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Tutti i paradossi della crisi energetica. L’analisi di Fioroni

Di Michele Fioroni

L’Italia si trova in una condizione di vulnerabilità maggiore rispetto alle economie più avanzate dell’Unione, riconducibile principalmente dalla sua cronica dipendenza in campo energetico. Ecco una via d’uscita. L’opinione di Michele Fioroni, assessore allo Sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione della Regione Umbria

Se volessimo usare la semantica della pandemia, potremmo tranquillamente parlare di un lockdown riferendoci allo stop forzato a cui sono costrette numerose aziende a causa del caro energia.

Siamo di fronte ad un paradosso che vede gli ordinativi delle imprese mai così alti negli ultimi anni e le aziende incapaci ad aumentare la produzione per non consumare energia ed evitare che i margini vengano drammaticamente erosi.

In realtà, è bene essere più precisi, quella a cui stiamo assistendo è una stagione di straordinari paradossi, così perfettamente legati tra di loro da acquisire una loro logica.

La pandemia ha completamente sconvolto le carte in tavola e proprio mentre stavamo assaporando l’entusiasmo della ripresa, dopo un lungo ciclo congiunturale negativo, ci siamo trovati ad affrontare dinamiche nuove e lungamente scongiurate, come il rallentamento della produzione da parte delle imprese mentre l’inflazione corre sempre più veloce.

Quello dell’inflazione è appunto uno dei paradossi più incisivi. Anni di austerità europea sacrificati sull’altare dello spettro di spirali inflazionistiche, bruciati con un filo di gas naturale.

Verrebbe a questo punto da chiedersi a cosa siano serviti quegli anni scellerati di austerità se poi, incanalati in un percorso di crescita, grazie proprio ad un sistema di deroga dai vincoli comunitari, la manifattura italiana si trova ad affrontare questa brusca ed improvvisa frenata.

Ad emergere, ancora una volta, sono le debolezze strutturali del nostro paese, ma anche dell’Europa.

La mancanza di una politica energetica seria e rigorosa sta facendo venire tutti i nodi al pettine.

Servono interventi strutturali, che intervengano, sempre in sinergia, su vari fronti puntando a affrontare concretamente il fenomeno del caro energia, sia esso una semplice contingenza legata agli scenari geopolitici,piuttosto che un elemento permanente.

Una battaglia, quella delle bollette energetiche, che si deve combattere su tre livelli, quello della politica energetica, del supporto alle imprese, ma anche su quello della diplomazia.

Non risulta affatto banale quindi la telefonata del premier Draghi con Putin per evitare che l’escalation della crisi Ucraina, possa ulteriormente compromettere le forniture di gas naturale.

Un’azione diplomatica volta a scongiurare che innalzamento della tensione tra Russia e Ucraina possa andare oltre la soglia critica, senza prendere però posizioni troppo nette, ma con cui il premier italiano si gioca il suo credito internazionale che potrebbe permettere all’Italia di giocare un ruolo primario nel costruire con la Russia un bilanciato sistema di relazioni.

Ma la diplomazia rientra nella gestione contingente della crisi energetica e non può essere risolutiva. Il problema dei prezzi deve infatti essere affrontato in Europa, come più volte sottolineato dal ministro Cingolani, con una revisione del sistema elettrico.

L’Italia si trova in una condizione di vulnerabilità maggiore rispetto alle economie più avanzate dell’Unione, riconducibile principalmente dalla sua cronica dipendenza in campo energetico, in modo particolare dalla Russia da cui importiamo oltre il 40% di approvvigionamento.

L’ipotesi di estrarre più gas Italiano sarebbe minimale rispetto al fabbisogno necessario per sostenere consumi e produzione e non in linea con l’orientamento europeo, caratterizzato da una spinta ad una progressiva diminuzione della produzione interna di gas.

In tutto ciò l’Europa si sta dimostrando inerme per l’ennesima volta con ritardi non tollerabili da parte del regolatore tedesco sulla verifica di conformità del gassedotto Nord Strem 2, progetto strategico per la distribuzione di gas dagli Urali all’Europa. Per quanto si tratti di un ennesimo progetto che rende l’Europa dipendente dal sistema di fornitura, la situazione attuale ci dimostra l’importanza di soluzioni che, seppur transitorie, facciano da “ponte” nel percorso di decarbonizzazione del continente europeo e l’infrastruttura sarebbe comunque strategica per garantire forniture costanti di gas naturale.

Servono inoltre interventi immediati a supporto delle imprese, intervenendo a livello fiscale sulle bollette di gas ed elettricità, prevedendo delle forme di esenzione per il sistema manifatturiero.

Questo almeno nel breve. Ogni intervento strutturale, compreso l’aumento di produzione di gas nazionale, non avrebbe alcun impatto nel breve periodo. Non basta mitigare i rialzi, bisogna intervenire in maniera strutturale sulla componente della bolletta.

Serve un cambio di paradigma che porti alla riduzione nel tempo dei prezzi dell’energia, accelerando sull’installazione delle rinnovabili. Questo richiede un imponente processo di semplificazione amministrativa. Le nuove fonti di energia non possono rimanere imbrigliate nelle pastoie burocratiche delle varie amministrazioni locali.

È questo il momento delle scelte. La pandemia, ancora una volta si sta dimostrando un crudele spartiacque o, a seconda del proprio punto di vista, un acceleratore di scelte improrogabili, imponendo alla politica di intervenire, con risoluzione, mettendo in campo interventi strutturali. Tutto il resto è la multinazionale delle chiacchiere.

 

 

Michele Fioroni è imprenditore, consulente ed esperto di innovazione, ha insegnato Marketing e Strategie competitive all’università di Perugia. Attualmente è Assessore allo Sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione della Regione Umbria.

 

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