Secondo Domenico Giordano di Arcadia, Grillo nei suoi ultimi due post – quello sulla lite dei suoi discepoli e quello in cui incoronava Elisabetta Belloni al Quirinale – riconosce inequivocabilmente l’agonia del suo movimento per come lo aveva immaginato
Forse è troppo tardi.
L’orologio della trasparenza e dell’onestà si è fermato. La meccanica del rinnovamento delle istituzioni democratiche si è inceppata senza possibilità di aggiusti. Il Movimento si è impaludato fino sopra le ginocchia. Immobile, stranito e logorato dalle sue bipolarità in aperto conflitto tra chi si sbraccia per non ritornare nel girone dell’anonimato e chi ha già guadagnato, a discapito degli altri discepoli, un posto al sole da tenersi stretto.
Così, arriva fuori tempo massimo il richiamo fideistico che l’Elevato ha postato questa mattina sul blog e sulla pagina Facebook, un suo grido di sconforto affinché si esca dal tunnel di un “cupio dissolvi” e ci si rimetta sulla strada della rettitudine.
Un appello alla moralità contro le vanità personali, alla ricerca della bene comune contro gli egoismi, un slancio di purezza per il recupero primordiale delle origini che non feconda più come un tempo. Quelle di Grillo sono diventate, e non da oggi, parole vuote e sterili.
“Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale (figli miei). Il necessario è saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce. Ma se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”.
A distanza dieci anni dalla diretta streaming dell’incontro tra Pierluigi Bersani e i rappresentanti del Movimento nel tentativo vano di dare all’Italia un governo si sono ribaltate quelle posizioni: “cosa vediamo? – scrive Massimo Recalcati in Patria senza Padri nel descrivere la fotografia di quell’incontro – è un dialogo tra un padre in difficoltà e i suoi due figli adolescenti in piena rivendicazione protestaria”.
Ecco, i tanti figli che oggi vivono nella paura della ghigliottina di un mandato agli sgoccioli e la certezza di dover ritornare nell’anonimato, sono del tutto sordi all’ammonimento del padre. Open polis nella sua ultima ricognizione sui cambi di casacca ha censito, dall’inizio della legislatura e fino a Dicembre 2021, il record negativo del Movimento 5Stelle con oltre 100 abbandoni e passaggi: alla Camera era ben 62 i deputati che si erano affrancati dalla dittatura spirituale e al Senato altri 34 parlamentari.
Beppe Grillo e il Movimento sono vittime di un “fondamentalismo adolescenziale, impotente perché non è stato in grado di generare un mondo diverso” e alla fine della corsa padre e figli provano a “chiamarsi fuori dalle responsabilità di un fallimento che scaricano integralmente sull’Altro”, ribandendo entrambi la loro “innocenza incontaminata”.
Nel post di questa mattina, ancor prima in quello del 28 gennaio in annunciava l’elezione al Quirinale del capo del dis Elisabetta Belloni, Grillo riconosce inequivocabilmente, senza forse rendersene conto fino in fondo, l’agonia della sua creatura. Quando scrive “Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo” sta provando a rimettere in funzione il ticchettio del pendolo della Rivoluzione che da tempo batte all’incontrario. Prova a nascondere, e a nascondersi, nel successo dell’elezione che ci sarebbe dovuta essere l’indomani ma poi sfumata, di una donna al Quirinale, la debolezza del Movimento, la deflagrazione dei rapporti fiduciari tra i figli minori, quelli maggiorenni e maggiorenti e per l’appunto il padre.
Purtroppo il cupio dissolvi che Grillo spera di evitare prima per a stesso e poi, solo dopo, ai propri figli, è già maturo, irreversibile e incurabile.