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Russia: Giro di vite fiscale in vista per Gazprom e Novatek

Economia russa uguale materie prime del paese. Se questa equazione è valida, e gli investitori occidentali non sembrano dubitare di questa verità, allora per capire lo stato di salute del paese conviene privilegiare i parametri economico-finanziari che descrivono lo stato delle ricchezze naturali federali. Soprattutto riguardo il gas. Dove Gazprom, pur non essendo più l’unico attore importante del settore, continua a svolgere un ruolo dominate. Accanto all’azienda pubblica, esemplare per chiunque voglia descrivere il mix particolare tra stato e capitalismo caratteristico dell’attuale fase russa, esistono una serie di produttori indipendenti di tutto rispetto. Tra questi il principale è Novatek, azienda che opera principalmente in Siberia e seconda struttura del paese per capacità estrattive dopo il colosso di Mosca.
 
Primi nella produzione e nelle difficoltà
 
In questo momento le due aziende condividono anche le difficoltà dei rispettivi titoli azionari. Dall’inizio di marzo i certificati Adr di Gazprom hanno perso il 25 percento del loro valore scendendo a circa 10 dollari. Identico il destino subito dalle cartelle Gdr di Novatek che nello stesso lasso di tempo hanno lasciato per strada il 28 percento e ora costano 111 dollari. La tendenza al ribasso accentuatasi negli ultimi tempi ha cause non solo congiunturali. Allo stallo dell’economia mondiale e al calo del prezzo del petrolio, cui quello del gas è legato, bisogna aggiungere alcuni fattori russi. La settimana scorsa l’esecutivo di Mosca ha deciso che da oggi al 2015 le aziende produttrici di oro azzurro vedranno lentamente aumentare il carico fiscale pagato sulle estrazioni degli idrocarburi. Entro quella data le tasse di Gazprom raddoppieranno. Per ogni mille metri cubi di gas portati alla luce il monopolista russo invece degli attuali 14 euro dovrà sborsarne 27. Per il produttore indipendente il salasso è più pesante visto che per raggiungere, percentualmente, le stesse condizioni di Gazprom, Novatek che oggi sopporta la metà del carico fiscale di Gazprom dovrà versare nelle casse dello stato russo quattro volte le quote attuali.
 
In Russia la questione del rapporto tra materie prime e fisco è dibattuta da tempo. Visto che le aziende che operano nel gas sono meno gravate di quelle che pompano petrolio la tendenza a restringere il divario era scontata. Gli esperti non si attendevano però che il giro di vite avrebbe colpito in tale maniera anche i produttori indipendenti di oro azzurro. Operatori e analisti ritengono ora che la mossa del Cremlino si ripercuoterà sui ricavi di tutti i produttori di gas. Le banche si sono fatte più prudenti in attesa di vedere come reagiranno i titoli delle due aziende. Anche Rosneft, Lukoil e Gazpromneft, aziende che hanno nel gas un business marginale visto che estraggono soprattutto petrolio, sono attese al varco.
 
Nel 2011 gli introiti dichiarati da Novatek sono stati pari a 119 miliardi di rubli. Il 50 percento di questi sono andati agli azionisti che hanno ricevuto dividendi pari a 6 rubli per azione. Alcuni esperti ritengono che in futuro l’aumento del carico fiscale potrebbe causare un rallentamento della crescita. Secondo Dow Jones la frenata sarebbe già in corso. L’agenzia valuta che un calo del 20 percento degli affari di Novatek avverrà indipendentemente dalle decisioni dello stato. Più sereni, gli analisti di Trojka Dialog invitano a non sopravvalutare il fattore fiscale. Secondo la banca di investimenti Novatek continuerà a essere un impresa in crescita e l’acquisto dei titoli non comporterà rischi. Simili i giudizi di UBS. Per il gruppo di servizi finanziari se il titolo Novatek avrà meno acquirenti ciò avverrà per il motivo che i compratori sono già molti. Differente invece il parere di VTB Capital. Secondo il braccio finanziario della banca russa VTB, a breve le azioni Novatek potrebbero trovarsi sotto pressione.
 
Anche per Gazprom, 1342 miliardi di rubli gli utili netti nel 2011, il futuro sarà un po’ meno roseo. Nonostante gli aumenti dei prezzi interni del gas. Tra 2013 e 2014 i consumatori russi dovrebbero pagare circa il 15 percento in più. Nei due anni successivi l’aumento sarà insignificante. Riprenderà invece subito dopo quando i prezzi dovrebbero crescere al ritmo del 7 percento l’anno fino al 2021.
 
Nuove strategie commerciali per abbattere l’aumento delle imposte
 
Sono state le richieste del monopolista russo a far si che provvedimenti finora solo annunciati alla fine si realizzassero. Da tempo la leadership Gazprom riteneva non più remunerativi le tariffe politicamente bloccate. L’aumento fiscale sarebbe ora una forma di pariglia resa dallo stato dopo le concessione sui prezzi. Il potere con una mano ha tolto all’azienda quanto gli aveva dato con l’altra. Ciò nonostante secondo quanto riportato a metà aprile da Bloomberg, l’azienda intende aumentare i dividendi portandoli a circa 9 rubli per azione.
 
I produttori indipendenti di gas potrebbero aggirare l’handicap fiscale puntando su maggiore efficienza produttiva e flessibilità dei prezzi. Senza trascurare che per Novatek e soci la medaglia potrebbe avere anche un lato positivo. Gli analisti di Uralsib Bank affermano che la parità di trattamento fiscale con Gazprom darà ai produttori indipendenti buone carte in mano quando riproporranno al Cremlino la fine del monopolio nell’export. Finora infatti ai privilegi di Gazprom si equilibravano con meno tasse per gli indipendenti. Anche le banche la pensano così. A breve Novatek dovrebbe annunciare i conti del prossimo quadrimestre. Una sentenza attesa da molti.
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