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Non solo BoJo. Un Partygate (con tapas) colpisce la politica di Hong Kong

Caspar Tsui, ministro dell’Interno di Hong Kong, è stato costretto alle dimissioni dopo esser risultato positivo al Covid, contratto molto probabilmente ad una festa in un bar spagnolo di tapas mentre era in vigore la raccomandazione di evitare assembramenti

Non solo il premier britannico Boris Johnson è in difficoltà per avere organizzato e partecipato ad una festa, violando le normative anti-Covid. Anche a Hong Kong diversi funzionari del governo, legislatori e ministri sono finiti in uno scandalo per avere festeggiato in un locale, nonostante le raccomandazioni delle autorità, cioè, loro stessi, di evitare assembramenti per la crisi sanitaria.

Almeno sei politici di Hong Kong erano ad una festa di compleanno in un bar spagnolo di tapas lo scorso 3 gennaio, insieme a circa 200 persone, che si è trasformata in un focolaio di Covid-19.

Tra loro c’era il ministro dell’Interno, Caspar Tsui, costretto alle dimissioni dopo essere risultato positivo al virus. In un comunicato ha dichiarato: “Come una delle principali autorità nella lotta contro la pandemia, non ho dato il miglior esempio con questo focolaio” […] Ho presentato le mie dimissioni al capo del governo e lascerò il mio incarico oggi”.

Caspar Tsui era uno dei politici più promettenti del partito Democratic Alliance for the Betterment and Progress of Hong Kong (Dab), sostenuto da Pechino. Questo scandalo è un duro colpo contro il governo di Carrie Lam, che è a fine mandato e dovrebbe seguire le rigide normative della politica zero Covid imposte dalla Cina.

Tre giorni prima della festa, le autorità avevano ribadito la necessità di evitare assembramenti e contatti non necessari per contenere la diffusione della variante Omicron. La lista di invitati, tra cui c’erano capi della polizia, della migrazione e dell’organismo anti-corruzione, è diventata pubblica dopo i primi casi di contagio.



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