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Alcuni pessimi risultati del governo del Fare

Questo commento è stato pubblicato ieri sul Giornale di Vicenza

Ma guarda un po’, nella fretta del “fare”, nome di battesimo e di battaglia anche del decreto-legge su cui il governo ha posto la fiducia, è saltato il tetto allo stipendio dei grandi manager pubblici. Non c’è limite né alla ricchezza né alla decenza. “Ma lo rimetteremo al Senato”, assicurano, imbarazzati, esponenti della maggioranza. E’ stata solo una svista, nell’epoca in cui ai pensionati da mille euro al mese – e meno ancora! – viene fatto l’esame del sangue, con l’obbligo di pronta restituzione di eventuali spiccioli incassati in più per colpa di leggi scritte coi piedi o applicate a naso? Solo una sbadataggine, questa dei compensi d’oro salvati, quando per organizzare l’Expo di Milano si dovrà ricorrere a contratti flessibili per il prevedibile esercito di poveri, nel doppio senso, precari? Solo un peccato veniale, nei giorni in cui si scopre che i partiti non hanno ancora abolito lo sconcio del finanziamento pubblico a se stessi, dopo che ad abolirlo erano stati gli italiani col referendum, vent’anni fa?

Ma no, nessun sospetto, niente dietrologia. E’ successo che in uno dei tanti emendamenti in ballo una manina generosa o almeno distratta ha aggiunto la parola “non” all’estensione del tetto per i dirigenti di servizi pubblici come Poste, Ferrovie, Anas e così via. E perciò, ad alcuni deputati della commissione Bilancio che si sono accorti della sorpresina e l’hanno subito denunciata, il governo ha garantito che l’errore sarà corretto a palazzo Madama. Un’altra manina più equa e premurosa sbianchetterà il “non” e l’incidente sarà archiviato come il sogno di una notte, anzi, di un pomeriggio di mezza estate.

Eppure, è curioso che a poter sognare siano sempre e soltanto gli intoccabili, mentre ai pensionati non protetti da alcuna manina né distratta né premurosa tocchino gli incubi della crisi. Perché quando si sbaglia, si sbaglia sempre a favore di quelli che meno soffrono e meglio possono sopportare i sacrifici per tutti? Perché quando bisogna colpire con la scure – e bisogna, sia chiaro -, si vuole “vincere facile”, andando a pescare tra i lavoratori che hanno lavorato tutta la vita o tra i giovani lavoratori che vorrebbero poter lavorare tutta la vita?

L’amara realtà è che questa politica piena di promesse, ma priva di visione, ha smarrito anche il più elementare senso di giustizia. E perciò quando deve tassare o tagliare spese, va alla cieca, e chi trova, trova. Mai che si trovino i privilegiati: casta non morde casta. Non “decreto del fare”, ma del “fare la cosa giusta” dovrebbe preoccuparsi il governo.

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