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Pace in Ucraina, come si muove la Chiesa. Lo spiega don Oleksandr

“Papa Francesco è sicuramente uno dei più importanti attori in campo per la pace in Ucraina. Anche domenica, durante l’Angelus, ha pregato per la pace”. Conversazione di Formiche.net con don Oleksandr Khalayim, sacerdote della Diocesi di Kamyanets-Podilskyi e direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Horodok, intervenuto durante la conferenza organizzata dalla fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”

Si moltiplicano uno dietro l’altro gli appelli per la pace dal mondo cattolico, e cristiano. Insieme a quello della Cei, che ha ribadito essere “responsabilità di tutti, a cominciare dalle sedi politiche nazionali e internazionali, non solo scongiurare il ricorso alle armi, ma anche evitare ogni discorso di odio, ogni riferimento alla violenza, ogni forma di nazionalismo che porti al conflitto”, e della Commissione Episcopale per le Migrazioni (Cemi) della Fondazione Migrantes che ricorda la sua vicinanza agli oltre 2000 italiani che vivono e lavorano in Ucraina e ai circa 250 mila migranti ucraini presenti nel nostro Paese, sia cattolici di rito orientale che ortodossi, sono apparse le molte testimonianze dei vescovi ucraini.

I TANTI APPELLI DELLA CHIESA PER LA PACE IN UCRAINA

Come quelle di mons.Vitalii Kryvytskyi, 49 anni salesiano vescovo di Kiev-Zhytomyr, che ha invocato il dialogo, ribadendo che in caso di invasione la Chiesa non abbandonerà nessuno, dell’arcivescovo Borys Gudziak, capo del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa greco-cattolica ucraina, che ha ricordato non esserci “nessuna ragione per rendere ancora più povero un intero popolo”, o ancora del nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, che ha condannato duramente l’eventualità del conflitto affermando che “chi causa guerra oppure chi non si impegna a proteggere la pace non ha diritto a chiamarsi cristiano”.

Nelle ultime ore è stato il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a telefonare a Sua Beatitudine Sviatoslav Schevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halič, per esprimere la vicinanza della Santa Sede alla Chiesa cattolica in Ucraina e alla popolazione del Paese, come rivelato da un comunicato della Segreteria del Capo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina. “Il popolo ucraino sente la particolare sollecitudine del Santo Padre per la pace in Ucraina e apprezza gli sforzi diplomatici della Santa Sede intesi a superare l’attuale crisi internazionale”, scrive nella nota il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina.

LA PREGHIERA DI FRANCESCO E LA SPERANZA CHE VINCA LA DIPLOMAZIA

La speranza è che la fase di stallo possa essere superata attraverso la diplomazia, magari grazie al ruolo dell’Europa. L’attenzione di Bergoglio per l’Ucraina è costante. All’Angelus di domenica Francesco ha chiesto a tutti di pregare “in silenzio” per la pace in Ucraina. “Le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti. Affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace”, ha detto il Papa affacciandosi su Piazza San Pietro, dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano.

La preghiera invocata dal Pontefice è un moto di ribellione alle dinamiche della guerra, “una pazzia”, come l’ha definita davanti a dieci milioni di italiani collegati nel salotto Rai di Fabio Fazio. Mentre “nel mondo cresce la preghiera silenziosa dei piccoli di Dio di fronte al rumore minaccioso delle armi dei grandi”, come scrivono i media vaticani, già a inizio gennaio Bergoglio aveva ufficialmente indetto una giornata di preghiera per la pace in Ucraina, con le iniziative che nei giorni precedenti si moltiplicavano nelle Chiesa di Roma, di tutt’Italia e nel mondo.

IL COMMENTO DI DON OLEKSANDR KHALAYM DALL’UCRAINA

“Il Papa parla e prega per la pace in Ucraina in continuazione, più volte alla settimana. Nella Chiesa cattolica è ormai diventato quasi un obbligo, durante la preghiera dei fedeli, pregare affinché Papa Francesco riesca ad entrare in pellegrinaggio in Ucraina. Speriamo che la presenza del Papa possa portare la pace di Cristo, che è re e portatore della pace per tutto il mondo”, spiega a Formiche.net don Oleksandr Khalayim, sacerdote della Diocesi di Kamyanets-Podilskyi e direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Horodok.

“Papa Francesco è sicuramente uno dei più importanti attori in campo per la pace in Ucraina. Anche domenica, durante l’Angelus, ha pregato per la pace, ed è molto importante perché la sua voce si sente in tutto il mondo”, risponde il sacerdote. “Roma non venne bombardata durante la Seconda guerra mondiale proprio grazie al Papa, e grazie all’apertura degli archivi di Pio XII capiremo che cosa può fare davvero nel mondo una voce di Papa. Noi abbiamo la speranza che il Papa sia un attore di pace nel mondo. Anche perché la guerra, come dice Francesco, non c’è solo in Ucraina ma in molti altri luoghi del Pianeta”.

LA CONFERENZA ORGANIZZATA DA AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE

Don Oleksandr è intervenuto alla videoconferenza sul tema “Una Chiesa in trincea: le comunità cattoliche dell’Ucraina nella morsa di una guerra ibrida”, organizzata dalla fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, attiva sul terreno ucraino da anni, con 3600 progetti finanziati dal 2012 ad oggi, per un valore complessivo di quasi 50 milioni di euro, grazie all’aiuto di tanti benefattori che hanno sostenuto e sostengono la causa della vicinanza ai tanti cristiani perseguitati nel mondo. Come ad esempio in Ucraina, dando sostegno ai rifugiati dalle zone di guerra, aiuti umanitari per le famiglie con bambini poveri, sostegno ai costi di trasporto e per l’integrazione dei bambini in fuga, o alle attività straordinarie dei sacerdoti nei territori occupati.

Il religioso, collegato dall’Ucraina, racconta che sono molte le persone che hanno già fatto i bagagli nel Paese. Tanto che Polonia e Ungheria hanno sollevato il tema di una possibile emergenza umanitaria, con un’esplosione del numero di rifugiati che non farebbe altro che portare nel futuro quanto già accaduto nel passato, ad esempio con l’invasione della Crimea nel 2014 che ha causato 8 milioni e mezzo di rifugiati. Da giorni le confessioni continuano a invocare in maniera congiunta alla pace. “La situazione nel mondo ortodosso è unita, ad eccezione della Chiesa di Mosca”, commenta affranto don Oleksandr.

LA PARTITA INTERNA ALL’ORTODOSSA E L’ACCELERAZIONE SULLO SCISMA

Il pontefice infatti non è solo uno dei leader che maggiormente si è speso per lanciare appelli a favore della pace in Ucraina, e basterebbe una sua visita nel Paese per mettere a tacere i venti di guerra. Sul piatto ci sono anche i rapporti particolarmente delicati tra la Chiesa di Mosca e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Da tempo si avverte il rischio concreto di uno scisma nell’universo ortodosso, e Francesco si trova a doversi confrontare con una situazione di tensione alle stelle, che cresce di giorno in giorno con continui attacchi diretti tra le parti, in particolare dopo la concessione dell’autocefalia alla Chiesa di Kiev, vissuto da Mosca come una provocazione vera e propria.

Negli scorsi mesi si è parlato del pontefice come di un attore fondamentale nell’incontro tra le due Chiese. Da anni Bergoglio prova a tessere un delicato trait d’union tra Kirill e Bartolomeo I, almeno dallo storico incontro all’Avana con il primo, nel 2016. Francesco ha espresso più volte il desiderio di visitare Mosca, ma si guarda ancora dal rompere i fragili equilibri con un intervento diretto della Santa sede, o una presa di posizione esplicita a favore di Kiev. Ci si chiede perciò quale sia il ruolo attivo che la Chiesa cattolica può giocare sul campo, dal punto di vista diplomatico, in Ucraina.

LA POSTA IN GIOCO E IL CONFLITTO CHE SI SVOLGE (ANCHE) IN AFRICA

“Si parla di nuovo dell’incontro con il Patriarca russo ma non credo che avverrà a Mosca, perché la Russia non è pronta ad accogliere il pellegrinaggio del Papa”, commenta con Formiche.net don Oleksandr. “A mio avviso potrà avvenire solo in qualche altra parte del mondo, speriamo che questa interlocuzione possa cambiare le cose; non sappiamo che cosa si possano dire, ma speriamo che possa avere risvolti di cambiamenti”. Il tema riguarda anche l’Africa e “l’espansionismo” della Chiesa russa nel continente africano, in risposta alla situazione della Chiesa ucraina. “C’è una grande nostalgia dei tempi dello zar e si vede come la Chiesa ortodossa russa stia adesso elevando parrocchie e diocesi in Africa, in questi giorni ci sarà un incontro dei Patriarchi che cercheranno di immaginare cosa succederà più avanti”. Mosca sta cioè accelerando sullo scisma ortodosso guardando all’Africa, dove si gioca una vera “guerra canonica” fatta di interessi spirituali ma anche, e soprattutto, materiali. Oltre che politici e militari.

“La Russia dice di volere usare le armi perché deve decidere il destino dell’Ucraina, ma l’Ucraina è un Paese libero e deve decidere da sé. Non è il tema se l’Ucraina entri nella Nato o nell’Ue, sono le armi che la Russia usa come scusa per le sue manovre. Il punto è il Mar Nero, Mosca non vuole che vi entri nessuno e vuole fare la sua politica. Ma la situazione va risolta con la democrazia”, conclude il sacerdote. La domanda di sottofondo dell’incontro organizzato da Aiuto alla Chiesa che soffre con il sacerdote collegato dall’Ucraina è come la Chiesa, e i fedeli, possano stare vicino all’Ucraina. “La prima cosa è cercare la verità. Bisogna trovare i canali giusti. La seconda cosa è la preghiera, noi sappiamo che la preghiera può cambiare il nostro cuore e quello del nemico. Con la preghiera del Rosario si sono fermate le invasioni musulmane. La preghiera cambia la nostra famiglia e il nostro Paese, cambia noi stessi e cambia il mondo. Ci sono tanti benefattori che inviano aiuti, ma la prima cosa è la preghiera”.


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