Per favore un po’ di chiarezza nella comunicazione: qualche virologo in meno in giro, qualche dato completo in più e, se possibile, qualche spiegazione meno evasiva o circumnavigata. Ne abbiamo diritto. La rubrica di Pino Pisicchio
Capisco che comunicare l’emergenza è una responsabilità grave che comporta parecchio di più che il solo rispetto dei codici deontologici dei giornalisti: non è soltanto una questione di riguardo della platea colpita dall’informazione, della convergenza con l’azione della pubblica autorità impegnata a contrastarla.
Capisco che, dopo due anni di pandemia, dopo lockdown stranianti, mascherine incollate in faccia fino a segnare rughe aggiuntive oltre quelle di spettanza, smart working, dad, onanismi compulsivi in case chiuse, saluti non più con una schietta stretta di mano ma con il gesto ostile di un pugno, il pubblico abbia bisogno di spruzzatine di rosa liofilizzato piuttosto che reiterazioni orrorifiche, che già tra Ucraina e inflazione galoppante bastano e avanzano più dei film di Dracula. Però… Però vedere quelle facce festanti che in tv ti raccontano che tutto sta andando alla grande, che l’omicron a noi ormai ci fa un baffo e che, vedete, solo 53534 contagiati in un giorno non sono niente, perché l’RT nazionale è una bellezza, le terapie intensive sono quasi vuote e, forza, su, prepariamoci ad andare al mare, tutti al mare, a mostrar.. eccetera, francamente è straniante.
Innanzitutto perché, se ci fate caso, quando i bravi giornalisti sciorinano le tabelle illustrano dati da un display posto a favore di pubblico dove si leggono i numeri dei contagi, dei guariti, dell’occupazione di letti nelle terapie intensive, dell’indice di riproduzione del covid, enfatizzando tutto ciò che può fare ottimismo. Sul display, però, non compare il dato dei decessi, che viene sussurrato a mezza bocca dal/la bravo/a giornalista. E si capisce perché: i dati dei decessi sono tutt’altro che rassicuranti. Prendo a caso uno degli ultimi giorni, il 18 febbraio: 314 morti. Due Boeing 707 quasi pieni precipitati senza sopravvissuti. Ogni giorno, o quasi.
Qualcosa in meno di quel che accadeva lo scorso anno, il 18 di febbraio, con una contabilità che riportava 348 morti. Ma lo scorso anno il covid era quello cattivo e, soprattutto, non era ancora scattata la vaccinazione di massa. Oggi a fronte di una popolazione che ha superato il 78% di persone provviste dello scudo vaccinale completo, in città che per mesi hanno visto circolare anche a cielo aperto la gente mascherata, con un obbligatorietà di vaccino- figlio di un compromesso politico abbastanza bizzarro- che ha colpito tutti gli over 50 (perché gli under non sono portatori di virus?), con il popolo dei non vaccinati (ma una volta non si parlava della famosa immunità di gregge con il 70% dei coperti?) a cui viene concesso a malapena di respirare mentre la vita sociale viene del tutto confiscata, continuiamo a contare un numero di decessi insopportabile.
Tanto per capirci: dal 19 febbraio 2021 al 19 febbraio 2022 i decessi causa Covid sono stati 57613, 158 al giorno (estate compresa), più dei 145 passeggeri che entrano in un Airbus A220. Nello stesso giorno in cui in Italia si registravano 314 decessi in Germania erano 210, in Inghilterra 161, in Spagna 288, in Giappone 210, in Francia, la più colpita dopo di noi, 305. Ci superava, di poco, l’India, che però è quasi un continente e non ha l’efficienza del quarto sistema sanitario pubblico del mondo (secondo Bloomberg), con 325 morti per covid.
E allora? E allora, per favore un po’ di chiarezza nella comunicazione: qualche virologo in meno in giro, qualche dato completo in più e, se possibile, qualche spiegazione meno evasiva o circumnavigata. Ne abbiamo diritto. Ed è doveroso anche nei confronti degli oltre 153.000 italiani deceduti per il virus dal 2020. Che, per favore, nessuno più racconti, con quella spruzzatina di inconsapevole eugenetica che sembra sponsorizzata da qualche istituto di previdenza in default, che si trattava di vecchi, malaticci e destinati comunque al cimitero: si tratta di persone che l’avrebbero scampata senza covid.
Che cosa non ha funzionato? Intanto rincorriamo l’estate, che è, come dicevano le nonne di una volta, la “mano della Madonna” per togliere di mezzo il virus. Così è stato nel 2020, così nel 2021. Almeno questa volta approfittiamo della tregua e, invece che rimuovere, ridimensionare, omettere, vediamo di risolvere.