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Usa e Ue distanti sull’Ucraina. Ma intanto qualcosa si muove…

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

La situazione in Ucraina mostra le crepe all’interno del sistema euroatlantico su cosa fare con la Russia. È lo stesso presidente Biden ad ammettere certe distanze, e intanto in Europa…

Una telefonata a Kiev e una a Parigi: mercoledì sera il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha sentito gli omologhi di Stati Uniti e Francia alla viglia della riunione del Quad transatlantico a Berlino che vedrà impegnati, assieme a questi due, la ministra tedesca Annalena Baerbock e il minister britannico James Cleverly (al posto della segretaria Liz Truss, in viaggio in Australia).

Al centro dei colloqui con Antony Blinken e Yves Le Drian, inevitabilmente, l’Ucraina, con i timori occidentali per un’invasione russa. È la ragione che ha spinto il Segretario di Stato americano a organizzare in fretta un viaggio in Europa: Kiev, Berlino, Ginevra (per un faccia a faccia con l’omologo russo Sergej Lavrov) e infine Bruxelles per il Consiglio affari esteri di lunedì.

A Blinken, che ha evidenziato il ruolo cruciale di Italia, Nato e Unione europea per la sicurezza del Vecchio continente, Di Maio ha ribadito l’opportunità di proseguire, dopo lo svolgimento della riunione del Consiglio Nato-Russia la scorsa settimana, negli sforzi per avviare un processo di interlocuzione politica con Mosca, e sottolineato la necessità di assicurare a tal fine il coordinamento tra alleati per elaborare una risposta unitaria, equilibrata e proporzionata che scoraggi ulteriori tensioni tra Russia e Ucraina. Infine, ha espresso l’auspicio di un costante coordinamento anche tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sul dossier. Con Le Drian, invece, ha augurato che tutte le parti proseguano negli sforzi per favorire una soluzione diplomatica, impegnandosi in un processo di dialogo politico costruttivo.

Come ha riconosciuto anche il presidente statunitense Joe Biden, la Nato non ha una posizione unitaria sull’Ucraina. E questo il leader russo Vladimir Putin lo sa bene. E ne sta approfittando sia per le sue manovre al confine ucraino (specialmente sul fronte bielorusso), sia per tentare di spaccare il fronte occidentale. L’obiettivo di Putin è d’altronde di usare la questione ucraina anche come leva per approfondire il dialogo bilaterale con Washington. Per due volte, ad aprirle e a dicembre 2021, l’aumento dei dispiegamenti militari sul bordo ucraino ha portato a un colloquio diretto con Biden: ora il Cremlino non esclude che ci possa essere un nuovo colloquio tra leader, ma solo dopo che gli Stati Uniti avranno risposto alle richieste russe sulle garanzie di sicurezza. Mercoledì Mosca ha dato una sorta di ultimatum: “È iniziato il conto alla rovescia” per l’accettazione da parte della Nato delle richieste dichiarate, dice il Cremlino. “L’Occidente o accetta le nostre proposte o si troveranno altri modi per salvaguardare la sicurezza della Russia”.

È esattamente in questo scenario che vanno inquadrate le parole di Emmanuel Macron durante il suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Il presidente francese ha spiegato che nelle prossime settimane dovrà essere finalizzata la proposta europea per la realizzazione di un “nuovo ordine di sicurezza e di stabilità. Dobbiamo costruirlo tra europei, poi condividerlo con i nostri alleati nel quadro della Nato, poi in seguito proporlo durante i negoziati con la Russia”, ha aggiunto parlando anche di “dialogo con la Russia” e racconta la sua visione di un’“Europa come potenza di pace e di equilibrio”. Parole che unite ai silenzi sulle tensioni tra Lituania e Cina sembrano dimostrare che il gollista Macron è deciso a raccogliere l’eredità dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel come leader dell’Unione europea e nell’appeasement con quelle potenze che la Nato definisce le principali minacce.

Macron chiede un dialogo parallelo Ue-Russia, ma non solo potrebbe causare tensioni con gli Stati Uniti e potrebbe avere scarso impatto sostanziale: la Russia vuole un dialogo diretto con gli Stati Uniti e il rafforzamento al confine è stato creato da Putin per rompere anche il fronte euroatlantico. A Mosca potrebbero essere poco interessati alla proposta di Parigi.

Inoltre, la posizione potrebbe essere difficile da accettare per l’Europa orientale, dove Paesi come Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia potrebbero percepire queste distanze come spaccature. Secondo il Wall Street Journal, i tre stati baltici hanno ricevuto il via libera da Washington per inviare a Kiev rinforzi militari — Made in Usa, e dunque soggetti per contratto di acquisto alla burocrazia americana per qualsiasi riposizionamento. Si tratta di missili anticarro, simili a quelli che sta inviando da tre giorni il Regno Unito. Il governo statunitense sarebbe inoltre intenzionato a inviare cinque elicotteri da traportato Mi-17 agli ucraini (che già operano con questi mezzi di fabbricazione russa).

È stato lo stesso presidente Biden a parlare di crepe nella Nato quando si tratta di fino a che punto alcuni Paesi europei sono disposti a spingersi nel punire Putin per l’aggressione contro l’Ucraina. Tuttavia l’americano stesso ha parlato di “sanzioni economiche severe” e continuare a tenere la linea non militare di reazione esposta da Blinken settimane fa — un conto è fornire armamenti, un altro è essere coinvolti in combattimenti. Biden si è anche lasciato sfuggire un commento sulla possibilità che “un’incursione minore” russa, probabilmente riferendosi all’annessione del Donbas, avrebbe comportato una risposta minore. Da Kiev, Matthew Chance della CNN ha detto che i funzionari ucraini “hanno guardato quelle osservazioni con orrore”.



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