Maggiore flessibilità e un lavoro più significativo. Il Covid ha cambiato dove e come lavoriamo. Le raccomandazioni del leader di BlackRock, il più grande gestore di asset del mondo lette da Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, Comunicazione e Sostenibilità – Inwit
La sostenibilità “investe” il lavoro: “dove e come lavoriamo non sarà mai più lo stesso di prima”. Non c’è dubbio che, anche quest’anno, la lettera annuale ai Ceo di Larry Fink, faccia riflettere. Fink, che guida BlackRock, il più grande gestore di asset del mondo con oltre 10 mila miliardi di dollari, chiede alle imprese di “rispondere ai propri dipendenti” alla luce della rivoluzione post Covid 19. “Nessun rapporto è stato più cambiato dalla pandemia di quello tra datori di lavoro e dipendenti. Il turnover negli Stati Uniti e nel Regno Unito è ai massimi storici”. E poi, “i dipendenti di tutto il mondo cercano di più dal loro datore di lavoro, compresa una maggiore flessibilità e un lavoro più significativo”. Prima “le aziende si aspettavano che i lavoratori venissero in ufficio cinque giorni alla settimana, la salute mentale era raramente discussa sul posto di lavoro e i salari a basso e medio reddito crescevano a malapena”. Ma “quel mondo è finito”, dice Fink. Ora, l’auspicabile fine della pandemia mette i Ceo di fronte ad “un paradigma profondamente diverso”. E se le imprese non si adeguano velocemente, lo fanno assumendosene il rischio, perché “il turnover fa aumentare le spese, abbassa la produttività ed erode la cultura e la memoria aziendale”. Chiarissimo il forte focus sul ruolo centrale nel creare benessere collettivo e nella nuova, sempre più necessaria, attenzione che deve essere data dagli investitori ad una delle risorse più importanti delle aziende: le persone.
Ma c’è un altro spunto importante nella lettera. Secondo Fink, la decarbonizzazione dell’economia globale sta per creare “la più grande opportunità di investimento e le imprese incapaci di adattarsi, indipendentemente dal settore in cui operano, rimarranno indietro”. “Ogni azienda e ogni settore saranno trasformati dalla transizione verso un mondo a zero emissioni nette: i prossimi mille unicorni non saranno motori di ricerca o società di social media, saranno innovatori sostenibili e scalabili: startup che aiutano il mondo a decarbonizzare”. È una chiara indicazione ad operare un radical shift. Con un fortissimo warning: “I governi e le aziende devono garantire che le persone continuino ad avere accesso a fonti di energia affidabili e accessibili”.
Secondo Fink, quindi, un’opportunità di guadagno si trova nell’individuazione delle aziende impegnate nella transizione energetica e in grado di diventare rapidamente “green” e vincenti.
Questo il ruolo che può avere (e per molti versi sta già avendo) la finanza nella trasformazione di molte aziende e nel loro percorso verso la sostenibilità e, quindi, verso la creazione di valore nel lungo termine.
Questo perché “Ci concentriamo sulla sostenibilità non perché siamo ambientalisti, ma perché siamo capitalisti e facciamo gli interessi dei nostri clienti”. È il business sostenibile, bellezza.