segretario generale delegato della Nato dal 2001 al 2007. Il dialogo tra Washington e Mosca e la crisi con Kiev saranno i temi al centro della settimana di incontri diplomatici prevista dal 7 gennaio. La ministeriale di venerdì sarà il momento per decidere quali punti presentare all’incontro Nato-Russia del 12 gennaio. Il 10 gennaio è previsto, inoltre, un incontro tra il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, e il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba. La settimana diplomatica si concluderà con la riunione dei capi di Stato maggiore della Difesa degli alleati. Nel frattempo anche la Finlandia torna a ragionare sulla Nato. Per ora solo a parole, visto che il tema è stato sollevato nel discorso di fine anno del presidente Sauli Niinistö, ma insiste su un nervo sensibile per Putin. Un avvertimento alla Federazione Russa forse, come suggerisce Minuto Rizzo. Anche perché la questione di Helsinki nell’Alleanza è stata negli anni più volte affrontata internamente, senza mai concretizzarsi, quindi gli storici buoni rapporti intrattenuti con Mosca da parte della Finlandia e la sua posizione di Paese neutrale fanno supporre che lo Stato scandinavo non abbia interesse a cambiare lo status quo.
Mercoledì prossimo la Nato e la Russia si incontreranno a Bruxelles per un vertice sulla questione ucraina. Cosa dobbiamo aspettarci?
Secondo me sarà “abbastanza in linea” con quanto fatto fino ad ora. Ci sono stati due incontri telematici tra il presidente Usa, Joe Biden, e quello russo, Vladimir Putin, e poi vi è l’incontro previsto tra gli Stati Uniti e la Russia a Ginevra nei prossimi giorni a livello dei ministri degli Esteri. Tale riunione tra l’altro avverrà virtualmente e non di persona il che non dà un senso di gravità straordinaria. Mi sembra che la Nato in parallelo si consulti sullo stesso tema in più circostanze e con più interlocutori. Se la Russia invadesse l’Ucraina sono note le gravi conseguenze e le pericolose soluzioni che potrebbero essere adottate, dunque è meglio che non lo faccia. In questo contesto non si può inoltre dimenticare il principio per cui l’Ucraina sia libera di fare quello che vuole, eventualmente anche fare domanda di ingresso alla Nato e non sta alla Russia decidere. Il che non significa che il consiglio dell’Alleanza Atlantica accetti questa eventualità, ma era per sottolineare il diritto ucraino di chiedere e di fare ciò che vuole in politica estera. Nel corso del dialogo con Mosca immagino si converrà sul diminuire le tensioni e lo scopriremo presto.
Sono giornate calde sul fronte diplomatico, la telefonata tra Stoltenberg e l’Alto rappresentante dell’Ue Borrell in vista del vertice con la Russia, e poi l’arrivo dello stesso Borrell in Ucraina per visitare la linea di contatto con i separatisti filo-russi. L’Europa questa volta ha impostato la questione con l’attivismo giusto?
È molto difficile da dire. Mentre gli Stati Uniti rispondono a un unico governo, l’Unione europea è diversa perché rappresenta la voce di 27 diversi Stati membri. Josep Borrell rappresenta in questo senso la linea mediana dell’Ue. Non è la prima volta che l’Unione europea parla della questione ucraina, ed è giusto che ascolti il punto di vista di Kiev. Tuttavia, va ricordato che l’Ue non incontra un grande prestigio in Russia, come ha dimostrato anche l’incontro dell’anno scorso in occasione del quale Borrell si fece “maltrattare” in diretta televisiva dal ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, che definì l’Unione “inaffidabile”. Pertanto, vi è l’impressione che mentre la Nato sia vista con timore e rispetto da Mosca, Bruxelles d’altra parte non venga vista come una potenziale minaccia militare e politica ma più che altro come una potenza economica, che è diverso. Dunque credo che se al posto di Borrell fosse stato Stoltenberg a recarsi in Ucraina ci sarebbe stata maggiore possibilità di un contenzioso.
Secondo lei, la Russia potrebbe discutere l’architettura di sicurezza dell’Europa? E se così fosse, l’Ue non potrà essere uno spettatore neutrale, come hanno fatto già sapere da Bruxelles…
Questa tematica dell’assetto di sicurezza dell’Europa ancora una volta non è una novità. Storicamente nell’atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del 1975, noto anche come l’atto finale di Helsinki, si parlava già di questo tema che ora i russi ripropongono. Sempre in riferimento al timore di accerchiamento da parte di Mosca e alla necessità di proteggersi dalle potenze della Nato, non è nuovo che la Russia utilizzi tutte le possibili mosse diplomatiche per preservare il proprio “spazio vitale”. Bielorussa e Ucraina, dunque, nella prospettiva russa rimangono in qualche modo delle zone di forte influenza storica. Non credo andrà molto lontano questo discorso sull’ordine europeo da parte di Mosca.
Quando si sono incrinati i rapporti Nato-Russia?
Facendo qualche passo indietro nella storia, dopo il crollo dell’Urss, si parlò di un avvicinamento tra la Russia e l’occidente, e addirittura ad un certo punto si accennò l’ipotesi che potesse entrare nella Nato. Tant’è che nel maggio del 2002 nella base dell’aeronautica militare di Pratica di Mare, si firmò un impegno di collaborazione tra Washington e Mosca e sembrava l’inizio di un processo di avvicinamento tra le due. All’inizio del nuovo millennio si era dunque aperta una buona finestra di opportunità per la collaborazione Nato-Russia, ma poi l’allargamento dell’Alleanza ad est, ai Paesi baltici, alla Polonia e all’Ungheria ha nuovamente incrinato i rapporti e sono venuti a galla dei problemi di contenzioso. Infatti in Polonia e nei i Paesi baltici c’è un certo revanscismo storico verso la Russia perché ci sono vecchi rancori, anche comprensibili, dal momento che le tre repubbliche baltiche erano repubbliche sovietiche e la Polonia era nel patto di Varsavia.
Ambasciatore, perché la Finlandia torna a interessarsi alla Nato?
L’adesione dei Paesi “neutrali” della Scandinavia alla Nato, in particolare Finlandia e Svezia, non è una novità. È riemersa nel discorso di Capodanno del presidente della Repubblica. Tuttavia, nel corso degli anni, il Paese scandinavo si è posto varie volte il problema se aderire all’Alleanza Atlantica. Poi però è sempre rimasto indeciso, e fino ad oggi possiamo dire che a prevalere siano state le forze neutraliste. Non credo che rispetto al passato siano sorte nuove necessità che rendano l’adesione più vicina. La dichiarazione del presidente Niinistö rimane nell’ambito delle possibilità, e non rappresenta, ancora, una decisione definitiva.
Come sono i rapporti del Paese con la Russia?
Dobbiamo tenere presente che, storicamente, il Paese ha intrattenuto ottimi rapporti con la Russia. Per Helsinki aderire alla Nato significherebbe andare contro una tendenza storica della propria politica estera, che l’ha vista mantenere buoni rapporti con il potente vicino, in particolare durante l’era dell’Unione Sovietica. Nonostante ciò, la visita del segretario generale Jens Stoltenberg a Helsinki a fine ottobre 2021 è stata l’occasione per riaccendere il dibattito nel Paese. In un certo senso, il messaggio della Finlandia potrebbe essere, più che altro, un avvertimento ai russi: qualora Mosca si rivelasse troppo aggressiva, è sempre presente la possibilità (di riserva) di una adesione alla Nato. Però, ripeto, non la vedo ancora un’opzione imminente.
Helsinki già ha rapporti costanti con l’Alleanza…
Finlandia e Svezia, che non sono membri Nato, fanno entrambe parte della “Partnership for Peace” (PfP), il partenariato per la pace, e mantengono continui rapporti con l’Alleanza. Io stesso ho partecipato a riunioni della Nato con la Svezia e la cosa non ha mai destato particolari preoccupazioni. Inoltre, entrambi i Paesi scandinavi dispongono di una rappresentanza presso la Nato. Dunque, non è che ci sia una mancanza di rapporti, ma semplicemente sono di carattere diverso dall’adesione formale. C’è poi una nota paradossale a questo ragionamento: con il dibattito in corso su un possibile attacco russo contro Kiev, che per due volte è stato al centro degli incontri tra il presidente Biden e Putin, alcuni analisti hanno invocato una “finlandizzazione” dell’Ucraina. Ecco, dopo la presa di posizione di Helsinki, questi auspici risultano financo comici.
La Finlandia non è l’Ucraina. Tuttavia, che effetto potrebbero avere nel lungo periodo su Mosca le parole di Niinistö?
La Finlandia non ha attualmente controversie territoriali con la Russia. Ricordiamo dai libri di storia la guerra d’inverno nel 1939-1940 dove Helsinki perse alcune province. Quanto alle tensioni in Ucraina, il Paese scandinavo auspica credo, come il resto del continente d’altronde, che non si arrivi a una guerra. Perché se ci fosse un conflitto avrebbe delle ripercussioni negative e obbligherebbe a prendere delle forti decisioni quali sanzioni, chiusura di frontiere, ecc. Io stesso ritengo che la guerra non ci sarà, e che le tensioni siano piuttosto la “maniera russa” per contare di più a livello internazionale. D’altra parte, che la Nato non si debba avvicinare troppo ai confini russi è una questione ribadita da tempo. Anche perché, va sottolineato che Mosca vive storicamente un complesso di accerchiamento da parte del nemico.
La Finlandia è comunque un membro Ue, e molti altri Paesi europei sono già membri Nato.
Salvo l’Austria e pochi Paesi neutrali, sono moltissimi gli Stati dell’Unione europea al contempo membri della Nato. La Finlandia ancora parla di possibile adesione all’Alleanza, ma concretamente non l’ha richiesta. È una possibilità, e viene espressa oggi in maniera più esplicita che in passato. Però teniamo conto che la Finlandia è un piccolo Paese di cinque milioni di abitanti, molto democratico e civile, ma non in grado di spostare a mio avviso gli equilibri di forza d’Europa.
La Russia e i paletti sull’espansione della Nato. Anche questo è un tema ricorrente…
Ci sono due tesi contrapposte a riguardo. Da una parte, l’opinione espressa più volte anche ufficialmente sia dai governi europei sia dagli Stati Uniti, per la quale ogni Paese ha il diritto di fare le proprie scelte. Nel senso che se uno Stato chiede in maniera ufficiale, aperta e democratica di aderire alla Nato, quest’ultima ha tutto il diritto di considerare questa richiesta. Dall’altra parte, negli ultimi quindici anni, si è fatta strada una posizione che vede la Nato come un’alleanza ostile per natura nei confronti della Russia. Per cui, in sostanza, l’Alleanza Atlantica non dovrebbe annettere dei Paesi che facevano storicamente parte dell’Urss. Come a dire che la vecchia Unione Sovietica resta tuttora un territorio in cui la Nato non dovrebbe mettere piede. Tra queste due tesi contrapposte, mi viene da dire che è quanto mai il momento della diplomazia.