Skip to main content

Polonia, Pegasus e crisi geopolitica. Un’impresa degna di Ercole

Per rimettersi in sella il governo di Varsavia deve riprendere il controllo della situazione, gestire una crisi geopolitica lungo il confine ucraino, cercare alleati affidabili in Europa in chiave anti-russa, parare i colpi dell’opposizione, ricompattare la (malandata) maggioranza parlamentare. L’analisi di Giulia Gigante

Il caso del software israeliano Pegasus, utilizzato per sorvegliare i telefoni di Krzysztof Brejza (ex capo dello staff elettorale di Piattaforma Civica nel 2019), dell’avvocato Roman Giertych, (legale difensore di alcuni politici dell’opposizione) e del procuratore Ewa Wrzosek, orbita attorno alla figura dell’eccentrico Paweł Kukiz (in foto), attuale promotore di una commissione parlamentare speciale per far luce sull’accaduto, e inconsapevole protagonista di una bomba mediatica sganciata da TVN.

Venerdì 28 gennaio, il programma “Black on White” rende pubblica una conversazione strettamente riservata tra Kukiz e il suo collega di partito Artur Groc. È stato proprio quest’ultimo a registrare la telefonata, in cui il leader di Kukiz in 15 minuti si sbottona sulla dipendenza del governo di Morawiecki dai suoi tre parlamentari al Sejm, addita i deputati di Diritto e Giustizia dandogli degli “yuman”, ovvero dei ladri, disposti a “corrompere” e “assoldare” i colleghi d’Aula attraverso appetibili versamenti in denaro.

La decisione di Groc di registrare la telefonata con Kukiz è stata presa per “garantire” suo figlio Mateusz, a seguito della protesta scoppiata ad agosto contro “lex TVN”, proprio davanti al Sejm. Dobromir Sośnierz, deputato del partito di estrema destra Konfederacja, dopo essersi astenuto dal voto in aula e una volta varcato l’uscio del parlamento, è stato aggredito verbalmente e strattonato da un uomo incappucciato. Mateusz Groc, appunto, che quel giorno lavorava sui furgoni di Polsat, e che giustificò l’attacco a Sośnierz, in quanto la sua astensione aveva determinato “l’approvazione di una legge che limita la libertà di stampa e di espressione in Polonia”. Due giorni dopo, l’azienda televisiva Telewizja Polsat, ha cestinato il suo contratto e provveduto al licenziamento in tronco.

Ragion per cui, Groc padre ha registrato il confronto telefonico con Kukiz, al fine di ottenere un peso contrattuale nella tutela mediatica e politica del figlio Mateusz.

“Kaczyński è un tipo tosto, controlla i tribunali, la procura, la televisione di stato, ma la sua maggioranza all’interno del Sejm è debole; perciò, non gli resta altro da fare che comprare i suoi alleati”. Sono solo una residuale parte delle registrazioni mandate in onda su Black on White, ma che hanno istantaneamente compromesso il suo rapporto con il PiS (Prawo i Sprawiedliwość). Kukiz ha reciso qualsiasi forma di interlocuzione con TVN, da cui pretende non solo le scuse, ma anche la pubblicazione integrale dell’intera telefonata, per frenare l’eccesso di strumentalizzazione politica in atto, e dovuto alla scelta frammentaria e non casuale dei passaggi selezionati e trasmessi dal talk politico.

Ora, torniamo alla faccenda Pegasus. Il 17 gennaio, il presidente della commissione speciale del Senato sulla sorveglianza illegale, Marcin Bosacki, ha inviato tre inviti. I destinatari sono il ministro dell’Interno e il coordinatore dei servizi segreti Mariusz Kamiński, l’attuale capo della Centralne Biuro Antykorupcyjne (ufficio centrale anti-corruzione) Andrzej Stróżny, e dulcis in fundo l’ex capo del Bureau Ernest Bejda. Ma la triade del PiS ha respinto l’invito. La Commissione è venuta a conoscenza che l’acquisto del programma Pegasus è stata opera della stessa Cba, tramite una sovvenzione mirata del Fondo di Giustizia, e che la transizione fu resa possibile grazie all’intermediazione della società Matic.

L’assenza ingiustificata di Kamiński, ha provocato la reazione del presidente Bosacki, il quale elenca i motivi che avrebbero dovuto spingere il ministro a presenziare ai lavori della commissione.

“Innanzitutto, i membri del Consiglio dei ministri sono obbligati a fornire informazioni e spiegazioni su richiesta delle commissioni permanenti e straordinarie del Sejm e del Senato, riguardo le questioni che rientrano nel loro campo d’azione”, ha affermato Bosacki, aggiungendo che “il modo in cui i doveri costituzionali e statutari degli organi dello Stato nei confronti del Senato devono essere eseguiti è determinato dal regolamento interno del Senato, che in questo caso Kamiński ha violato”.

Però, il ministro dell’Interno nutre forti dubbi sulla legittimità della stessa commissione. Kamiński rispolvera i governi PO-PSL (Piattaforma Civica e Partito Popolare Polacco), perché già allora i media riferirono dell’acquisto, da parte dei servizi, di un moderno programma informatico per l’esercizio del controllo operativo. E nessun membro dell’ex fronte d’opposizione ha gridato allo scandalo. Invece, oggi, gli attivisti e i rappresentanti di Piattaforma Civica, assieme a coloro che hanno gestito e diretto i servizi, stanno riservando al governo in carica attacchi infondati, classificando tali azioni di monitoraggio come attività illegali.

“Questo è un atteggiamento spudoratamente ipocrita, un colpo alla stabilità dello stato polacco”, ha detto Kamiński “i tribunali hanno concesso il via libera per l’utilizzo di Pegasus, ed è stato proprio il PiS a rafforzare il controllo sui servizi e pretendendo maggiore trasparenza. L’unico e vero scopo della commissione si esplica nell’obiettivo di destabilizzare gli equilibri di governo”, mettendo in risalto due esempi lampanti: Roman Giertych e Krzysztof Brejza.

“Vi erano valide ragioni per attivare un controllo su entrambi. Giertych era sospettato di essere l’autore di un danno enorme per la somma di 72 milioni di zloty, mentre Brejza appare coinvolto, a sua volta, in un’inchiesta riguardante il caso Inowrocław”. Eppure, il procuratore Ewa Wrzosek non riesce a tacere sull’ingiustizia subita e condanna l’impiego di Pegasus come un palese tentativo di infangare gli oppositori al governo Morawiecki. Wrzosek è convinta che questo accanimento sia legato al suo attivismo all’interno dell’associazione Lex Super Omnia, ostile all’indirizzo politico promosso dal partito di maggioranza e dai progetti di riforma giudiziaria ideati dal guardasigilli Ziobro.

“Una sensazione che non auguro a nessuno”, ha affermato Wrzosek “neanche al mio peggior nemico. Credo che il mio nome sia finito nella lista degli intercettati, poiché avevo avviato un’indagine scomoda per gli attuali governanti. L’uso del sistema Pegasus è illegale. Le disposizioni del tribunale non consentivano la sorveglianza nei luoghi pubblici, mentre nel caso di Pegasus, l’oggetto del controllo operativo non è solo il singolo individuo, ma anche parenti, astanti, e quindi l’intero ambiente”.

Tuttavia, Bosacki ha promeso che continuerà a convocare gli esponenti dell’esecutivo che possono coadiuvare i lavori della Commissione.

“Il fatto che coloro che invitiamo non vengano significa che hanno molto da nascondere. Sappiamo che era contro la legge finanziare l’acquisto del programma con i soldi del Fondo di Giustizia. E questo ha trovato conferma nella confessione del Vice ministro delle finanze Piotr Patkowski, che ha ammesso il consumarsi di una violazione della disciplina delle finanze pubbliche. Il PiS ha ignorato la commissione straordinaria sulla sorveglianza illegale fin dall’inizio. I senatori del partito di Jaroslaw Kaczynski non vi sono nemmeno entrati È semplicemente assurdo; non ricordo nessun altro caso di boicottaggio sistematico del lavoro della commissione da parte del potere esecutivo dal 1989”.

Così il partito di Kaczynski inizia a traballare sul filo del rasoio e in questi giorni si sta mobilitando per impedire l’istituzione di una commissione d’inchiesta al Sejm, dato che quest’ultima godrebbe dei poteri investigativi. Anche se potrebbero emergere degli elementi interessanti inerenti al periodo in cui la Polonia era guidata dal governo dei centristi di Piattaforma Civica, fornendo un assist agli uomini di Morawiecki per un contrattacco dialettico.

Ma è un rischio che il PiS non è disposto ad assumersi, soprattutto dopo l’ordigno mediatico innescato inconsapevolmente dell’incontrollabile Paweł Kukiz. Infatti, non bastavano i calci e i problemi sollevati da Zbigniew Ziobro, ora ci si mette anche l’ex cantante rock, noto per le sue “opinioni mobili”, passando dalle canzoni anti-clericali alla partecipazione alla marcia dell’Indipendenza indetta annualmente da nazionalisti cattolici, e il suo astio verso la casta politica, per l’intolleranza che nutre verso il sistema proporzionale e le radicali prese di posizione contro il finanziamento pubblico ai partiti. L’alleanza con i sovranisti di Diritto e Giustizia sembra esser partita con il piede sbagliato. A tal proposito, un consigliere di Kaczynski rilascia un’interessante dichiarazione ai cronisti di Gazeta Wyborcza.

“Kukiz ha bisogno di essere costantemente al centro del palco, di mostrare che tutto dipende da lui. Pensa ancora di costruire uno spazio tra PO e PiS, ma non c’è alcuna possibilità che questo accada. Kukiz non sta costruendo un partito, perché questo implica un lavoro di base, e a lui non piace sporcarsi le mani nell’organizzare una struttura partitica radicata sul territorio. Afferma di essere un indipendente, ma vedremo la scorza di questa indipendenza quando arriverà il momento di compilare le liste elettorali. Dopo quanto è accaduto deve sapere che sarà ricordato a Nowogrodzka”. Nowogrodzka è la sede del quartier generale di Diritto e Giustizia, nelle cui stanze i sovranisti polacchi escogitano piani e strategie di sopravvivenza.

Per rimettersi in sella, il governo di Varsavia deve riprendere il controllo della situazione; gestire una crisi geopolitica lungo il confine ucraino, cercare alleati affidabili in Europa in chiave anti-russa, parare i colpi dell’opposizione, ricompattare la (malandata) maggioranza parlamentare, tentare di mediare con le pretese di Ziobro e Kukiz, rintracciare una soluzione in merito al contenzioso giuridico con Bruxelles, dimostrare di avere a cuore la salvaguardia dello stato di diritto senza deludere l’ultraconservatorismo dei propri elettori, e tutelare l’interesse nazionale. Un’impresa degna di Eracle. Si spera che il futuro non riservi alla Polonia la medesima triste sorte.

×

Iscriviti alla newsletter