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Spionaggio cinese sui chip. Le contromosse di Taiwan

Il governo di Taipei prepara nuove leggi per tutelare il settore critico dei semiconduttori. Ingegneri e tecnologie all’avanguardia nel miro di Pechino, che punta anche Usa ed Europa

Lo spionaggio industriale cinese preoccupa le autorità di Taiwan. Per questo, il governo di Tsai Ing-wen ha deciso di rispondere con una nuova legge sulla sicurezza nazionale per proteggere i campioni industriali nel settore dei semiconduttori. Secondo l’esecutivo, l’attuale legge sui segreti commerciali non è sufficiente a tutelare la tecnologia più avanzata, come i chip a 2 nanometri per i quali il colosso Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. sta già costruendo gli impianti con la produzione prevista per il 2025.

Gli emendamenti presentati dal governo rendono un crimine lo “spionaggio economico” e l’uso non approvato di tecnologie nazionali critiche e segreti commerciali al di fuori di Taiwan. Pene fissate fino a 12 anni e 10 anni di carcere rispettivamente. Inoltre, chiunque conduca operazioni che coinvolgono tecnologie nazionali critiche affidate o sovvenzionate dal governo, dovrà ricevere l’approvazione dello stesso per qualsiasi viaggio in Cina. In caso contrario, si potrebbe incorrere in una multa da 2 milioni a 10 milioni di nuovi dollari di Taiwan (63.000 e 315.000 euro circa).

“L’industria high-tech è l’ancora di salvezza di Taiwan”, ha dichiarato Lo Ping-cheng, ministro senza portafoglio e portavoce dello Yuan esecutivo. Per questo serve tutelarla dalle minacce dall’estero. In particolare quelle dalla Cina: “Le influenze della catena di approvvigionamento cinese a Taiwan sono diventate sempre più gravi negli ultimi anni”, ha detto il ministro. I cinesi “stanno attirando i talenti dell’alta tecnologia, rubando le tecnologie critiche nazionali, aggirando i regolamenti di Taiwan, operando a Taiwan senza approvazione e investendo illegalmente a Taiwan, il che sta causando danni alla sicurezza informatica di Taiwan e alla competitività dell’industria”, ha aggiunto.

È Taiwan, che vanta la seconda più grande industria di chip al mondo per fatturato, è una democrazia che però la Cina vede come una parte del suo territorio. Nella corsa ai semiconduttori, la cui importanza nell’economia di oggi è stata rimarcata dalla crisi attuale, Taipei sta cercando di difendersi da Pechino, impegnata a rafforzare la sua industria dei semiconduttori sulla terraferma. Gli ingegneri di Taiwan sono un obiettivo. Tanto che nei mesi scorsi il governo taiwanese ha deciso di inasprire lo screening degli investimenti cinesi nelle aziende taiwanesi per proteggere le tecnologie sensibili e di vietare alle agenzie per il lavoro di pubblicizzare offerte per settori sensibili, come i semiconduttori, che si trovano in Cina.

La pandemia e le quarantena prolungate in Cina e Taiwan, insieme al deterioramento delle relazioni tra le due parti, hanno rallentato lo spostamento dei talenti da Taiwan alla Cina negli ultimi due anni, hanno detto alcune fonti dell’industria a Nikkei Asia.

Ma quello dello spionaggio cinese non è un problema che riguarda soltanto Taiwan. Negli Stati Uniti l’Fbi ha recentemente dichiarato di avere 2.000 dossier aperti riguardanti attacchi cinesi alle imprese statunitensi e di aprirne uno nuovo ogni 12 ore. Nei Paesi Bassi, l’azienda Asml, leader della litografia per i chip tanto da essere considerata quasi monopolista, ha accusato una compagnia associata al gruppo cinese XTAL di aver messo in commercio prodotti sviluppati sulla base dello spionaggio industriale e di violare quindi i suoi diritti di proprietà.


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