Skip to main content

Ora sanzionare la Banca centrale russa. La ricetta di Bergmann (Cap)

L’esperto promuove le mosse di Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea ma avverte: “sarà un processo a lungo termine che richiederà sforzi costanti”. In Italia c’è chi chiede eccezioni alle sanzioni per non danneggiare alcuni settori. “È una mancanza di solidarietà con l’Ucraina, la priorità è correre in suo aiuto”

“La parte sulla difesa del summit europeo di marzo non può più riguardare solo il concetto strategico. Bisogna alzare notevolmente la posta in gioco”. È il suggerimento che arriva da Washington DC all’Europa via Twitter. A firmarlo è Max Bergmann, ex funzionario del dipartimento di Stato americano, oggi senior fellow del Center for American Progress, uno dei centri studi americani più ascoltati dall’amministrazione Biden.

Un mese fa l’esperto ha pubblicato un dossier sulla risposta occidentale a un’eventuale invasione russa – che è iniziata pochi giorni fa. “Gli Stati Uniti e l’Europa devono agire su molti fronti – economico, militare, diplomatico e interno – per imporre gravi costi al regime di [Vladimir] Putin”, scriveva. L’obiettivo è “indebolire l’influenza della Russia all’estero e la sua forza all’interno”. A che punto siamo? Formiche.net gliel’ha chiesto.

Le sanzioni decise da Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea sono sufficienti?

Le sanzioni che sono state annunciate sono un primo passo davvero importante. Ma questo sarà un processo a lungo termine che richiederà costantemente sforzi per stringere e rafforzare le sanzioni.

E lo scenario dell’esclusione delle banche russe dal sistema Swift?

La questione principale sono le banche russe, non Swift, che è solo un servizio di messaggistica. Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno iniziato a escludere le banche russe dal sistema finanziario occidentale. Ma entrambi possono prendere ulteriori misure, comprese le sanzioni alla Banca centrale russa (che in questi giorni è intervenuta per aiutare gli istituti colpiti, ndr).

Come valuta la risposta dell’Europa?

La risposta europea è stata nel complesso molto forte. Ci saranno sempre crepe e passi aggiuntivi che l’Europa può e deve fare. Ma non dobbiamo perdere di vista i passi molto importanti che l’Europa ha compiuto – dall’accantonamento del gasdotto Nord Stream 2 alle sanzioni alle banche russe, al blocco delle esportazioni hi-tech.

E la risposta dell’Italia?

L’Italia ha fatto parte della forte risposta dell’Unione europea, ma è stata giustamente criticata per la sua riluttanza nell’andare avanti su certe sanzioni e per la sua spinta a fare delle eccezioni su cose come i beni di lusso. Questo è un errore e penso che mostri una mancanza di solidarietà con l’Unione europea e l’alleanza. Nel 2020, l’Italia ha spinto per l’aiuto economico da parte dell’Unione europea e il programma NextGenEU, dopo essere stata devastata dal Covid-19 ed era giustamente stupita che gli Stati dell’Unione europea stessero esitando a correre in in suo aiuto. È così che l’Ucraina si sente ora, come il resto dell’Europa orientale. La solidarietà va in entrambe le direzioni.

Parliamo di Unione europea e Nato. Come far funzionare la loro complementarità ora?

Il problema principale è che l’Unione europea attualmente porta molto poco al tavolo in termini di difesa. Se iniziasse a comprare grandi sistemi di armamenti per la difesa dell’Europa, come sistemi di difesa aerea e missilistica o flotte di aerei cisterna, potrebbe inserirsi senza soluzione di continuità nella più ampia pianificazione della difesa della Nato.

×

Iscriviti alla newsletter